VENTISEIESIMO SCRITTO SUL TEMA
MI VENGONO INCONTRO DAL PASSATO.. TENDENDOMI LA MANO..
Un pensiero che inseguivo da tempo quello di dedicare un breve testo al "Che" Guevara, figlio di un periodo, poi divenuto storia, che è stato anche il mio periodo... mito, leggenda, espressione e simbolo di un'epopea collettiva popolare che tanto mi ha insegnato nella stagione della mia gioventù... in sensibilità, attenzione, generosità, profondità, ricchezza interiore, disponibilità e dedizione alle esigenze dei meno fortunati, coraggio e lealtà, etica, rigore morale, senso della giustizia... valori universali stampati, ancor oggi, nella mia coscienza... principi che dovrebbero andare oltre le mode del momento, che dovrebbero perdurare nel tempo, ma che, invece, sembrano affievolirsi notevolmente in alcuni periodi storici per, poi, ripresentarsi nuovamente, in altre epoche, con scoperte, talenti, idee ed opere dalla portata "rivoluzionaria", doni eclatanti costretti anch'essi a non perdurare...
ERNESTO GUEVARA DE LA SERNA, AFFASCINANTE, CARISMATICO, IMMORTALE PERSONAGGIO DELLA MIA GENERAZIONE, NONCHE' LUCE, LAMPO, TEMPESTA DELLA NOSTRA STORIA CONTEMPORANEA, RAPPRESENTA, PER ME, LA NOSTALGIA DI "UN PARADISO PERDUTO"... QUELLO DEI MIEI SEDICI ANNI DI ETA'.... L'IMMAGINE FAVOLOSA E IDEALIZZATA DI UN'UTOPIA NELLA QUALE IL MIO SPIRITO ADOLESCENZIALE DI RAGAZZA GIOVANE PIENA DI ASPIRAZIONI E DI SPERANZA RIPONEVA GRANDI ASPETTATIVE....
E' STATO COLUI CHE, CREDENDO NELL'IMPOSSIBILE, CON GLI OCCHI BRILLANTI DI GIOIA, HA ACCESO, PER UN ATTIMO, LA SUA EROICA FIACCOLA SULLA RUOTA DEL SOLE PER RISVEGLIARE, NEGLI UOMINI DI TUTTO IL PIANETA, IL FUOCO DELLA LORO COSCIENZA, PER LIBERARLI DALL'OSSESSIONE DELLA POVERTA', PER SCACCIARE DALLE LORO ANIME I DEMONI DELL'IGNORANZA, PER PORRE NEL LORO CUORE I FALCHI DELLA SPERANZA, PER AIUTARLI A RECUPERARE I LORO DESIDERI, PER TENTARE DI REALIZZARE IL SOGNO IMPOSSIBILE DI UN MONDO MIGLIORE...
Fin dall'adolescenza, nella mia camera, sopra la testata del letto, quasi fosse una sacra icona, c'era l'immagine di Ernesto "Che" Guevara stampata su di un grande poster che avevo ricevuto in regalo da mio fratello. La gigantografia riproduceva la foto più celebre del "Che", quella scattatagli, all'Avana, il 5 di marzo del 1960, durante i funerali delle cento e più vittime dell'esplosione della nave Coubre, dal fotografo Alberto Korda. L'immagine, stupenda e serissima, venne, poi, regalata a Giangiacomo Feltrinelli che la mise in copertina al libro "Diario in Bolivia", del 1968, e ne ricavò alcuni poster, tutti molto simili al mio..
In questo "Che", serio, bellissimo e fiero io mi specchiavo tutte le mattine ancor prima dell'alba, e, con me, si specchiava tutto il mio idealismo giovanile.
Dire "Che", per me, equivaleva, allora, a dire di avere fra le mani un "qualcosa di più grande" per cui potesse valere veramente la pena il vivere... Voleva dire riuscire a sentire sulla propria guancia lo schiaffo dato a un qualunque altro uomo in una qualsivoglia parte del mondo...
Dire "Che" era il non riuscire a darsi pace, il non potersi sentire liberi e felici finché anche un solo uomo al mondo fosse stato in catene...
Era il protestare contro le ingiustizie, contro lo sfruttamento, contro gli abusi perpetrati dai regimi totalitari, dalla tirannia, dall'imperialismo, dal colonialismo ai danni dei più deboli, dei più poveri... Era l'impegnarsi a curare, ad aiutare, ad istruire i malati, gli affamati, i derelitti, gli emarginati, gli esuli, gli oppressi... L'assistere, con dedizione totale, anche i soldati dei nemici, come dovrebbe sempre fare un buon medico, un uomo votato alla salvaguardia incondizionata della vita... Era il rimanere fedele ai propri ideali, quelli umanitari.. di libertà, di democrazia, di uguaglianza... sempre e comunque...
Dire "Che" era il sentirsi disposti a dare persino la vita per "un qualcosa di più grande"...
Un modello a cui tendere.. per me..
Ernesto Guevara de la Serna, figlio di Ernesto Guevara Lynch e di Celia de la Serna... questo il suo vero nome.
Proveniente da una famiglia benestante in viaggio di fuga dalla città di appartenenza alla ricerca di un luogo adatto a far crescere, senza troppa sofferenza, il piccolo Ernesto, bambino intelligentissimo, ma soggetto a crisi d'asma talmente violente da rendergli difficile come una battaglia il respirare, il "Che" entrerà lottando anche a far parte della sua epoca...
Una personalità geniale collegata attraverso un invisibile filo sottile a talenti del calibro di Yasser Arafat, di Nelson Mandela, di Malcolm X, di Martin Luther King...
Tutti uomini di straordinaria intelligenza, vissuti nel medesimo periodo storico e mossi dalla stessa inclinazione.
Uomini osteggiati, incarcerati, assassinati.. oggi considerati personaggi storici di particolare rilievo per la portata rivoluzionaria delle loro idee e delle loro opere.
Frutti del loro tempo.
Anime interconnesse.
Simboli di una stagione di passaggio, tempestosa, ma ricca di significato... stagione situata a cavallo fra un'epoca storica che si stava chiudendo in modo improvviso e veloce e un'altra nuova epoca che, prepotentemente e altrettanto velocemente, stava per aprirsi all'orizzonte.
Non è certo un caso il fatto che, proprio nel 1952, anno nel quale io sono venuta al mondo, mentre, a Buenos Aires, il "Che", studente universitario, intraprendeva, approfittando del periodo di pausa tra le lezioni, un viaggio "illuminante" alla scoperta delle dure condizioni di vita dei popoli dell'America latina, maturando, sempre più, l'idea di voler provare a combattere, in prima persona, le ingiustizie e lo sfruttamento... in Egitto nascesse "L'Associazione degli Studenti Palestinesi" fondata da un "certo" Yasser Arafat, personaggio, in quel tempo, ancora pressoché sconosciuto sullo scenario della storia..
Non è un caso il fatto che, in varie altre parti del mondo, anche geograficamente lontanissime fra loro, in quegli anni, stessero sorgendo movimenti di protesta contro i regimi totalitari e lotte per la libertà e l'uguaglianza tra gli uomini...
E che dire del fatto successo il primo giorno di dicembre del 1955, quando, su di un autobus che transitava nella città di Montgomery, in Alabama, Rosa Parks, donna afroamericana di colore, trovò, dentro di sé, il coraggio e si rifiutò categoricamente di cedere il posto a sedere a un passeggero bianco che glielo richiedeva?
E, ancora, che dire dei moti rivoluzionari ungheresi che, all'inizio di novembre del 1956, densi di sogni di libertà, avevano portato quel paese oppresso ad un'insurrezione improvvisa contro l'invasore sovietico... tentativo pieno di entusiasmo, poi tragicamente naufragato nel sangue e nella repressione?
E ricordiamo ancora che, da tutt'altra parte del mondo, in Sudafrica, nel giugno del 1964, Nelson Mandela, allora pressoché sconosciuto membro del "Nuovo Partito Comunista Sudafricano", veniva ingiustamente condannato all'ergastolo...
E che ventisette anni dopo, avrebbe ricevuto il "Premio Nobel per la Pace" e, nel 1994, sarebbe diventato presidente del suo paese...
E, ancora, che, nel 1965, negli Stati Uniti d'America, l'attivista del "Movimento per i Diritti degli Afroamericani", Malcolm X, come il "Che" quarant'anni di età ancora da compiere, veniva assassinato durante un comizio...
Una folla commovente ed immensa, stimata attorno ai due milioni di anime, prenderà, poi, parte, con orgoglio e sfida, al suo funerale, consacrando Malcolm X sacra icona dei neri d'America, al pari di Martin Luther King... altro grande eroe di quell'epoca sempre in bilico tra lotte per l'uguaglianza e repressioni.
Sì, un frutto del suo tempo, il "Che", collegato inconsapevolmente ad altri frutti...
Ricchezza di idee e di contenuti, per me, ancora giovane ragazza... scelta, volontà, espressività, operosità, pienezza, consistenza...
Antidoto alla vacuità, alla noia, al vuoto, alla futilità, all'ineluttabilità...
Raffigurazione del non volersi rassegnare, del non volersi abbandonare all'indolenza, all'inoperosità, all'inerzia, all'abitudine che tutto uniforma...
Quante volte, salendo con gli anni, magari attratta dagli spettri delle somiglianze, e sempre innalzando gli altri sul piedistallo delle mie aspettative, ho cercato, invano, negli amici incontrati sulle strade della vita, il "mio" "Che"... romantico e sognatore, sensibile ed ispirato, poetico e visionario, vivace ed entusiasta come un fanciullo... geniale, profondo ed impegnato come un uomo che crede nei miracoli... un "figlio delle stelle", una scintilla dell'infinito arrivata alle soglie dell'impossibile per permettere agli uomini di trionfare sull'ignoranza... un immenso catalizzatore, un pioniere, un eroico guerrigliero dallo spirito cavalleresco... un uomo intenzionato a contribuire alla guarigione del pianeta, a trasformare la realtà esterna a partire dalla propria coscienza... un'anima coraggiosa innamorata dell'amore e governata da elevate qualità morali, da principi nobili, "alti"... ordini per i quali possa veramente valere la pena il vivere...
In questo "Che", serio, bellissimo e fiero io mi specchiavo tutte le mattine ancor prima dell'alba, e, con me, si specchiava tutto il mio idealismo giovanile.
Dire "Che", per me, equivaleva, allora, a dire di avere fra le mani un "qualcosa di più grande" per cui potesse valere veramente la pena il vivere... Voleva dire riuscire a sentire sulla propria guancia lo schiaffo dato a un qualunque altro uomo in una qualsivoglia parte del mondo...
Dire "Che" era il non riuscire a darsi pace, il non potersi sentire liberi e felici finché anche un solo uomo al mondo fosse stato in catene...
Era il protestare contro le ingiustizie, contro lo sfruttamento, contro gli abusi perpetrati dai regimi totalitari, dalla tirannia, dall'imperialismo, dal colonialismo ai danni dei più deboli, dei più poveri... Era l'impegnarsi a curare, ad aiutare, ad istruire i malati, gli affamati, i derelitti, gli emarginati, gli esuli, gli oppressi... L'assistere, con dedizione totale, anche i soldati dei nemici, come dovrebbe sempre fare un buon medico, un uomo votato alla salvaguardia incondizionata della vita... Era il rimanere fedele ai propri ideali, quelli umanitari.. di libertà, di democrazia, di uguaglianza... sempre e comunque...
Dire "Che" era il sentirsi disposti a dare persino la vita per "un qualcosa di più grande"...
Un modello a cui tendere.. per me..
Ernesto Guevara de la Serna, figlio di Ernesto Guevara Lynch e di Celia de la Serna... questo il suo vero nome.
Proveniente da una famiglia benestante in viaggio di fuga dalla città di appartenenza alla ricerca di un luogo adatto a far crescere, senza troppa sofferenza, il piccolo Ernesto, bambino intelligentissimo, ma soggetto a crisi d'asma talmente violente da rendergli difficile come una battaglia il respirare, il "Che" entrerà lottando anche a far parte della sua epoca...
Una personalità geniale collegata attraverso un invisibile filo sottile a talenti del calibro di Yasser Arafat, di Nelson Mandela, di Malcolm X, di Martin Luther King...
Tutti uomini di straordinaria intelligenza, vissuti nel medesimo periodo storico e mossi dalla stessa inclinazione.
Uomini osteggiati, incarcerati, assassinati.. oggi considerati personaggi storici di particolare rilievo per la portata rivoluzionaria delle loro idee e delle loro opere.
Frutti del loro tempo.
Anime interconnesse.
Simboli di una stagione di passaggio, tempestosa, ma ricca di significato... stagione situata a cavallo fra un'epoca storica che si stava chiudendo in modo improvviso e veloce e un'altra nuova epoca che, prepotentemente e altrettanto velocemente, stava per aprirsi all'orizzonte.
Non è certo un caso il fatto che, proprio nel 1952, anno nel quale io sono venuta al mondo, mentre, a Buenos Aires, il "Che", studente universitario, intraprendeva, approfittando del periodo di pausa tra le lezioni, un viaggio "illuminante" alla scoperta delle dure condizioni di vita dei popoli dell'America latina, maturando, sempre più, l'idea di voler provare a combattere, in prima persona, le ingiustizie e lo sfruttamento... in Egitto nascesse "L'Associazione degli Studenti Palestinesi" fondata da un "certo" Yasser Arafat, personaggio, in quel tempo, ancora pressoché sconosciuto sullo scenario della storia..
Non è un caso il fatto che, in varie altre parti del mondo, anche geograficamente lontanissime fra loro, in quegli anni, stessero sorgendo movimenti di protesta contro i regimi totalitari e lotte per la libertà e l'uguaglianza tra gli uomini...
E che dire del fatto successo il primo giorno di dicembre del 1955, quando, su di un autobus che transitava nella città di Montgomery, in Alabama, Rosa Parks, donna afroamericana di colore, trovò, dentro di sé, il coraggio e si rifiutò categoricamente di cedere il posto a sedere a un passeggero bianco che glielo richiedeva?
E, ancora, che dire dei moti rivoluzionari ungheresi che, all'inizio di novembre del 1956, densi di sogni di libertà, avevano portato quel paese oppresso ad un'insurrezione improvvisa contro l'invasore sovietico... tentativo pieno di entusiasmo, poi tragicamente naufragato nel sangue e nella repressione?
E ricordiamo ancora che, da tutt'altra parte del mondo, in Sudafrica, nel giugno del 1964, Nelson Mandela, allora pressoché sconosciuto membro del "Nuovo Partito Comunista Sudafricano", veniva ingiustamente condannato all'ergastolo...
E che ventisette anni dopo, avrebbe ricevuto il "Premio Nobel per la Pace" e, nel 1994, sarebbe diventato presidente del suo paese...
E, ancora, che, nel 1965, negli Stati Uniti d'America, l'attivista del "Movimento per i Diritti degli Afroamericani", Malcolm X, come il "Che" quarant'anni di età ancora da compiere, veniva assassinato durante un comizio...
Una folla commovente ed immensa, stimata attorno ai due milioni di anime, prenderà, poi, parte, con orgoglio e sfida, al suo funerale, consacrando Malcolm X sacra icona dei neri d'America, al pari di Martin Luther King... altro grande eroe di quell'epoca sempre in bilico tra lotte per l'uguaglianza e repressioni.
Sì, un frutto del suo tempo, il "Che", collegato inconsapevolmente ad altri frutti...
Ricchezza di idee e di contenuti, per me, ancora giovane ragazza... scelta, volontà, espressività, operosità, pienezza, consistenza...
Antidoto alla vacuità, alla noia, al vuoto, alla futilità, all'ineluttabilità...
Raffigurazione del non volersi rassegnare, del non volersi abbandonare all'indolenza, all'inoperosità, all'inerzia, all'abitudine che tutto uniforma...
Quante volte, salendo con gli anni, magari attratta dagli spettri delle somiglianze, e sempre innalzando gli altri sul piedistallo delle mie aspettative, ho cercato, invano, negli amici incontrati sulle strade della vita, il "mio" "Che"... romantico e sognatore, sensibile ed ispirato, poetico e visionario, vivace ed entusiasta come un fanciullo... geniale, profondo ed impegnato come un uomo che crede nei miracoli... un "figlio delle stelle", una scintilla dell'infinito arrivata alle soglie dell'impossibile per permettere agli uomini di trionfare sull'ignoranza... un immenso catalizzatore, un pioniere, un eroico guerrigliero dallo spirito cavalleresco... un uomo intenzionato a contribuire alla guarigione del pianeta, a trasformare la realtà esterna a partire dalla propria coscienza... un'anima coraggiosa innamorata dell'amore e governata da elevate qualità morali, da principi nobili, "alti"... ordini per i quali possa veramente valere la pena il vivere...
Ernesto Guevara de la Serna Rosario (Argentina) 14 giugno 1928 La Higuera (Bolivia) 9 ottobre 1967 |
Da ragazza ero così innamorata del "Che" che, pur non essendo mai stata una cima nel disegno, riuscivo, magari mentre tentavo di studiare, a fargli dei ritratti meravigliosi... con la biro, con la matita, con quello che avevo, in quel momento, fra le mani..
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