lunedì 25 aprile 2016

LA MOLTEPLICITA' DELL'ANIMA





VENTOTTESIMO SCRITTO SUL TEMA

MI VENGONO INCONTRO DAL PASSATO.. TENDENDOMI LA MANO...















Ho scoperto le "Costellazioni Familiari" di Bert Hellinger nell'agosto del 2005 ed ho iniziato a frequentare i seminari esperienziali tenuti, su questo specifico argomento, dalla dottoressa Maria Cristina Piras, nel gennaio del 2006. Profondamente colpita, incuriosita e commossa dal potere curativo del lavoro sistemico, ho continuato a partecipare regolarmente, il giovedì e la domenica, a questi incontri di gruppo, per ben due anni consecutivi...
Ed è stato proprio durante queste sedute che il concetto che io avevo riguardo all'anima ha iniziato a trasformarsi, a cambiare, ad espandersi, a divenire dinamico, mutevole e molteplice...
Mi era stata tramandata, fino a quel momento, un'idea piuttosto ferma, statica, limitata, riguardo a questa nostra essenza spirituale, ed io non avevo, forse, mai neppure preso in considerazione la possibilità che una parte di me stessa potesse allontanarsi, uscire dal corpo, vagare solitaria, magari confusa, sperduta, malata, per poi rientrare di nuovo, dopo giorni, mesi o anni di lontananza, di abbandono o di incuria a far parte della mia realtà..
Pensavo che solo la morte avrebbe, un giorno, separato il mio spirito dal mio corpo..
Evidentemente non era così..
Iniziai, da quel momento in avanti, a fare più attenzione a tutto ciò che le scuole di pensiero, le tradizioni filosofiche, spirituali, religiose, di tutti i tempi e di tutte le latitudini, avevano detto e dicevano sulle dinamiche dell'anima.
Scoprii, ben presto, che esisteva tutto un mondo di idee sull'argomento e mi colpì molto, in particolare, il fatto che, sia le tradizionali, vecchie scuole sciamaniche, ad esempio quelle molto conosciute della Siberia o quelle altrettanto note della Mongolia, che il "nuovo" lavoro sistemico di Bert Hellinger, l'originale metodo di ricerca conosciuto, appunto, con il nome di "Costellazioni Familiari", realtà nella quale io mi ero appena imbattuta, trattavano, entrambi, della molteplicità dell'anima.. Del fatto, cioè, che tutti gli esseri umani viventi non possiedono, in vero, una sola anima, ma tre, quattro, cinque o anche più anime vicine, sovrapposte, compenetrate una all'altra.. In posizioni diverse.. occupate o non dentro ed intorno al corpo fisico di ciascuno di noi... Ognuna di esse con una sua natura specifica.. Ed in grado di andare e venire.. di entrare ed uscire dal corpo stesso.. Di allontanarsi fino a perdersi nello spazio e nel tempo.. Fino a vagare nella solitudine di altri mondi.. Magari perché ferite.. O private del necessario "nutrimento".. del loro giusto accudimento..
Iniziai a studiarle una ad una.
L'anima portante, o le due anime portanti, a seconda delle scuole di pensiero, sembra essere strettamente connessa alla struttura fisica di ogni essere vivente, in particolar modo alle sue ossa, alle sue unghie e ai suoi capelli.
Legata con solide catene al corpo, questa esalazione immateriale vi risiede stabilmente, non abbandona mai la sua materia e se ne va con essa a pochi giorni dalla nostra morte. 
E' il soffio sottile che porta a tutti noi la forza vitale necessaria ad affrontare l'esistenza.
E' il fondamento della nostra individualità, il perno della nostra coscienza personale, il principio della consapevolezza del nostro "Sé".
Le altre anime si trovano, invece, a muoversi leggermente al di fuori del corpo fisico.. Alcune vicine, altre anche lontane..
Tutte le tradizioni sciamaniche parlano, al riguardo, di un'anima mobile, o, a volte, di due, che vive molto vicino al corpo fisico senza essere, tuttavia, incatenata alla sua struttura e di almeno un'altra anima mobile, il più delle volte di due o di tre, che vive, più o meno lontano dalla nostra "carrozzeria", nella natura selvaggia o, addirittura, nella dimensione spirituale di regni inferiori o superiori.. Luoghi d'approdo a noi apparentemente sconosciuti, ma che le nostre parti immortali conoscono bene.. Mondi lontanissimi che, in realtà, sono così vicini alle nostre personali esperienze umane ed ai loro specifici aspetti...
Gli uomini di medicina degli indiani del Nord America, i guaritori tradizionali delle tribù nomadi della Siberia o della Mongolia, e, a loro modo, anche i "costellatori familiari", quando una persona si ammala, esaminano ciascuna delle sue anime singolarmente, una ad una, perché la sofferenza, il disagio, il malessere, potrebbe aver avuto origine in una sola realtà energetica vitale, e non in tutte.. Una realtà più debole delle altre, forse.. magari inquinata da pesanti energie estranee, esterne, che non le appartengono.. Una parte di noi stessi che si è separata dalle altre.. che risulta momentaneamente assente.. che ha bisogno di essere richiamata... Un'anima che si è avventurata un po' troppo lontano e che non è più capace di fare ritorno...
Secondo le scuole di pensiero siberiane, le anime non strettamente collegate al corpo, sono in grado, magari durante la notte, mentre il loro "proprietario" dorme, di allontanarsi, per qualche ora, dalla loro struttura fisica. Alcune lo fanno abitudinariamente.. Ed ecco che il loro ritorno improvviso provoca, sempre secondo la tradizione sciamanica, sogni così intensi da indurre al risveglio.. Sogni che, nei contenuti, rispecchiano i luoghi che le anime hanno visitato, le esperienze che hanno vissuto, le realtà che hanno incontrato.. Con i loro profumi, i loro suoni, gli odori, i rumori, le sensazioni tattili, le luci ed i colori...
Può capitare anche che un'anima si allontani volontariamente dal suo corpo di appartenenza e decida di non farvi più ritorno perché ha perso interesse per le esperienze di vita del suo "proprietario"..
Il più delle volte, però, se ne va perché è, in un certo qual modo, costretta a farlo da circostanze esterne avverse..
Incidenti gravi e operazioni chirurgiche in anestesia totale, possono estromettere, in un sol colpo, un'anima dal corpo..
Forti emozioni, spaventi, traumi e shock possono spezzare, anche definitivamente, i legami fra le anime che risiedono stabilmente nel corpo e quelle che gli vivono vicino, attorno o accanto..
Anime mobili, sensibilissime ai maltrattamenti..
Anime che perdono facilmente l'orientamento, che rischiano di smarrirsi.. 
Anime che hanno bisogno di essere "nutrite", amate ed accudite più delle altre..
Questi soffi immateriali ed immortali, sempre secondo le tradizioni sciamaniche, possono anche esserci "rubati" intenzionalmente da persone vive o da spiriti di defunti intenzionati ad ostacolarci, a crearci problemi, a farci del male, o, semplicemente, a frenarci nel percorso che abbiamo iniziato ad intraprendere... o, ancora, ad impedire l'evoluzione della nostra coscienza individuale o quella della grande anima familiare alla quale apparteniamo per diritto di nascita, ed alla quale, molto probabilmente, appartengono, in qualche modo, anche loro..
Purché tutto rimanga com'era...
Purché non sia svelato un segreto del passato nel quale essi stessi sono coinvolti...
Ci sono, poi, anche anime che ci appartengono, ma che, normalmente, o magari anche solo durante il giorno, preferiscono vivere in un'altra dimensione, in un "altro mondo".. per, poi, venirci, di tanto in tanto, o, a volte, anche tutte le notti, a visitare mentre noi dormiamo, rilassati, un sonno profondo..
Se ad essere "rubata" o, semplicemente, ad andarsene è una delle anime che stanno più vicine al corpo fisico, gli effetti negativi della sua assenza si noteranno abbastanza in fretta. 
Se, invece, è un'anima mobile ad essere "rapita" o ad allontanarsi di sua spontanea volontà, potrebbero volerci settimane o, addirittura, mesi prima che la persona di appartenenza inizi ad avvertire le conseguenze della perdita di questo suo principio vitale.
Ci si abitua alla loro presenza, ma ci si abitua anche alla loro assenza.
"Come va?" "Come stai?"
"Non c'è male.." "Eh.. dai.. benino.." "Si tira avanti.. o, almeno, ci si prova.." risponderà chi, partendo da una base di cinque anime, ne avrà tre in sede, una parzialmente presente, ed un'altra completamente assente.
Lo studio del modello molteplice dell'anima, con le sue parti mobili in grado di uscire dal corpo e di spostarsi nello spazio e nel tempo, aveva gettato un fascio di luce chiarificatrice sugli interessanti, ma complicatissimi processi che stavo, per la prima volta nella mia vita, affrontando con l'esperienza delle "Costellazioni familiari", dove tutto, per me, era strano, nuovo, misterioso, sconosciuto.. e molto, molto intrigante..
Iniziai, ben presto, ad avere coscienza di queste singole anime.. ad essere consapevole di queste eteree, sottili realtà che il mio inconscio, sicuramente, già conosceva.. 
E, dopo qualche incertezza iniziale, e molta paura, scoprii velocemente che non era, poi, così difficile, per me, che rappresentavo i vari membri familiari, durante la "messa in scena" delle "Costellazioni", notare la presenza di queste anime mobili e gli effetti positivi che, da essa, ne derivavano, rispetto all'assenza, all'allontanamento, al rapimento o alla perdita di questi principi vitali ed agli effetti negativi che essa causava nella persona reale che, in quel momento, stavo rappresentando..
Freddo, disagio, mancanza di energia.. nausea, apatia.. inquietudine, disequilibrio, ansia.. angoscia, depressione.. si contrapponevano a quella sottile calma.. a quel piacevole senso di benessere, di armonia, di equilibrio interiore.. a quella curiosità rilassata per il mondo che ci circonda e per le persone che lo abitano.. a quel senso di beatitudine.. che  mi segnalava la presenza di tutte, o di quasi tutte le anime, al loro giusto posto, dentro o accanto al corpo fisico di ciascun individuo..
Quando qualcuno chiede aiuto, lo sciamano o il "costellatore", verifica, per prima cosa, se tutti i "corpi sottili" dell'individuo che desidera guarire, sono al loro posto, e, qualora ne manchi uno o più d'uno, cerca, con i mezzi che ha a disposizione, di ritrovarlo e di riportarlo indietro.
L'aspetto che più mi ha "preso", nella teoria della molteplicità dell'anima, quello che ha fornito le risposte alle mie continue, eterne domande, è stato, senz'altro, il seguente: fra le varie anime che ogni persona possiede, sia secondo la cultura siberiana, che secondo il pensiero di Bert Hellinger, al quale fanno riferimento le "Costellazioni sistemiche", c'è un'anima personale e c'è un'anima familiare. Entrambe immortali, dopo la morte fisica dell'individuo di appartenenza, queste due entità si separano l'una dall'altra. Il destino dell'anima individuale è, o potrebbe essere, quello della reincarnazione, anche in luoghi lontani dalla propria terra madre, in culture diverse.. mentre l'anima familiare trasmigrerà sicuramente, di lì a breve tempo, in seno alla stessa discendenza della famiglia alla quale appartiene, portando con sé ogni genere di ricordi legati alle sue origini..
E sapere che nulla andrà perduto mi fu subito di grande conforto...






lunedì 11 aprile 2016

COSTELLAZIONI FAMILIARI




VENTISETTESIMO SCRITTO SUL TEMA

MI VENGONO INCONTRO DAL PASSATO.. TENDENDOMI LA MANO..







Sarai un figlio illegittimo al quale è stata rifiutata l'appartenenza... una bambina data in adozione, ceduta, abbandonata o abortita... un ragazzo che è sopravvissuto al fratello gemello morto... una fidanzata incinta che non ha mai perdonato l'uomo che l'ha lasciata... una giovane donna rinchiusa in un ospedale psichiatrico... una ragazza legata  alla sorella da un doloroso segreto... un uomo che ha perso la moglie dopo pochi anni di matrimonio... una donna abbandonata dal marito con un figlio ancora piccolo da crescere... un giovane coinvolto in scontri politici... un padre che ha commesso un crimine... un nonno deportato in un campo di concentramento durante la seconda guerra mondiale... uno zio sopravvissuto ad una fucilazione... un uomo che ha ereditato una fortuna illegittimamente... un ragazzo che si è tolto la vita... una madre morta durante il parto... una donna che ha impedito ai propri figli di crescere... un padre autoritario... una bambina abusata...
Chi deciderà di "mettere in scena" la propria famiglia, ti sceglierà, tra il pubblico, come "attore" rappresentante di uno dei membri del suo sistema parentale e tu, senza un copione, ti ritroverai trasportato in una realtà paradossale che non sarà certo la tua, ma che, il più delle volte, per assurdo, le assomiglierà moltissimo...
Ti sceglieranno solo apparentemente a caso...
Ti prenderanno con tutte due le mani e ti condurranno all'interno di un grande "campo" ellittico, dove, nel più assoluto silenzio, sarai messo in relazione, secondo il preciso "sentire" di quel momento, con altri "attori" rappresentanti.. Individui sconosciuti che, stranamente, ti sembreranno subito così familiari...
Potrai trovarti a fare da "contenitore" all'anima di una persona viva, oppure allo spirito di una persona morta. 
Non ci sarà grande differenza...
Sarai tu a connetterti... ad intuire, a percepire, a sentire..
Proverai, senza aver avuto alcuna informazione, sensazioni e sintomi molto simili, se non addirittura identici, a quelli dell'essere umano  che avrete "evocato".
All'interno di quel campo, circoscritto da un "pubblico" di trenta, quaranta "spettatori", avrai immediatamente accesso all'ordine di un sistema familiare a te sconosciuto. 
Una realtà segreta, fino a quel momento preclusa al tuo pensiero, si materializzerà, a poco a poco, dinnanzi ai tuoi occhi, richiamata, secondo le eterne leggi della simmetria, a riprodursi "magicamente" nello spazio di quel luogo... Decomposta, spezzata, fratta, ma incredibilmente uguale al suo ente di partenza... 
Ad occhi chiusi riuscirai a sentire esattamente che cosa è successo o che cosa sta succedendo nella famiglia che stai rappresentando, anche se i veri membri che la compongono saranno situati lontano da dove tu ti trovi... 
Distanti nello spazio, oppure anche nel tempo... Persino fino a sei, sette generazioni all'indietro, ed anche di più...
Verrà alla luce un qualcosa che era rimasto nascosto... un qualcosa che, fino a quell'attimo, era invisibile...
Fastidio.. distacco, assenza.. confusione mentale... antipatia, simpatia... tristezza, gioia... nostalgia, malinconia... inquietudine... disperazione... gelosia... odio, collera, rabbia... paura, angoscia, terrore... affetto, intimità, amore...
Sentimenti che si impossesseranno di te fino a governarti..
Il corpo non ti mentirà..
Brividi, dolori, colpi di tosse, vampate di calore, tremori che un attimo prima non avevi, ti diranno che cosa stai provando..
Il battito cardiaco si accelererà..
Una parte del corpo diverrà fredda..
All'inizio sarai preso dalla paura e non vorrai ascoltare questa "misteriosa" connessione... ma, poi, ci farai, ben presto, la mano e, con l'esperienza, ci prenderai anche gusto...
Avrai un ruolo di primo piano in vicende e in avvenimenti reali nei quali subito ti rispecchierai..
Ti sentirai osteggiato, isolato, disprezzato... accusato, respinto, umiliato... responsabile di una colpa o, addirittura, di un reato... oppure innocente, amato, accolto... e, ancora, protetto, favorito... stimato, apprezzato...
Ti allontanerai da una persona, ne abbraccerai un'altra, lascerai che un'altra ancora ti prenda per mano...
Ti sottrarrai ad uno sguardo, oppure lo sosterrai..
Reggerai un confronto o lo rifiuterai..
Ricambierai un bacio, ti rinnamorerai...
Sentirai il passato, il presente ed il futuro coesistere in un'unica realtà e non saprai quantificare con precisione il tempo trascorso..
Il "costellatore" ti aiuterà a cercare una soluzione se sei "irretito" nel destino di un membro familiare delle recenti o delle passate generazioni.
Capirai quanto è più facile soffrire, ammalarsi e morire piuttosto che cambiare...
Imparerai a riconoscere e ad assecondare i moti più profondi del cuore, ad avere rispetto per la dignità e per il destino di ogni membro di una qualsivoglia famiglia o sistema familiare di appartenenza.. e ad essere devoto alla vita..
Imparerai che la stima, la reputazione, l'onore... il valore, il rispetto, il prestigio... l'appartenenza e la parità di nascita sono e saranno sempre sacri. Imparerai che nessuno potrà essere lasciato indietro, messo in ombra, screditato, denigrato o deriso all'interno del suo nucleo familiare... che nessuno potrà essere considerato migliore o peggiore solo per il fatto di essere diverso.
Sarà bello vedere due persone allacciate in un abbraccio. Due innamorati.. Due amanti.. Due fratelli.. Un padre che stringe a sé il figlio ritornato dalla guerra.. Una figlia che ritrova il padre dopo anni di ricerche.. Due amici che si riconciliano dopo una lite all'ultimo sangue.. Un padre ed una madre che piangono insieme, guancia a guancia, un loro dolore segreto...
Imparerai che tra fratelli e sorelle ci sarà sempre, nonostante tutto, un legame intenso, profondo, speciale, indistruttibile... forte al punto che, se uno di loro starà male, anche gli altri lo imiteranno nel dolore... che se uno di loro si ritroverà a dover vivere in una condizione di svantaggio o di inferiorità a causa di una menomazione fisica o psichica, anche gli altri si comporteranno come se neppure a loro fosse permesso di godere appieno la vita... che se uno di loro se ne andrà troppo presto, anche gli altri lo vorranno inconsciamente seguire nella morte...
Imparerai che, quando un padre abuserà della figlia, non sarà il solo ad essere colpevole... e che ogni attacco della vittima nei confronti dell'aggressore recherà con sé effetti deleteri...
E ancora che, chi oserà disprezzare o rifiutare i genitori attraverso i quali ha ricevuto il dono della vita, sarà costretto a rappresentare, nella sua esistenza, proprio quello che ha disprezzato...
E che, nel "colpo di fulmine", gli innamorati evocheranno, l'uno all'altro, un personaggio familiare escluso... situato, anche a distanza di qualche generazione, nella loro ascendenza sistemica.
Che, quando in una coppia si faranno strada incomprensioni e pretese, il più delle volte sarà perché uno o entrambi i coniugi saranno rimasti fedeli alle regole del loro sistema familiare originario.
Imparerai che, anche quando moglie e marito saranno in lite fra di loro, non lo saranno quasi mai le loro anime..
Che un matrimonio non potrà mai essere annullato o rimosso. Perché è un fatto storico e i fatti storici non possono essere cancellati.. Perché tentare di eliminare la storia equivale ad andare contro la verità e chi va contro la verità dovrà poi accettare di subirne le conseguenze...
Che, quando una convivenza, una relazione, un legame finisce e ne inizia un altro, la nuova compagna, il nuovo convivente, la nuova moglie dovrà "onorare" il coniuge precedente. Dovrà nutrire nei suoi confronti sentimenti di rispetto e di gratitudine e riconoscere ai figli di quella relazione il diritto di precedenza su di lui.
Che l'astio e il disprezzo reciproci, fra due genitori, genererà, nel figlio, sentimenti di aggressione e sensi di colpa, uniti ad una profonda spaccatura fra il suo maschile ed il suo femminile..
Che un figlio sarà felice solo quando avvertirà che i suoi genitori si staranno rispettando a vicenda..



INFINITAMENTE GRATA ALLA MIA AMICA COSTELLATRICE, LA DOTTORESSA MARIA CRISTINA PIRAS, CHE MI HA PERMESSO DI PARTECIPARE, PER BEN DUE ANNI CONSECUTIVI, AI SUOI SEMINARI SULLE "COSTELLAZIONI FAMILIARI SISTEMICHE" SECONDO BERT HELLINGER, CONSIGLIO VIVAMENTE A TUTTI QUANTI DI PRENDER PARTE, ALMENO UNA VOLTA NELLA VITA, AD UNO DI QUESTI INCONTRI DI GRUPPO... ESPERIENZE INTENSE, AFFASCINANTI, ALTAMENTE SPIRITUALI, IN GRADO DI FAR EVOLVERE LA NOSTRA COSCIENZA E QUELLA DELLA NOSTRA FAMIGLIA... 
CRISTINA MI HA INSEGNATO CHE, AL PARI DI UNA COSTELLAZIONE CELESTE, IL NOSTRO NUCLEO DI APPARTENENZA, E' UN ORDINATO SISTEMA ARMONICO NEL QUALE OGNUNO DI NOI E' UNA BRILLANTISSIMA STELLA CHE HA UNA SUA SPECIFICA, CORRETTA COLLOCAZIONE.. UN SUO LEGITTIMO, GIUSTO RUOLO.. UNA PRECISA FUNZIONE, UN PROPRIO COMPITO.. UN POSTO CHE NON DOVREBBE ESSERE INVASO DA NESSUN ALTRO COMPONENTE DELLA FAMIGLIA... PENA IL DISORDINE, LA FRUSTRAZIONE, LA MALATTIA..

mercoledì 30 marzo 2016

IL "CHE", ICONA DELLA MIA GIOVENTU'



VENTISEIESIMO SCRITTO SUL TEMA

MI VENGONO INCONTRO DAL PASSATO.. TENDENDOMI LA MANO..




Un pensiero che inseguivo da tempo quello di dedicare un breve testo al "Che" Guevara, figlio di un periodo, poi divenuto storia, che è stato anche il mio periodo... mito, leggenda, espressione e simbolo di un'epopea collettiva popolare che tanto mi ha insegnato nella stagione della mia gioventù... in sensibilità, attenzione, generosità, profondità, ricchezza interiore, disponibilità e dedizione alle esigenze dei meno fortunati, coraggio e lealtà, etica, rigore morale, senso della giustizia... valori universali stampati, ancor oggi, nella mia coscienza... principi che dovrebbero andare oltre le mode del momento, che dovrebbero perdurare nel tempo, ma che, invece, sembrano affievolirsi notevolmente in alcuni periodi storici per, poi, ripresentarsi nuovamente, in altre epoche, con scoperte, talenti, idee ed opere dalla portata "rivoluzionaria", doni eclatanti costretti anch'essi a non perdurare...



ERNESTO GUEVARA DE LA SERNA, AFFASCINANTE, CARISMATICO, IMMORTALE PERSONAGGIO DELLA MIA GENERAZIONE, NONCHE' LUCE, LAMPO, TEMPESTA DELLA NOSTRA STORIA CONTEMPORANEA, RAPPRESENTA, PER ME, LA NOSTALGIA DI "UN PARADISO PERDUTO"... QUELLO DEI MIEI SEDICI ANNI DI ETA'.... L'IMMAGINE FAVOLOSA E IDEALIZZATA DI UN'UTOPIA NELLA QUALE IL MIO SPIRITO ADOLESCENZIALE DI RAGAZZA GIOVANE PIENA DI ASPIRAZIONI E DI SPERANZA RIPONEVA GRANDI ASPETTATIVE....
E' STATO COLUI CHE, CREDENDO NELL'IMPOSSIBILE, CON GLI OCCHI BRILLANTI DI GIOIA, HA ACCESO, PER UN ATTIMO, LA SUA EROICA FIACCOLA SULLA RUOTA DEL SOLE PER RISVEGLIARE, NEGLI UOMINI DI TUTTO IL PIANETA, IL FUOCO DELLA LORO COSCIENZA, PER LIBERARLI DALL'OSSESSIONE DELLA POVERTA', PER SCACCIARE DALLE LORO ANIME I DEMONI DELL'IGNORANZA, PER PORRE NEL LORO CUORE I FALCHI DELLA SPERANZA, PER AIUTARLI A RECUPERARE I LORO DESIDERI, PER TENTARE DI REALIZZARE IL SOGNO IMPOSSIBILE DI UN MONDO MIGLIORE...



1960 - Ernesto Guevara, trentadue anni di età, a pesca con Fidèl Castro... Nato a Rosario, in Argentina, il 14 di giugno del 1928, il "Che" verrà ucciso a La Higuera, in Bolivia, all'alba del 9 ottobre del 1967, prima ancora d'aver compiuto i quarant'anni di età..

Fin dall'adolescenza, nella mia camera, sopra la testata del letto, quasi fosse una sacra icona, c'era l'immagine di Ernesto "Che" Guevara stampata su di un grande poster che avevo ricevuto in regalo da mio fratello. La gigantografia riproduceva la foto più celebre del "Che", quella scattatagli, all'Avana, il 5 di marzo del 1960, durante i funerali delle cento e più vittime dell'esplosione della nave Coubre, dal fotografo Alberto Korda. L'immagine, stupenda e serissima, venne, poi, regalata a Giangiacomo Feltrinelli che la mise in copertina al libro "Diario in Bolivia", del 1968, e ne ricavò alcuni poster, tutti molto simili al mio..
In questo "Che", serio, bellissimo e fiero io mi specchiavo tutte le mattine ancor prima dell'alba, e, con me, si specchiava tutto il mio idealismo giovanile.
Dire "Che", per me, equivaleva, allora, a dire di avere fra le mani un "qualcosa di più grande" per cui potesse valere veramente la pena il vivere... Voleva dire riuscire a sentire sulla propria guancia lo schiaffo dato a un qualunque altro uomo in una qualsivoglia parte del mondo... 
Dire "Che" era il non riuscire a darsi pace, il non potersi sentire liberi e felici finché anche un solo uomo al mondo fosse stato in catene... 
Era il protestare contro le ingiustizie, contro lo sfruttamento, contro gli abusi perpetrati dai regimi totalitari, dalla tirannia, dall'imperialismo, dal colonialismo ai danni dei più deboli, dei più poveri... Era l'impegnarsi a curare, ad aiutare, ad istruire i malati, gli affamati, i derelitti, gli emarginati, gli esuli, gli oppressi... L'assistere, con dedizione totale, anche i soldati dei nemici, come dovrebbe sempre fare un buon medico, un uomo votato alla salvaguardia incondizionata della vita... Era il rimanere fedele ai propri ideali, quelli umanitari.. di libertà, di democrazia, di uguaglianza... sempre e comunque...
Dire "Che" era il sentirsi disposti a dare persino la vita per "un qualcosa di più grande"...
Un modello a cui tendere.. per me..

1960 - Ernesto Guevara de la Serna detto "Che".
Il carismatico medico di origine argentina,
stratega della rivoluzione cubana,
verrà catturato e ucciso, in Bolivia,
nel 1967... nella stagione del mio
quindicesimo compleanno...


Ernesto Guevara de la Serna, figlio di Ernesto Guevara Lynch e di Celia de la Serna... questo il suo vero nome.
Proveniente da una famiglia benestante in viaggio di fuga dalla città di appartenenza alla ricerca di un luogo adatto a far crescere, senza troppa sofferenza, il piccolo Ernesto, bambino intelligentissimo, ma soggetto a crisi d'asma talmente violente da rendergli difficile come una battaglia il respirare, il "Che" entrerà lottando anche a far parte della sua epoca...
Una personalità geniale collegata attraverso un invisibile filo sottile a talenti del calibro di Yasser Arafat, di Nelson Mandela, di Malcolm X, di Martin Luther King... 
Tutti uomini di straordinaria intelligenza, vissuti nel medesimo periodo storico e mossi dalla stessa inclinazione. 
Uomini osteggiati, incarcerati, assassinati.. oggi considerati personaggi storici di particolare rilievo per la portata rivoluzionaria delle loro idee e delle loro opere.
Frutti del loro tempo.
Anime interconnesse.
Simboli di una stagione di passaggio, tempestosa, ma ricca di significato... stagione situata a cavallo fra un'epoca storica che si stava chiudendo in modo improvviso e veloce  e  un'altra nuova epoca che, prepotentemente e altrettanto velocemente, stava per aprirsi all'orizzonte.
Non è certo un caso il fatto che, proprio nel 1952, anno nel quale io sono venuta al mondo, mentre, a Buenos Aires, il "Che", studente universitario, intraprendeva, approfittando del periodo di pausa tra le lezioni, un viaggio "illuminante" alla scoperta delle dure condizioni di vita dei popoli dell'America latina, maturando, sempre più, l'idea di voler provare a combattere, in prima persona, le ingiustizie e lo sfruttamento... in Egitto nascesse "L'Associazione degli Studenti Palestinesi" fondata da un "certo" Yasser Arafat, personaggio, in quel tempo, ancora pressoché sconosciuto sullo scenario della storia..
Non è un caso il fatto che, in varie altre parti del mondo, anche geograficamente lontanissime fra loro, in quegli anni, stessero sorgendo movimenti di protesta contro i regimi totalitari e lotte per la libertà e l'uguaglianza tra gli uomini...
E che dire del fatto successo il primo giorno di dicembre del 1955, quando, su di un autobus che transitava nella città di Montgomery, in Alabama, Rosa Parks, donna afroamericana di colore, trovò, dentro di sé, il coraggio e si rifiutò categoricamente di cedere il posto a sedere a un passeggero bianco che glielo richiedeva?
E, ancora, che dire dei moti rivoluzionari ungheresi che, all'inizio di novembre del 1956, densi di sogni di libertà, avevano portato quel paese oppresso ad un'insurrezione improvvisa contro l'invasore sovietico... tentativo pieno di entusiasmo, poi tragicamente naufragato nel sangue e nella repressione?
E ricordiamo ancora che, da tutt'altra parte del mondo, in Sudafrica, nel giugno del 1964, Nelson Mandela, allora pressoché sconosciuto membro del "Nuovo Partito Comunista Sudafricano", veniva ingiustamente condannato all'ergastolo... 
E che ventisette anni dopo, avrebbe ricevuto il "Premio Nobel per la Pace" e, nel 1994, sarebbe diventato presidente del suo paese...
E, ancora, che, nel 1965, negli Stati Uniti d'America, l'attivista del "Movimento per i Diritti degli Afroamericani", Malcolm X, come il "Che" quarant'anni di età ancora da compiere, veniva assassinato durante un comizio... 
Una folla commovente ed immensa, stimata attorno ai due milioni di anime, prenderà, poi, parte, con orgoglio e sfida, al suo funerale, consacrando Malcolm X sacra icona dei neri d'America, al pari di Martin Luther King... altro grande eroe di quell'epoca sempre in bilico tra lotte per l'uguaglianza e repressioni.
Sì, un frutto del suo tempo, il "Che", collegato inconsapevolmente ad altri frutti...
Ricchezza di idee e di contenuti, per me, ancora giovane ragazza... scelta, volontà, espressività, operosità, pienezza, consistenza... 
Antidoto alla vacuità, alla noia, al vuoto, alla futilità, all'ineluttabilità... 
Raffigurazione del non volersi rassegnare, del non volersi abbandonare all'indolenza, all'inoperosità, all'inerzia, all'abitudine che tutto uniforma...
Quante volte, salendo con gli anni,  magari attratta dagli spettri delle somiglianze, e sempre innalzando gli altri sul piedistallo delle mie aspettative, ho cercato, invano, negli amici incontrati sulle strade della vita, il "mio" "Che"... romantico e sognatore, sensibile ed ispirato, poetico e visionario, vivace ed entusiasta come un fanciullo... geniale, profondo ed impegnato come un uomo che crede nei miracoli... un "figlio delle stelle", una scintilla dell'infinito arrivata alle soglie dell'impossibile per permettere agli uomini di trionfare sull'ignoranza... un immenso catalizzatore, un pioniere, un eroico guerrigliero dallo spirito cavalleresco... un uomo intenzionato a contribuire alla guarigione del pianeta, a trasformare la realtà esterna a partire dalla propria coscienza... un'anima coraggiosa innamorata dell'amore e governata da elevate qualità morali, da principi nobili, "alti"... ordini per i quali possa veramente valere la pena il vivere...

Ernesto Guevara de la Serna
Rosario (Argentina) 14 giugno 1928
La Higuera (Bolivia) 9 ottobre 1967


mercoledì 16 marzo 2016

SULLA CONNESSIONE



VENTICINQUESIMO SCRITTO SUL TEMA

MI VENGONO INCONTRO DAL PASSATO.. TENDENDOMI LA MANO..




ESISTE, FRA TUTTI GLI INDIVIDUI DEL PIANETA, VIVENTI E NON, UNA CONNESSIONE PROFONDA, DA INCONSCIO AD INCONSCIO, DA CUORE A CUORE, ATTRAVERSO LO SPAZIO ED ATTRAVERSO IL TEMPO...


Mandàla blu, cerchio protettivo legato alla crescita spirituale, alla concentrazione, all'ispirazione, all'elevazione.. al buon rapporto con gli altri e ad una vita ben organizzata, dove è possibile ritrovare un centro ed evitare la dispersione dell'energia..


INDIPENDENTEMENTE DAL FATTO CHE ESISTA, OPPURE NO, COMUNICAZIONE VERBALE FRA INDIVIDUO ED INDIVIDUO, VICINANZA, OPPURE GRANDE DISTANZA, NELLO SPAZIO E PERSINO NEL TEMPO, FRA PERSONA E PERSONA, NOI TUTTI, IL PIU' DELLE VOLTE A NOSTRA INSAPUTA, RIUSCIAMO A COMUNICARE FRA DI NOI DA PENSIERO A PENSIERO, DA INCONSCIO AD INCONSCIO, IN FORMA TELEPATICA, ATTRAVERSO I "CAMPI MORFOGENETICI", CONDIVISIONE COLLETTIVA DELLA MEMORIA DELL'UNIVERSO, ARCHIVIO COSMICO DI TUTTO CIO' CHE SI E' VISSUTO FIN QUI, FEDELTA' ASSOLUTA CHE CONTIENE IN SE' TUTTI I NOSTRI PASSI, TUTTI I NOSTRI RICORDI... LE ESPERIENZE PERSONALI, I FATTI FAMILIARI, GLI EVENTI GLOBALI CHE RISALGONO ALLA NOTTE DEI TEMPI... 


Le eredità familiari e quelle collettive non ci vengono trasmesse soltanto attraverso i geni, ma arrivano a noi anche grazie ai "campi morfici"...
Esiste una sorta di memoria collettiva di ogni specie... una profondità in cui tutto confluisce... un luogo dove nulla va perso... uno spazio fuori dal tempo, dove passato e futuro diventano identici... materia eterica nella quale sono incisi tutti i nostri ricordi e quelli dell'intera umanità... parte sommersa di un iceberg che si relaziona continuamente con noi senza essere visto... serbatoio immenso che lo psicoanalista svizzero Carl Gustav Jung ha chiamato "inconscio collettivo"... che le tradizioni orientali, visualizzando giganteschi registri immaginari, hanno chiamato "annali dell'Akasha"... ciclopici libri dove si conservano i "verbali" di tutti gli eventi accaduti sul pianeta, giorno dopo giorno, mese dopo mese, anno dopo anno...
I "campi morfici" si arricchiscono attraverso ogni nuovo individuo che discende dalla sua specie e, a sua volta, ogni nuovo individuo generato, si ritrova automaticamente collegato a questa memoria e ne è arricchito.
Molte "lezioni" che noi pensiamo di aver imparato, nel corso della nostra attuale esistenza, tramite la fatica, la sofferenza, lo studio e la volontà, sono, invece, "talenti" che abbiamo ereditato da altri, "doni" che altre persone ci hanno passato tramite la memoria collettiva del "campo morfogenetico" della nostra specie.
Può capitare, a volte, di incappare, anche solo per un secondo, in situazioni nelle quali si entra spontaneamente in contatto con questa profondità, con questa dimensione "sottile"... 
In questi attimi, rari e preziosi, possiamo toccare, fin nell'anima, un "qualcosa di più grande" e riconoscere ordini nascosti che si moltiplicano simmetricamente nello spazio... infinite ripetizioni di una stessa realtà... "frattali" ogni volta leggermente diversi ed ogni volta così uguali fra di loro.. usciti da uno stesso "stampo".. costruiti alla stessa, identica maniera.. sul modello della "madre" che li ha generati... a sua immagine e somiglianza.. a suo perenne, leale ricordo... riproduzione, senza fine, di una stessa struttura, ripetizione sempiterna di uno stesso ordine... fedeltà all'origine... futuro che si va a sovrapporre al passato... spazio che si libera dalle catene del tempo... antico, eterno, infinito presente...
Nei momenti in cui, si lascia, per un attimo, il corpo fisico per raggiungere questa dimensione sottile, si avverte immediatamente che ciò che accadeva tremila, settemila, dodicimila anni fa è altrettanto presente di quello che noi, oggi, chiamiamo presente e che tutto è collegato a tutto... 
rivolo sottile che, dalla fonte, discende giù fino al piano e che un leggero filo di vento, impalpabile come seta, trasporta in tutte le direzioni, trascinandolo fino a noi, anime sperdute in luoghi lontanissimi... 
Nel giro di un secondo, si comprende, allora, il vero significato di quello che la gente chiama "contesto relazionale", di quella sorta di forza, di fluido, di energia che agisce tra una persona e l'altra, tra una e più persone, tra queste ed una qualsivoglia stirpe dell'intera umanità, indipendentemente dal fatto che esista, oppure no, una comunicazione verbale fra di loro, una vicinanza nello spazio e nel tempo...
E' il potere di trasmettere ad altri la nostra realtà, il nostro pensiero, la nostra volontà e di ricevere da altri le loro verità, i loro desideri, le loro conoscenze... 
legname fluitante affidato alla corrente del fiume per essere trasportato...
Ognuno di noi si relaziona sempre in azione reciproca con il proprio ambiente, con i componenti della sua famiglia, con quelli del suo gruppo sociale, con l'umanità tutta... ma spesso noi lo dimentichiamo...
L'azione reciproca è proprio il centro e il fulcro di ogni relazione, sia che si tratti di tutto ciò che accade tra organi ed arti dentro il nostro corpo, tra le nostre idee e le nostre azioni dentro la nostra psiche, tra parti della nostra personalità... tra membri della nostra famiglia... della nostra stirpe... della nostra etnia..... tra popoli dell'intera umanità..
Ogni trasformazione individuale comporta una modificazione del sistema di appartenenza, e chi si trova all'interno di questa struttura ne viene inevitabilmente coinvolto...
Ciò che ognuno di noi fa, si ripercuote su tutti gli altri componenti della specie, "risuonando" pressoché senza limiti nello spazio circostante.. 
Ogni nostra azione ha un impatto sul tutto e il tutto "riecheggia" su di noi... 
Tutte le nostre verità influenzano l'ambiente circostante... a loro volta condizionate da esso...
E il bello è che le acquisizioni degli uni si trasmettono agli altri senza che sia stata pronunciata una sola parola...
La scrittrice canadese Alice Munro, che, nel 2013, è stata insignita del "Premio Nobel per la Letteratura", dice che noi crediamo di pensare con la nostra testa, ma che, in realtà, le tendenze che, a noi, sembrano più nostre, più radicate in noi stessi, anche le più intime e le più speciali, è come se ci arrivassero dall'esterno sotto forma di spore trascinate dalla forza del vento in cerca di un posto che le possa accogliere per depositarvisi... 
E, anche se viviamo in luoghi sperduti, in apparenza impermeabili ad un qualsiasi tipo di cambiamento, le nostre idee finiranno per echeggiare concetti in voga nei nostri tempi, prese di posizione in linea con la moda dell'epoca nella quale viviamo...
Qualsiasi mutamento da qualche parte genera, dunque, un immediato mutamento nel tutto...
Edward Lorenz, nell'ormai lontano, ma forse ancora così vicino, 1970, mentre studiava le previsioni del tempo, disse che un battito d'ali di farfalla in Amazzonia, era in grado di produrre un tornado in Texas... 
L'esempio sembrò, allora, paradossale, enfatico, esagerato, ma, negli anni '80, a distanza di poco più di un decennio da quell'affermazione che aveva fatto tanto scalpore, il fatto fu verificato e questa reale possibilità venne studiata ed applicata a tutti gli altri fenomeni complessi, naturali e non...
Anche il più piccolo degli avvenimenti è in grado, dunque, di cambiare il tutto...
Il biologo inglese Rupert Sheldrake, classe 1942, dice che la coscienza umana, i ricordi personali, il senso dell'io.. sono tutte realtà che sopravvivono alla morte biologica.. 
Lo studioso afferma che esistono "campi di ricordo" memorizzati in uno spazio di informazione esterno al nostro cervello, ai quali è possibile accedere mediante il nostro cervello.. Dice che ciascun membro di ogni specie è in grado di attingere alla memoria collettiva del suo sistema, di sintonizzarsi con i membri passati della sua specie e, a sua volta, di contribuire allo sviluppo della specie stessa... 
Dichiara che esiste una sorta di "risonanza" che fa sì che le attività di un individuo, i suoi sogni, le sue esperienze, i suoi stati di coscienza.. possano essere trasferiti da un inconscio all'altro... 
Rende noto che questo meccanismo assicura la capacità di condivisione di tutte le realtà che gli organismi del pianeta hanno acquisito e continuano ad acquisire nel corso del loro processo evolutivo e che le abitudini condivise sembrano "risuonare" all'interno di ogni specie vivente, creando la possibilità di un apprendimento collettivo, anche in spazi diversi e lontani...
Se un certo numero di persone sviluppa alcune proprietà, siano esse organiche, comportamentali o psicologiche, queste verranno automaticamente acquisite anche dagli altri membri della stessa specie.
Così, se una buona parte dell'umanità riuscisse a raggiungere un buon livello di consapevolezza e di elevazione spirituale, questa stessa coscienza si estenderebbe, per "risonanza morfica", ad altri gruppi, coinvolgendo l'intero pianeta.

 Mandàla blu, cerchio protettivo legato alla crescita spirituale, alla concentrazione, all'ispirazione, all'elevazione.. al buon rapporto con gli altri e ad una vita ben organizzata, dove è possibile ritrovare un centro ed evitare la dispersione dell'energia...


domenica 6 marzo 2016

SIAMO FRATTALI DEL NOSTRO SISTEMA DI ORIGINE




VENTIQUATTRESIMO SCRITTO SUL TEMA

MI VENGONO INCONTRO DAL PASSATO.. TENDENDOMI LA MANO..




LA FAMIGLIA, AL PARI DI UN GRANDE ALBERO, E' UN ORGANISMO VIVO E, COME UN ALBERO, POSSIEDE UNA SUA PRECISA STRUTTURA..
NOI TUTTI, SINGOLI MEMBRI DEL NOSTRO SISTEMA FAMILIARE DI ORIGINE, COME LE FOGLIE DI UN ALBERO, SIAMO LA RIPRODUZIONE MINIATURIZZATA DEL NOSTRO ENTE DI PARTENZA..
SIAMO UN FRATTALE CHE SEGUE LO STESSO ORDINE SIMMETRICO NASCOSTO NELLA STRUTTURA-MADRE DALLA QUALE DERIVIAMO.. UN FRAMMENTO CHE RIPRODUCE LO SCHEMA CHE LO HA ORIGINATO..

"LIMITE DEL CERCHIO CON FARFALLE"
MAURITS CORNELIS ESCHER
INCISORE E GRAFICO OLANDESE
(1898 - 1972)





Ogni organismo ha una sua precisa struttura che può essere modificata solo entro certi limiti..
La famiglia è composta da nonni, nonne, padre, madre, figli, nipoti..
L'albero.. da radici, tronco, rami, foglie..
Negli alberi a foglie caduche, ad esempio nei tigli, la struttura dell'albero, la sua forma, i suoi contorni, la sua inclinazione su di un lato piuttosto che sull'altro, si ripete identica nella struttura di ciascuna sua foglia..
Nel tardo autunno, quando tutte le foglie del tiglio sono a terra, questa realtà diviene ancor più evidente..
Ogni foglia riproduce, in miniatura, l'albero dal quale proviene: il picciolo rappresenta il tronco.. le venature ridisegnano i rami principali e quelli secondari... il contorno seghettato, magari più inclinato su di un lato piuttosto che sull'altro, è lo stesso contorno della chioma... la metà destra della foglia rispecchia la metà destra dell'albero che l'ha generata.. e la metà sinistra è lo specchio di quella sinistra..
Tutti noi, singole foglie del nostro personale albero familiare, siamo legati, mani e piedi e, molte volte, senza averne neppure coscienza, alla nostra famiglia di origine... Ne condividiamo, senza riserve, il destino... Ci rispecchiamo in essa...
Riproduciamo, ripercorriamo, copiamo schemi, errori, comportamenti... Ci lasciamo condizionare nei pensieri e nelle azioni... Viviamo, insomma, una vita che è solo ai nostri occhi tutta nostra, mentre, nella realtà, è volta a cercare di rimediare alle colpe e alle sofferenze di genitori, nonni, zii e zie delle nostre generazioni passate... a tentare di riparare perdite più o meno gravi.. torti subiti o perpetrati... pronti a prendere il posto di membri della famiglia deceduti tragicamente, quando erano ancora troppo giovani o addirittura infanti... fino al punto nel quale arriviamo a sentirci alienati da noi stessi.. inclinati precocemente alla morte... governati, come siamo, dalla potenza di tale substrato sistemico.. presi, di forza, dagli obblighi di un amore incondizionato.. legati, senza riserve, da assoluta fedeltà al sistema dal quale proveniamo...
Come l'albero è il riferimento più importante per la foglia, così la famiglia è la realtà più importante che noi tutti abbiamo.
Come ogni foglia ama l'albero che l'ha generata, così ogni figlio ama i genitori che gli hanno donato la vita... anche quando dice di odiarli, di volerli rinnegare, di nutrire avversione nei loro confronti, di desiderare il loro male...

giovedì 3 marzo 2016

IL POTERE DELLA PAROLA




LE PAROLE POSITIVE CURANO LE MALATTIE..

LE PAROLE NEGATIVE LE ORIGINANO...





LE PAROLE VANNO SCELTE CON CURA... NON POSSONO ESSERE LASCIATE AL CASO... UNA PAROLA SBAGLIATA, FORTE, PESANTE, PRONUNCIATA IN UN CONTESTO INOPPORTUNO, E' PIU' DELETERIA DI UN VELENO... ESSA CONTIENE L'ESSENZA, LA VIBRAZIONE, LA SOSTANZA, L'ANIMA DELLA PAROLA STESSA... IL RICORDO DI QUESTA ENERGIA NEGATIVA AGISCE SULLA NOSTRA MENTE, SI RADICA NELLA NOSTRA PERSONA, INDEBOLISCE IL NOSTRO FISICO, MODIFICA IL NOSTRO DESTINO, SI IMPOSSESSA DI NOI, TRASFORMANDO IN REALTA' IL PENSIERO DI CHI, IN QUEL PRECISO LUOGO E IN QUEL PARTICOLARE FRAMMENTO DI TEMPO DELLA NOSTRA STORIA, HA SCELTO DI USARE PROPRIO QUELLA SGRADEVOLE PAROLA PER NOI... I BAMBINI, CHE, COME I CUCCIOLI DEGLI ANIMALI, SONO I PIU' APERTI NEL RICEVERE, POSSONO VENIRE INFLUENZATI A VITA DALL'EFFETTO PRODOTTO DA UNA PAROLA FORTE, PRONUNCIATA CON AUTORITA' DA UN GENITORE, DA UN FRATELLO MAGGIORE, DA UNA ZIA, DA UN CUGINO, DA UN AMICO, DA UN INSEGNANTE, DA UNA SUORA, DA UN PARROCO, DA UN MEDICO... AL CONTRARIO, UNA PAROLA GIUSTA, DETTA AL MOMENTO GIUSTO, PUO' FARE MIRACOLI.. PUO' SBLOCCARE SITUAZIONI CONFLITTUALI, RIPORTANDO LA PACE DOVE PRIMA C'ERA IL RANCORE E GENERANDO UN'IMMEDIATA, CONSEGUENTE, SENSAZIONE DI BENESSERE DOVE PRIMA C'ERA DISORDINE, DISAGIO, SEPARAZIONE...

DETTAGLIO DELLE "TRE GRAZIE" TRATTO DALLA "PRIMAVERA"  -  1482
DIPINTO A TEMPERA SU TAVOLA 
DI ALESSANDRO DI MARIANO DI VANNI FILIPEPI
DETTO SANDRO BOTTICELLI


Le parole... un complesso di suoni articolati fra di loro che escono dalla nostra bocca per indicare o per rappresentare un qualcosa, per esprimere un argomento, un'idea, un concetto, un pensiero, un sentimento, per formulare un biasimo, un rimprovero, un giudizio, una critica, per pronunciare una sentenza, per assolvere o per condannare...
Parole semplici o composte, primitive o derivate, popolari o dotte, volgari o letterarie...
Parole poetiche, dialettali, ricercate, forbite, affettate, passate di moda, arcaiche, antiche, antiquate...
Parole brevi, misurate, convincenti, sciolte, affettuose, appassionate, espressive, abbondanti, appropriate, autorevoli, fredde, pesanti, taglienti, velenose, allusive, incomprese, stentate, rotte, inutili, inconcludenti...
Parole che confortano o che offendono, che esprimono gratitudine o che feriscono... che commuovono, che inteneriscono, che parlano al cuore, che turbano, che preoccupano, che provocano...
Parole pesate, sussurrate, gridate, scandite, enfatizzate... parole buttate là in qualche modo, levate di bocca, sputate in faccia, rivolte al muro o al vento, passate veloci di bocca in bocca... non dette, negate, perse...
Parole serie, parole dolci... pettegolezzi, chiacchiere, ciance, fole... linguaggio da iniziati... ostrogoto, turco, arabo...
Parole pronunciate con voce chiara, forte, autoritaria... o a fior di labbra, con voce incerta e tremante... con benevolenza o con malevolenza, con lode o con riprensione...
Musica che, una volta uscita dalla nostra bocca, andrà a modificare la realtà che ci circonda e quella che circonda le persone che ci vivono accanto... cerchi concentrici che si allargheranno e arriveranno a toccare tempi e luoghi impensati a chi compie l'azione... semi buttati alla terra che partoriranno buoni o cattivi frutti...
"LE TRE GRAZIE"  -   DETTAGLIO DELLA "PRIMAVERA"  -  1482
DIPINTO DI SANDRO BOTTICELLI



La parola è essenza, vibrazione, energia, forza e potere del quale, molto spesso, nessuno di noi è veramente consapevole.
Grazie ad essa il nostro pensiero si trasforma in realtà, i nostri obiettivi si radicano negli altri fino ad influenzarli, a dominarli, a possederli, a trasformarli, a stimolarli o ad annientarli, a guarirli o a distruggerli...
Le parole che escono dalla nostra bocca prendono, ben presto, vita propria e creano quello che noi abbiamo pronunciato...
Parole negative espresse con odio, predizioni malevole gridate in un attimo di collera, radicano il nefasto, l'incidente, la morte fin dentro l'anima delle persone alle quali sono state dirette, rendendo queste realtà possibili, vere, sostanziali... malanni profetizzati che, automaticamente, si realizzano, a volte anche ai danni di chi discende dagli individui ai quali la parola forte è stata rivolta.
Un bambino sgridato, minacciato, rifiutato, ridicolizzato, "picchiato" con parole inadeguate nel periodo della sua infanzia, da parte di un padre, di una madre, di un cugino maggiore, di una zia, di un insegnante, di un qualcuno che ha tentato di sfogare in un qualche modo la sua violenza incutendo soggezione agli altri, sarà, ad esempio, un adolescente insicuro nell'esprimersi, un adulto che riporterà disturbi nell'elocuzione, e non solo in quella, un futuro balbuziente costretto a dover trovare una soluzione al suo problema.
"FLORA E ZEFIRO"  -  1875
DETTAGLIO DEL DIPINTO DI  WILLIAM - ADOLPHE  BOUGUEREAU



Al contrario, ci sono anche parole che, usate sapientemente, con la sincerità che proviene dal cuore e con la consapevolezza legata al sentire dell'anima e alla verità della coscienza, sono in grado di guarire le persone più di un farmaco, di sbloccare situazioni conflittuali meglio di come le sbloccherebbe il più esperto paciere..
Sono le parole :  "grazie", "per favore", "mi dispiace", "mi prendo la mia parte di colpa", "sì", "ti voglio bene", "sono anch'io come te", "non sono migliore di te", "mi metto nei tuoi panni", "ti prendo così come sei", "ti sono riconoscente", "tu sei stato il primo amore e nel mio cuore avrai sempre un grande posto", "benedico la forza che un tempo ci ha unito"...
Parole che portano comunicazione, ordine, unione, completezza, armonia, senso di benessere, nuove e positive intuizioni...
Vanno pronunciate al momento giusto, con amore e sempre guardando negli occhi la persona alla quale sono rivolte.
UN ALTRO DETTAGLIO DEL DIPINTO  DI  WILLIAM - ADOLPHE  BOUGUEREAU 
"FLORA E ZEFIRO"  -  1875

martedì 23 febbraio 2016

GRAZIE, RUDI !




VENTITREESIMO SCRITTO SUL TEMA

MI VENGONO INCONTRO DAL PASSATO.. TENDENDOMI LA MANO..




AD UN GRANDE AMICO DI FAMIGLIA, 
CON IMMENSA GRATITUDINE..

AL RICORDO DI QUANTI LO CONOBBERO E LO AMARONO


LIMONE SUL GARDA  -  ESTATE DEL 1936
RUDI E RULLY SI DIRIGONO VERSO LA "GARBERA".
RUDOLF AMEND, ALL'ETA' DI DODICI ANNI, IN VACANZA PER LA PRIMA VOLTA
SUL GARDA, IN BARCA SUL LAGO IN COMPAGNIA DI MARIA RULANDA DALO',
DICIOTTO ANNI, CHE LO OSPITA ALL'ALBERGO "ALL'AZZURRO".
RULLY E' LA FIGLIA DEL MIO PROZIO GIUSEPPE, FRATELLO DEL MIO NONNO
MATERNO E PROPRIETARIO DELL'ALBERGO "ALL'AZZURRO".
LA FOTOGRAFIA E' SCATTATA DAL PADRE DI RUDI.





Ciao, Rudi,
Eva mi ha mandato un messaggio...
Ti sei allontanato da noi in silenzio, senza lasciarci il tempo di salutarti... ma noi ti ricorderemo perché tutto, intorno, ci parla ancora di te...
Ci hai voluto bene e te ne abbiamo voluto, caro Rudi!
Io, in particolar modo, conservo, per te, una riconoscenza del tutto speciale, che tengo, ben stretta, in un luogo profondo del mio cuore.
Voglio ringraziarti per tutte le fotografie che, fin dall'estate, ormai lontana, del 1954, quando io e il tuo primogenito Peter avevamo solo due anni di età, tu, appassionato e generoso, hai scattato a me, a mio fratello Nanni, allora di soli pochi mesi di vita, ai miei genitori Marì e Domenico, a quei tempi ancora giovani e forti, ai miei cugini, i Martinazzi, in vacanza, come noi, nell'avita limonaia, materna e paterna, antichi, romantici ruderi bianchi affacciati sul blu splendente del lago.
In queste fotografie, posso rivedere le sorelle del papà Anna e Margherita. Caterina, la più vecchia, non si faceva mai fotografare... Posso rivedere lo zio Dino Martinazzi, padre dei miei cugini, i miei nonni paterni e quelli materni, là riuniti, insieme, per festeggiarci.
Posso rivedere la barca di mio padre, "oggetto delle meraviglie" che, purtroppo, come sai, oggi non esiste più... Ogni anno, il papà la rimetteva a nuovo, ridipingendola pazientemente con l'azzurro, richiamando il colore del cielo, il colore del lago e quello dei suoi meravigliosi occhi luminosi e cangianti... finché, un giorno, preso dalla disperazione, vedendola marcire, decrepita, sotto gli oleandri colorati del porto, la portò in secca e la fece tutta a pezzi... l'amata barca... legna da ardere destinata al caminetto delle sue sorelle...
Nelle tue fotografie, posso rivedere persino la prozia "Maria del Gigi", che, allora, aveva ottantaquattro anni... Pensa che è vissuta fin oltre i novant'anni di età, dopo aver allevato tredici figli e due nipoti rimasti orfani di madre, dopo aver allattato, lei stessa, la sua sorellina più piccola, l'Amabile, perché la loro mamma non aveva più latte...
Posso rivedere la prozia Tonina, venuta, con grande sforzo, dall'America, nonostante i settantadue anni di età, per riabbracciare, ancora una volta, le sue sorelle e i suoi fratelli, in parte rimasti ed, in parte, ritornati in Italia, dopo gli anni duri dell'emigrazione...
Ricordo che il papà, in quell'occasione, alzandosi prestissimo, con il buio del primo mattino, era andato a prenderla, in automobile, fino a Genova, dove lei era arrivata con la nave, dopo ore ed ore di viaggio.
LIMONE SUL GARDA  -  ESTATE DEL 1936
LA "GARBERA" VISTA DALLA BANCHINA DELL'ALBERGO "ALL'AZZURRO".
FOTOGRAFIA SCATTATA DAL PADRE DI RUDOLF AMEND.


In molti di quegli attimi, fissati dai tuoi scatti, appare tua moglie Erika, giovane, bellissima, sempre molto curata ed elegante.
E mi sorprende sempre vedere come, negli Anni Cinquanta, assomigliasse incredibilmente a Lady Diana d'Inghilterra.
Appare, molto spesso, anche tua madre Anna, già in là con gli anni... Tu la chiamavi, per noi, "mamà Amend". Noi la chiamavamo "nonna di Peter". Ricordo che, nonostante l'età, faceva ancora il bagno nel lago anche quando era gelido, usando un grosso salvagente nero, che altro non era se non la camera d'aria di un vecchio pneumatico messo in disparte, appositamente per lei, dal meccanico del paese, il mitico "Aldo della benzina".
Ti ringrazio di cuore per le bellissime fotografie alle mie famiglie Dalò, Segàla e Martinazzi, in quegli anni riunite, la domenica, tutte insieme, a brindare e a mangiare dolci, in casa del nonno Adolfo e della nonna Verina, a Limone, in piazza..
Ti ringrazio per le foto scattate allo zio Pino, l'unico mio zio materno, alla mia prozia Lisetta, rimasta vedova, dopo soli cinque anni di matrimonio, con un bambino piccolo da crescere... ma anche all'Angioletta Dalò, a Tremosine, nell'estate del 1955 e al Franceschino Piantoni, "l'uomo delle api"... personaggi collegati, anch'essi, al mio sistema familiare da vincoli di parentela che, allora, a noi bambini, parevano, più che altro, segreti inspiegati...
E poi, ancora, nell'estate del 1957, a mia sorella Lella, nata da pochi mesi.
E, più avanti, agli amici Porteri, con il loro bambino ancora piccolo.
Ai Piantoni della "Garbéra", nipoti della mia nonna materna Verina.
 LIMONE SUL GARDA  -  ESTATE DEL 1936
RULLY, DICIOTT'ANNI, GUARDA IL LAGO ASSORTA IN UN SUO TRISTE PENSIERO.
FIGLIA DEL PROPRIETARIO DELL'ALBERGO "ALL'AZZURRO",
ORFANA DI MADRE DALL'ETA' DI SEI ANNI,
PERDERA', BEN PRESTO, ANCHE L'AMATISSIMO PADRE,
IN TRAGICA CIRCOSTANZA MAI DEL TUTTO CHIARITA..
PER RUDOLF, ADOLESCENTE, RULLY RAPPRESENTO'
IL PRIMO GRANDE AMORE DELLA VITA.



Ti ringrazio di cuore per le foto che ci hai scattato nella casa di Vobarno, in valle Sabbia, dove il papà lavorava. Penso fosse l'estate del 1958. Io e tuo figlio Peter avevamo sei anni e sembravamo due fidanzatini innamorati.
Ti ringrazio anche per le foto che riguardano il funerale del nonno Adolfo, nel settembre del 1965.
La mamma, pensando di preservarci dal dolore, non aveva voluto che noi bambini vi partecipassimo. Uno sbaglio, naturalmente, ma come fargliene una colpa?
Ora, grazie a te, posso anch'io ripercorrere, con commozione, quella triste giornata che fa parte della mia storia.
Ti ringrazio per tutto il tempo che ci hai dedicato e per l'affetto e la generosità che hai dimostrato nei nostri confronti, anno dopo anno, ininterrottamente.
Nella cassetta delle lettere, non mancavano mai i tuoi cartoncini di auguri per noi!
Una tradizione di famiglia, la tua, dato che già tuo padre, anche lui nato con la macchina fotografica a tracolla, come te, aveva avuto identico, forte legame d'amore con le mie famiglie di origine ed, in particolar modo, con i Dalò dell'albergo "All'Azzurro", il mitico prozio Bèppi e la carinissima cugina Rully.
LIMONE SUL GARDA  -  ESTATE DEL 1936
RUDI, SEDUTO SULLA PASSERELLA DELL'IMBARCADERO,
ASPETTA L'APPRODO DELL' "ANITA", LA BARCA DEI MARTINAZZI,
DIVENUTI, POI, SUOI GRANDI AMICI.
FOTOGRAFIA SCATTATA DAL PADRE DI RUDI.



Ora, le oltre trecento foto-negative che tu ci hai lasciato e l'incalcolabile numero di fotografie regalate alla nostra famiglia da te e, prima ancora di te, da tuo padre, sono diventate, per me, un tesoro prezioso per i miei studi psicogenealogici.
Le ho fatte sviluppare e le ho ingrandite tutte, alcune anche a piena pagina. 
Le ho messe in ordine di tempo e le ho raccolte.
Anita, figlia di Milly Martinazzi e cugina dei miei cugini, saputo dei miei studi, mi ha fatto vedere il bellissimo album di foto che tu le hai lasciato, album nel quale l'albergo "All'Azzurro", il mio prozio Bèppi Dalò, che, purtroppo, io non ho mai potuto conoscere... e sua figlia, la nostra "zia" Rully, noi bambini la chiamavamo zia anche se, in realtà, era cugina della mamma... la fanno, assolutamente, da padroni.
Lì, ho trovato molte foto che avevo già e molte altre che non avevo o che, addirittura, non avevo mai visto prima, come, per esempio, quelle che riguardano il funerale dello zio Bèppi, tanto presente nei sogni e nei racconti di mia madre, che amava ed ammirava questo suo intelligente e generoso zio paterno, tolto all'affetto dei suoi cari, nel settembre del 1944, in modo così tragico ed inaspettato, proprio in quel luogo magico ed incantevole che gli apparteneva.
Sai che, otto anni dopo, sempre a Limone, in casa Dalò, in piazza, a due passi da quel fiabesco angolo di lago, con l'aiuto della mia amata nonna Verina, levatrice del paese, io sono venuta al mondo nello stesso mese, nello stesso giorno ed alla stessa, identica ora in cui è stata tolta la vita al mio prozio Bèppi? 
Senza contare il nome... 
Giuseppe... divenuto Giuseppina.
Bèppi... trasmutato in Beppìna.
Ricordandoti sempre, 
mi voglio firmare con il nome 
con il quale tu mi chiamavi...
... tua affezionatissima Peppina
LIMONE SUL GARDA  -  ESTATE DEL 1936
IN BARCA CON ISAIA, GRANDE AMICO E COMPAGNO DI AVVENTURE,
FIGLIO DI MARIA, CUOCA DELL'ALBERGO "ALL'AZZURRO",
RAGAZZINO SENZA UN PADRE CERTO, CHE IL MIO PROZIO BEPPI
AVEVA ACCOLTO IN CASA COME FOSSE UN MEMBRO DELLA SUA FAMIGLIA.
FOTO AMEND
















martedì 16 febbraio 2016

SULLA DELUSIONE




DICIASSETTESIMO SCRITTO SUL TEMA

PAGHIAMO PEGNO AL PASSATO.. FINCHE' NON SI E' CANCELLATO IL DEBITO...





FERISCE, LOGORA, AVVELENA.. PENETRA FIN NELL'ANIMA E FA AMMALARE PIU' DI OGNI ALTRA COSA..


"... la delusione è un dolore.. che nasce sempre da una fiducia tradita.. dal voltafaccia di qualcuno.. in cui credevamo..."
scriveva Oriana Fallaci nel suo romanzo postumo "Un cappello pieno di ciliege", straordinaria epopea della sua famiglia d'origine, scritta, quando il futuro le si era ormai fatto corto, dopo anni ed anni di scrupolose ricerche su nonne, bisnonni, trisnonne ed arcavoli... genitori, ormai lontani, che avevano plasmato, con i loro passaggi nel tempo, il mosaico del suo Io.

CHRISTIAN SCHLOE




Andare incontro ad una delusione, profonda o superficiale, grande o piccola che sia... dover prendere atto di un qualcosa che non si è realizzato come avrebbe dovuto, qualcosa che, in un solo istante, ha reso vana la nostra aspettativa, la nostra positività, la nostra attesa e la nostra speranza... riportare o subire, a causa dell'altrui intervento, un esito fallace, fallimentare, contrario all'entusiasmo e al desiderio investiti... vedersi traditi nella fiducia, ingannati, umiliati, beffati, scherniti, burlati... constatare che un lavoro è riuscito meno bene di quanto ci si aspettasse perché, dietro le quinte, qualcuno, ha remato nella direzione opposta alla nostra... è un fatto che colpisce alle spalle, che ferisce, che fa sanguinare nel corpo e nello spirito, che addolora, che avvelena, che arriva fin nell'anima, che fa ammalare più di ogni altra cosa.
Ci si sente come chi ha subito un torto che non meritava e ci si vede costretti, nostro malgrado, a trovare un modo per ricambiarlo, per compensarlo... nel tentativo di ritrovare la pace perduta... nell'intento di ristabilire l'ordine originario.. di riportare l'equilibrio e la fiducia fra le parti in gioco... nel desiderio di salvare l'amicizia, il rapporto di lavoro, la relazione affettiva..
CHRISTIAN SCHLOE


La fiorentina Oriana Fallaci, una delle autrici più lette ed amate nel mondo, nel suo romanzo postumo, la monumentale, appassionata, melodrammatica saga familiare "Un cappello pieno di ciliege", opera di inedita, commovente poesia... giocata sui "passaggi nel tempo"... con poderosa metrica scandita dal personaggio della "Storia"... scrive al riguardo: 
"... Niente ferisce, avvelena, ammala, quanto la delusione. 
Perché la delusione è un dolore che deriva sempre da una speranza svanita, una sconfitta che nasce sempre da una fiducia tradita, cioè dal voltafaccia di qualcuno o qualcosa in cui credevamo. 
E a subirla ti senti ingannato, beffato, umiliato. 
La vittima di un'ingiustizia che non ti aspettavi, di un fallimento che non meritavi. 
Ti senti anche offeso, ridicolo, sicché, a volte, cerchi la vendetta. 
Scelta che può dare un po' di sollievo, ammettiamolo, ma che di rado s'accompagna alla gioia e che, spesso, costa più del perdono..."
CHRISTIAN SCHLOE

Se c'è ancora comunione di anime, rispetto, calore e stima, tra l'una e l'altra parte in campo, se non vogliamo perdere la persona che, fino a quel momento, si è relazionata con noi, nel bene o nel male, allora vale la pena di tentare, per amore, di compensare... ricambiando il danno o lo sgarbo che ci è stato arrecato, con uno sgarbo leggermente inferiore, il più piccolo possibile... ma pur sempre uno sgarbo... perché chi si ritiene troppo buono per fare del male all'altro, rovina, quasi sempre e, il più delle volte, senza neppure sapere il perché, il rapporto a due, sia esso di famiglia, di lavoro o di amicizia..
Se, viceversa, fra le due parti c'è solo indifferenza e nessuno dei due sa dire all'altro "mi dispiace", se non si desidera più ricevere nulla l'uno dall'altro, allora non vale la pena di compensare, né nel bene, né nel male...
CHRISTIAN SCHLOE



Pretendere un risarcimento, anche se infinitesimale, un qualcosa che, comunque, pesi all'altro e che sia sufficiente a pareggiare di nuovo i conti tra i due, toglie, in parte, la sofferenza e fa bene all'ordine e all'equilibrio della relazione.
Quando regneranno nuovamente il rispetto, la stima, la fiducia e l'amore, si compenserà nel bene, andando incontro per primi e dando, all'altra parte in gioco, qualcosa di più.
CHRISTIAN SCHLOE