VENTITREESIMO SCRITTO SUL TEMA
MI VENGONO INCONTRO DAL PASSATO.. TENDENDOMI LA MANO..
AD UN GRANDE AMICO DI FAMIGLIA,
CON IMMENSA GRATITUDINE..
AL RICORDO DI QUANTI LO CONOBBERO E LO AMARONO
AL RICORDO DI QUANTI LO CONOBBERO E LO AMARONO
Ciao, Rudi,
Eva mi ha mandato un messaggio...
Ti sei allontanato da noi in silenzio, senza lasciarci il tempo di salutarti... ma noi ti ricorderemo perché tutto, intorno, ci parla ancora di te...
Ci hai voluto bene e te ne abbiamo voluto, caro Rudi!
Io, in particolar modo, conservo, per te, una riconoscenza del tutto speciale, che tengo, ben stretta, in un luogo profondo del mio cuore.
Voglio ringraziarti per tutte le fotografie che, fin dall'estate, ormai lontana, del 1954, quando io e il tuo primogenito Peter avevamo solo due anni di età, tu, appassionato e generoso, hai scattato a me, a mio fratello Nanni, allora di soli pochi mesi di vita, ai miei genitori Marì e Domenico, a quei tempi ancora giovani e forti, ai miei cugini, i Martinazzi, in vacanza, come noi, nell'avita limonaia, materna e paterna, antichi, romantici ruderi bianchi affacciati sul blu splendente del lago.
In queste fotografie, posso rivedere le sorelle del papà Anna e Margherita. Caterina, la più vecchia, non si faceva mai fotografare... Posso rivedere lo zio Dino Martinazzi, padre dei miei cugini, i miei nonni paterni e quelli materni, là riuniti, insieme, per festeggiarci.
Posso rivedere la barca di mio padre, "oggetto delle meraviglie" che, purtroppo, come sai, oggi non esiste più... Ogni anno, il papà la rimetteva a nuovo, ridipingendola pazientemente con l'azzurro, richiamando il colore del cielo, il colore del lago e quello dei suoi meravigliosi occhi luminosi e cangianti... finché, un giorno, preso dalla disperazione, vedendola marcire, decrepita, sotto gli oleandri colorati del porto, la portò in secca e la fece tutta a pezzi... l'amata barca... legna da ardere destinata al caminetto delle sue sorelle...
Nelle tue fotografie, posso rivedere persino la prozia "Maria del Gigi", che, allora, aveva ottantaquattro anni... Pensa che è vissuta fin oltre i novant'anni di età, dopo aver allevato tredici figli e due nipoti rimasti orfani di madre, dopo aver allattato, lei stessa, la sua sorellina più piccola, l'Amabile, perché la loro mamma non aveva più latte...
Posso rivedere la prozia Tonina, venuta, con grande sforzo, dall'America, nonostante i settantadue anni di età, per riabbracciare, ancora una volta, le sue sorelle e i suoi fratelli, in parte rimasti ed, in parte, ritornati in Italia, dopo gli anni duri dell'emigrazione...
Ricordo che il papà, in quell'occasione, alzandosi prestissimo, con il buio del primo mattino, era andato a prenderla, in automobile, fino a Genova, dove lei era arrivata con la nave, dopo ore ed ore di viaggio.
In molti di quegli attimi, fissati dai tuoi scatti, appare tua moglie Erika, giovane, bellissima, sempre molto curata ed elegante.
E mi sorprende sempre vedere come, negli Anni Cinquanta, assomigliasse incredibilmente a Lady Diana d'Inghilterra.
Appare, molto spesso, anche tua madre Anna, già in là con gli anni... Tu la chiamavi, per noi, "mamà Amend". Noi la chiamavamo "nonna di Peter". Ricordo che, nonostante l'età, faceva ancora il bagno nel lago anche quando era gelido, usando un grosso salvagente nero, che altro non era se non la camera d'aria di un vecchio pneumatico messo in disparte, appositamente per lei, dal meccanico del paese, il mitico "Aldo della benzina".
Ti ringrazio di cuore per le bellissime fotografie alle mie famiglie Dalò, Segàla e Martinazzi, in quegli anni riunite, la domenica, tutte insieme, a brindare e a mangiare dolci, in casa del nonno Adolfo e della nonna Verina, a Limone, in piazza..
Ti ringrazio per le foto scattate allo zio Pino, l'unico mio zio materno, alla mia prozia Lisetta, rimasta vedova, dopo soli cinque anni di matrimonio, con un bambino piccolo da crescere... ma anche all'Angioletta Dalò, a Tremosine, nell'estate del 1955 e al Franceschino Piantoni, "l'uomo delle api"... personaggi collegati, anch'essi, al mio sistema familiare da vincoli di parentela che, allora, a noi bambini, parevano, più che altro, segreti inspiegati...
E poi, ancora, nell'estate del 1957, a mia sorella Lella, nata da pochi mesi.
E, più avanti, agli amici Porteri, con il loro bambino ancora piccolo.
Ai Piantoni della "Garbéra", nipoti della mia nonna materna Verina.
Ti ringrazio di cuore per le foto che ci hai scattato nella casa di Vobarno, in valle Sabbia, dove il papà lavorava. Penso fosse l'estate del 1958. Io e tuo figlio Peter avevamo sei anni e sembravamo due fidanzatini innamorati.
Ti ringrazio anche per le foto che riguardano il funerale del nonno Adolfo, nel settembre del 1965.
La mamma, pensando di preservarci dal dolore, non aveva voluto che noi bambini vi partecipassimo. Uno sbaglio, naturalmente, ma come fargliene una colpa?
Ora, grazie a te, posso anch'io ripercorrere, con commozione, quella triste giornata che fa parte della mia storia.
Ti ringrazio per tutto il tempo che ci hai dedicato e per l'affetto e la generosità che hai dimostrato nei nostri confronti, anno dopo anno, ininterrottamente.
Nella cassetta delle lettere, non mancavano mai i tuoi cartoncini di auguri per noi!
Una tradizione di famiglia, la tua, dato che già tuo padre, anche lui nato con la macchina fotografica a tracolla, come te, aveva avuto identico, forte legame d'amore con le mie famiglie di origine ed, in particolar modo, con i Dalò dell'albergo "All'Azzurro", il mitico prozio Bèppi e la carinissima cugina Rully.
Ora, le oltre trecento foto-negative che tu ci hai lasciato e l'incalcolabile numero di fotografie regalate alla nostra famiglia da te e, prima ancora di te, da tuo padre, sono diventate, per me, un tesoro prezioso per i miei studi psicogenealogici.
Le ho fatte sviluppare e le ho ingrandite tutte, alcune anche a piena pagina.
Le ho messe in ordine di tempo e le ho raccolte.
Anita, figlia di Milly Martinazzi e cugina dei miei cugini, saputo dei miei studi, mi ha fatto vedere il bellissimo album di foto che tu le hai lasciato, album nel quale l'albergo "All'Azzurro", il mio prozio Bèppi Dalò, che, purtroppo, io non ho mai potuto conoscere... e sua figlia, la nostra "zia" Rully, noi bambini la chiamavamo zia anche se, in realtà, era cugina della mamma... la fanno, assolutamente, da padroni.
Lì, ho trovato molte foto che avevo già e molte altre che non avevo o che, addirittura, non avevo mai visto prima, come, per esempio, quelle che riguardano il funerale dello zio Bèppi, tanto presente nei sogni e nei racconti di mia madre, che amava ed ammirava questo suo intelligente e generoso zio paterno, tolto all'affetto dei suoi cari, nel settembre del 1944, in modo così tragico ed inaspettato, proprio in quel luogo magico ed incantevole che gli apparteneva.
Sai che, otto anni dopo, sempre a Limone, in casa Dalò, in piazza, a due passi da quel fiabesco angolo di lago, con l'aiuto della mia amata nonna Verina, levatrice del paese, io sono venuta al mondo nello stesso mese, nello stesso giorno ed alla stessa, identica ora in cui è stata tolta la vita al mio prozio Bèppi?
Senza contare il nome...
Giuseppe... divenuto Giuseppina.
Bèppi... trasmutato in Beppìna.
Ricordandoti sempre,
mi voglio firmare con il nome
con il quale tu mi chiamavi...
... tua affezionatissima Peppina
Posso rivedere la prozia Tonina, venuta, con grande sforzo, dall'America, nonostante i settantadue anni di età, per riabbracciare, ancora una volta, le sue sorelle e i suoi fratelli, in parte rimasti ed, in parte, ritornati in Italia, dopo gli anni duri dell'emigrazione...
Ricordo che il papà, in quell'occasione, alzandosi prestissimo, con il buio del primo mattino, era andato a prenderla, in automobile, fino a Genova, dove lei era arrivata con la nave, dopo ore ed ore di viaggio.
LIMONE SUL GARDA - ESTATE DEL 1936 LA "GARBERA" VISTA DALLA BANCHINA DELL'ALBERGO "ALL'AZZURRO". FOTOGRAFIA SCATTATA DAL PADRE DI RUDOLF AMEND. |
In molti di quegli attimi, fissati dai tuoi scatti, appare tua moglie Erika, giovane, bellissima, sempre molto curata ed elegante.
E mi sorprende sempre vedere come, negli Anni Cinquanta, assomigliasse incredibilmente a Lady Diana d'Inghilterra.
Appare, molto spesso, anche tua madre Anna, già in là con gli anni... Tu la chiamavi, per noi, "mamà Amend". Noi la chiamavamo "nonna di Peter". Ricordo che, nonostante l'età, faceva ancora il bagno nel lago anche quando era gelido, usando un grosso salvagente nero, che altro non era se non la camera d'aria di un vecchio pneumatico messo in disparte, appositamente per lei, dal meccanico del paese, il mitico "Aldo della benzina".
Ti ringrazio di cuore per le bellissime fotografie alle mie famiglie Dalò, Segàla e Martinazzi, in quegli anni riunite, la domenica, tutte insieme, a brindare e a mangiare dolci, in casa del nonno Adolfo e della nonna Verina, a Limone, in piazza..
Ti ringrazio per le foto scattate allo zio Pino, l'unico mio zio materno, alla mia prozia Lisetta, rimasta vedova, dopo soli cinque anni di matrimonio, con un bambino piccolo da crescere... ma anche all'Angioletta Dalò, a Tremosine, nell'estate del 1955 e al Franceschino Piantoni, "l'uomo delle api"... personaggi collegati, anch'essi, al mio sistema familiare da vincoli di parentela che, allora, a noi bambini, parevano, più che altro, segreti inspiegati...
E poi, ancora, nell'estate del 1957, a mia sorella Lella, nata da pochi mesi.
E, più avanti, agli amici Porteri, con il loro bambino ancora piccolo.
Ai Piantoni della "Garbéra", nipoti della mia nonna materna Verina.
Ti ringrazio di cuore per le foto che ci hai scattato nella casa di Vobarno, in valle Sabbia, dove il papà lavorava. Penso fosse l'estate del 1958. Io e tuo figlio Peter avevamo sei anni e sembravamo due fidanzatini innamorati.
Ti ringrazio anche per le foto che riguardano il funerale del nonno Adolfo, nel settembre del 1965.
La mamma, pensando di preservarci dal dolore, non aveva voluto che noi bambini vi partecipassimo. Uno sbaglio, naturalmente, ma come fargliene una colpa?
Ora, grazie a te, posso anch'io ripercorrere, con commozione, quella triste giornata che fa parte della mia storia.
Ti ringrazio per tutto il tempo che ci hai dedicato e per l'affetto e la generosità che hai dimostrato nei nostri confronti, anno dopo anno, ininterrottamente.
Nella cassetta delle lettere, non mancavano mai i tuoi cartoncini di auguri per noi!
Una tradizione di famiglia, la tua, dato che già tuo padre, anche lui nato con la macchina fotografica a tracolla, come te, aveva avuto identico, forte legame d'amore con le mie famiglie di origine ed, in particolar modo, con i Dalò dell'albergo "All'Azzurro", il mitico prozio Bèppi e la carinissima cugina Rully.
Ora, le oltre trecento foto-negative che tu ci hai lasciato e l'incalcolabile numero di fotografie regalate alla nostra famiglia da te e, prima ancora di te, da tuo padre, sono diventate, per me, un tesoro prezioso per i miei studi psicogenealogici.
Le ho fatte sviluppare e le ho ingrandite tutte, alcune anche a piena pagina.
Le ho messe in ordine di tempo e le ho raccolte.
Anita, figlia di Milly Martinazzi e cugina dei miei cugini, saputo dei miei studi, mi ha fatto vedere il bellissimo album di foto che tu le hai lasciato, album nel quale l'albergo "All'Azzurro", il mio prozio Bèppi Dalò, che, purtroppo, io non ho mai potuto conoscere... e sua figlia, la nostra "zia" Rully, noi bambini la chiamavamo zia anche se, in realtà, era cugina della mamma... la fanno, assolutamente, da padroni.
Lì, ho trovato molte foto che avevo già e molte altre che non avevo o che, addirittura, non avevo mai visto prima, come, per esempio, quelle che riguardano il funerale dello zio Bèppi, tanto presente nei sogni e nei racconti di mia madre, che amava ed ammirava questo suo intelligente e generoso zio paterno, tolto all'affetto dei suoi cari, nel settembre del 1944, in modo così tragico ed inaspettato, proprio in quel luogo magico ed incantevole che gli apparteneva.
Sai che, otto anni dopo, sempre a Limone, in casa Dalò, in piazza, a due passi da quel fiabesco angolo di lago, con l'aiuto della mia amata nonna Verina, levatrice del paese, io sono venuta al mondo nello stesso mese, nello stesso giorno ed alla stessa, identica ora in cui è stata tolta la vita al mio prozio Bèppi?
Senza contare il nome...
Giuseppe... divenuto Giuseppina.
Bèppi... trasmutato in Beppìna.
Ricordandoti sempre,
mi voglio firmare con il nome
con il quale tu mi chiamavi...
... tua affezionatissima Peppina
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