mercoledì 30 settembre 2015

IL PERCORSO DI VITA DI MARC CHAGALL


UNDICESIMO SCRITTO SUL TEMA

PAGHIAMO PEGNO AL PASSATO.. FINCHE' NON SI E' CANCELLATO IL DEBITO..




LA NOSTALGIA DELLA PERDUTA TERRA MADRE

NELLA PITTURA FIABESCA DI MARC CHAGALL


I bambini i cui genitori sono emigrati, fuggiti, rimasti senza una patria... sentono un fortissimo, malinconico richiamo verso il paese lasciato dal padre o dalla madre e, ancor più dei loro genitori ed in modo più forte se non conoscono affatto il luogo di provenienza che appartiene loro, soffrono, si rattristano, si tormentano, proprio in base a questo motivo, fin nelle profondità del loro esistere...
La nostalgia per la propria terra madre... la spinta a ritornare al proprio paese natale, anche se si manifestano ad un livello del tutto inconscio, sono così intense e struggenti che, in molti casi, riescono a trasformare il dispiacere in malattia... a meno che non si arrivi a prender coscienza del fatto e a sublimarlo portandolo all'esterno, magari attraverso un'attività creativa... come la pittura...
"IL PITTORE DELLA LUNA"  -  1917
MARC CHAGALL  (1887-1985)

In Marc Chagall troviamo l'esempio convincente di un uomo geniale che, deciso a non lasciarsi prendere nella rete della nostalgia e del ricordo amaro delle sue perdute origini, cerca, con la forza del cuore, di esorcizzare, attraverso centinaia di dipinti, sculture, opere in ceramica ed in vetro, murales e mosaici... dai bellissimi colori carichi, energici, immediati, liberi e brillanti... le conseguenze del suo "essere senza patria"...
"I FIDANZATI DELLA TOUR EIFFEL"  -  1913
MARC CHAGALL
VITEBSK (IMPERO RUSSO) 7 LUGLIO 1887
SAINT-PAUL-DE-VANCE (FRANCIA) 28 MARZO 1985

Nei suoi tre diversi nomi, quello ebraico, quello russo e quello francese... è già riassunto il suo complicato percorso di vita...
Le sue origini ebraiche chassidiche ce lo descrivono come Moishe Segal...
Segal era un cognome tradizionale levita... una sigla... un acronimo per "assistente levita", "aiutante del rabbino", "braccio destro del sacerdote"...
Mark Zacharovic Sagalov, abbreviato in Sagal, ci dà la sua successiva identità... quella russa...
Marc Chagall, infine, la trascrizione francese, ci fornisce il suo terzo profilo...
Tre diversi nomi... tre diverse patrie... tre matrici, tre essenze... tre "dolori del ritorno"... che esploderanno con forza nelle sue opere... anche se quella ebraica chassidica, delle sue avite origini di appartenenza, resterà sempre la sua natura dominante... la prima fra tutte, quella che avrà il predominio sulle altre...
"AMANTI"  -  1950
MARC CHAGALL

Il movimento degli ebrei chassidici, al quale apparteneva, da diverse generazioni, la famiglia Segal, si distingueva, all'interno dell'ebraismo tradizionale, per il grande entusiasmo, l'allegria, il fervore, l'uso della musica, del canto, della danza..... per il voler vedere le meraviglie di Dio nei piacevoli benefici che ci provengono dalla vita terrena, nelle piccole gioie sensoriali, nei minimi aspetti del comune vivere quotidiano..... per l'interpretazione solare, creativa, originale, soggettiva... dei sacri testi biblici..... per l'uso colorito delle parabole, delle favole, delle leggende, delle fiabe, dei racconti popolari tramandati, di generazione in generazione, con una fantasia, una ricchezza di dettagli, un movimento eccezionali... con un simbolismo ed una lirica del tutto particolari..... per l'insistenza nel privilegiare la percezione soggettiva ed il rapporto diretto dell'individuo con Dio, scavalcando la mediazione, a volte limitante, del rabbino.....
"IL CIRCO BLU"  -  1952
MARC CHAGALL

Gli innamorati sospesi fra il cielo e la terra... gli amanti che si abbracciano... il violinista, con la redingote viola aperta a forbice e le scarpe scompagnate, che suona, sopra i tetti delle case la sua dolcissima, struggente melodia... la contadina che, con la mano sinistra, quella del cuore, indica il figlio che porta in grembo... il suonatore di flauto che scende dal cielo a testa in giù... il mercante di bestiame seduto sul carro che, con la mano, alza il frustino sul tiro... il caprone blu, viola e bianco, dallo sguardo grave e profondo, accosciato sul carro diretto al mercato per essere venduto..... la cavalla incinta dall'occhio consapevole, il peso del giogo sul collo e, nel ventre, sdraiato a pancia all'insù, rosa tenue, perfetto, il suo cavallino già pronto a vedere la luce..... il gatto giallo dal volto troppo umano.... il cavallo fulvo che vola nel buio della notte, reggendo il chiarore di un candelabro acceso.... la luna semicoperta da un'eclissi.... la vecchia pendola sempre un poco sbilenca e fuori posto, che ondeggia irraggiungibile, piovuta dalle estreme regioni del tempo.... le case di legno che lievitano come nuvole, in un paese senza forza di gravità..... le mucche, le caprette, gli agnelli, gli asini, i maialini... i pesci, i galli, le gru... le volpi... gli angeli, i rabbini, gli sposi, i musicisti, gli acrobati... le staccionate, i mazzi di fiori, i ventagli, le trombe, i tamburelli, le tavolozze, i tetti delle case, i baldacchini... sono tutte "piccole grandi cose" abitate da Dio che gli derivano dalla mistica chassidica della sua infanzia...
"LA CAVALLERIZZA"  -   1931
MARC CHAGALL

"...C'è un solo colore che dona senso all'arte ed alla vita stessa. Il colore dell'amore..." ripeteva Marc Chagall... "Se creo qualcosa usando il cuore, molto facilmente funzionerà.." continuava...
"NEVE SULLA CHIESA"  -  1927
MARC CHAGALL

Il 7 di luglio del 1887, giorno della nascita di Moishe Segal,
il villaggio di Vitebsk (allora Impero Russo, oggi Bielorussia)
dove la sua famiglia viveva le tristi condizioni degli ebrei russi sotto il dominio degli zar, venne attaccato con ferocia dai cosacchi e la sinagoga data, con spregio, alle fiamme...
"Io sono nato morto!" era solito ripetere Marc Chagall
nel rievocare le proprie origini...
"Mia.. ora.. è soltanto la patria dell'anima...
Non vi sono case:
furono distrutte durante la mia infanzia...
I loro inquilini volano ancora nell'aria...
...vivono tutti nella mia anima..."

Con, alle spalle, le terribili persecuzioni subite dal suo popolo nel corso della storia... vittima lui stesso della politica discriminatoria dello zar di Russia nei confronti degli ebrei... nel maggio del 1941, durante la Seconda Guerra Mondiale, Marc Chagall sarà costretto a lasciare anche la Francia per sfuggire ai rastrellamenti nazisti.....

venerdì 25 settembre 2015

IL GIORNO DEL COMPLEANNO


QUINDICESIMO SCRITTO SUL TEMA

MI VENGONO INCONTRO DAL PASSATO.. TENDENDOMI LA MANO..


"FIGLIA SOSTITUTIVA"... PORTO IL NOME DI UNO ZIO MORTO ANZITEMPO E SONO NATA NELL'ANNIVERSARIO DELLA SUA MORTE VIOLENTA...


Mercoledì della scorsa settimana, ho festeggiato il mio compleanno, un giorno del tutto speciale per me, impossibile da dimenticare ed anche molto, molto triste, perché coincide con un penoso e mai del tutto chiarito anniversario di famiglia dell'ascendenza genealogica di mia madre...
Io, nel 1954, all'età di un anno e qualche mese,
in una rielaborazione del fotografo

Tita Franzosi di Salò.




Alla stessa, identica ora nella quale io, sessantatré anni or sono, sono venuta al mondo... nello stesso giorno... nello stesso mese... e nello stesso piccolo paese di appartenenza, luogo magico ed incantato affacciato sul lago di Garda, proprio al confine fra la Lombardia ed il Trentino... otto anni prima della mia nascita, già quasi al termine della Seconda Guerra Mondiale, in modo del tutto inatteso e violento, perdeva la vita, colpito al cuore dalla fucilata di un sottufficiale tedesco, lo zio di mia madre, zio che portava il mio stesso nome di battesimo, Giuseppe...
Lo zio Giuseppe Luca, detto Bèpi,
a cavallo fra l'Ottocento ed il Novecento,
in divisa da collegiale, ad Innsbruck, in Austria,
dove studiava insieme al figlio di un illustre politico limonese,
membro del Senato e amico di famiglia.
Erano le ore dodici e trenta minuti del giorno sedici settembre del 1944, anno di sangue per Limone sul Garda...
Un soldato tedesco, alloggiato, da tempo, presso l'albergo del quale lo zio materno era proprietario, ritornato da una missione che lo aveva portato fino in Piemonte, stava, a suo dire, ripulendo le armi su di un grande terrazzo dal quale si scorgeva, situata più in basso, la porta d'ingresso della sala da pranzo, dove il mio prozio stava servendo, di persona, i suoi clienti... non più turisti stranieri, come un tempo, ma ufficiali e sottufficiali tedeschi che, dall'undici settembre del 1943, cioè da più di un anno a quella parte, avevano requisito l'albergo per alloggiarvisi... 
Terminato di servire in tavola, lo zio era solito uscire dalla sala per rilassarsi, solo per un attimo, fra il verde dei suoi pergolati...
Fu in quell'attimo che, dal fucile, ancora carico, del sottufficiale tedesco, inavvertitamente, o, per lo meno, così fu, da lui stesso, riferito, partì un colpo mortale che colse lo zio in pieno petto, proprio all'altezza del cuore...
Portato, immediatamente, all'ospedale di Riva del Garda, solo dieci chilometri a nord di Limone, con l'unica auto di servizio pubblico esistente in paese, di stanza proprio davanti al suo albergo, nonostante il pronto intervento chirurgico, Giuseppe esalò il suo ultimo respiro. 
Sconvolto, perplesso ed impotente il fratello minore che lo accompagnava, fratello che poi, esattamente otto anni dopo, sarebbe divenuto mio nonno... in quella stessa ora, in quello stesso giorno ed in quello stesso mese...
Nel registro dei morti, di fianco alla notifica del decesso, il parroco aggiunse questa frase: "Prima di morire, Giuseppe, chiese che fosse perdonato all'involontario suo uccisore". 
Così riferisce Domenico Fava, studioso di storia e cultura gardesana, nell'interessante, ampio capitolo quindicesimo del grande volume intitolato "Limone sul Garda", capitolo tutto dedicato alle vicende storiche del piccolo borgo dell'Alto lago dove io ed il mio prozio abbiamo avuto i natali, vicende che, partendo dall'Unità d'Italia, arrivano fino alla fine della Seconda Guerra Mondiale.
Non si seppe mai se lo zio fu vittima di un crimine oppure di un fatale, tragico incidente...
Il dubbio portò con sé la confusione sui volti e nella mente delle persone a lui vicine... e un vuoto incolmabile si aprì nei cuori dei parenti e degli amici più cari. 
Immenso il dolore della giovane figlia, già orfana di madre dall'età di sei anni, che si ostinava, ripetutamente, ad interrogare gli ufficiali tedeschi sull'accaduto, senza riuscire a capacitarsi del fatto. 
Acuta la pena della madre, anziana, ma ancora in grado di capire quello che tutti le volevano nascondere...
Pesante lo sconforto della sorella maggiore...
Senza fine le lacrime del fratello minore...
Unica nipote presente (gli altri due erano al fronte) mia madre, che amava ed ammirava questo suo zio paterno più di qualsiasi altro zio...
Grazie alla sua testimonianza  ho potuto scrivere queste righe.
Ogni volta che la interrogo sull'argomento, sperando di strapparle un qualcosa in più, che mai non arriva... lei muove gli occhi con inquietudine, come chi ha desiderio di chiudere un colloquio troppo spinoso o, forse, semplicemente, troppo penoso...
"Nessuno di noi si era mai accorto che la tua data di nascita coincideva con quella della morte dello zio Bèpi!" mi ripete...
"Dovevi arrivare tu, con i tuoi studi, per scoprirlo!"  sorride con sarcasmo...
"Ma possibile che mai nessuno, in famiglia, se ne fosse accorto?" insisto io... 
"Possibile che nessuno di voi, alla mia nascita, avesse notato una cosa così evidente?"
Tutte le morti improvvise sono difficili da accettare...
Nel caso dello zio, c'è stato un qualcosa in più...
Il normale processo di elaborazione del lutto, ad un certo punto, si dev'essere come interrotto...
L'accettazione, il sollievo dalla sofferenza, la guarigione, il distacco, molto probabilmente stentavano troppo ad arrivare...
La ferita ancora aperta non riusciva , in nessun modo, a cicatrizzare...
Il sistema familiare deve aver dato il via alla ricerca di un conforto da individuare all'interno del contratto di uno o più discendenti, concepiti negli anni successivi al decesso... conforto che consentisse di ridurre il dolore, fornendo, in un qualche modo, la possibilità di "far continuare a vivere" la persona cara, ormai deceduta, attraverso qualcun altro, chiamato a ricordarla, ad "indossare il suo abito", a sostituirla, ad occupare il suo posto... a portare, per anni, in segreto, la sua stessa identità, con tutte le ripercussioni che questo fatto può comportare... evoluzione psicologica frenata, perturbata, deviata... per lo meno finché non si arriva a prender coscienza dell'accaduto... esorcizzando e sublimando il problema.. magari attraverso un'attività creativa...
Figlia del lutto non elaborato, chiamata a ricordare con l'ora, il giorno, il mese della mia data di nascita e, non bastasse questo, anche con il mio nome, il mio prozio materno, personaggio di sesso opposto al mio... morto anzitempo in modo improvviso e violento ed in circostanze mai chiarite... mi sono mossa, fin da piccola, su di un terreno minato, pieno di rischi e di pericoli..... terreno che, fortunatamente, conteneva in sé anche la possibilità di portare a termine il processo di elaborazione del lutto lasciato incompiuto...
All'inizio, la mia, è stata l'innocenza, la fedeltà e la sofferenza di chi non sa trovare la soluzione ad un problema che avverte, ma che non sa bene mettere a fuoco... 
Con il tempo, invece, ho imparato ad accogliere, ad amare e ad onorare questa importante persona del mio passato... a tenerla con me, come fosse "un sigillo sul mio cuore"...
A volte, immagino questo mio antenato davanti a me... 
Lo vedo come era nelle sue fotografie più belle... bambino dall'intelligenza aperta... ragazzo bilingue che adorava la musica e la politica, eternamente in viaggio fra l'Impero austro-ungarico e il Regno d'Italia... ventenne così preso dalla "causa italiana" da arrivare persino a svolgere il rischioso compito di "informatore" presso il Comando della Regia Guardia di Finanza di Limone, posta a vigilare il confine....
Lo vedo giovane innamorato.... sposo affezionatissimo....  padre amorevole e generoso...
"Ti darò tutto il mio rispetto, ora.." gli sussurro... 
"Non avrò nulla da temere..."
"Hai bussato e la mia anima ti ha aperto.."
"Avrai un posto d'onore nel mio cuore.."
"La mia data di nascita perpetuerà il ricordo della tua morte prematura..."
"La tua grande generosità continuerà a vivere in me... La accoglierò come tuo dono "principe" nella mia esistenza... come si accoglie una speciale "benedizione" che porta con sé una forza nuova e benefica, in grado di guarire ogni ferita..."
"Renderò nota la tua triste storia, rimasta nell'ombra, affinché tutto possa ritornare a posto... come era prima..."

domenica 20 settembre 2015

OGNI RELAZIONE UMANA E' UNA RICERCA D'AMORE


TREDICESIMO SCRITTO SUL TEMA

NUMEROLOGIA... UN VIAGGIO ALL'INTERNO DI NOI STESSI...


NEI DATI ANAGRAFICI SONO NASCOSTI I NOSTRI TALENTI... LA NOSTRA PERSONALITA'... LO SCOPO DELLA NOSTRA VITA...



LA CRESCITA INTERIORE NON PUO' PRESCINDERE DAL RAPPORTO CON GLI ALTRI...


STRALCIO COLLEGATO AI DODICI TESTI PRECEDENTI

Nel nome, quel vocabolo con il quale indichiamo un albero, un fiore, un uccello, una pietra preziosa, un rimedio, una tecnica, un popolo, una terra, una virtù... è già contenuta l'essenza della cosa stessa... So che è difficile da credere, ma anche nel nome proprio di ogni persona, Anna, Pietro, Elisa, Sofia, Veronica, Gabriele... e nel cognome, Dominici, Feltrinelli, Cipriani, La Porta, Croce... è già contenuta l'intima natura che identifica quella persona, quella famiglia, quella stirpe... l'insieme dei suoi caratteri fondamentali ed il suo divenire, anche se ancora sotto forma di seme... I nostri nomi ed i nostri cognomi sono dei codici, dei cifrari... Alle lettere corrispondono numeri che possono essere sommati fra di loro e ridotti... Ad ogni numero corrisponde un "personaggio" dotato di un proprio carattere...
C'è chi è un "Cercatore" e chi è un "Girovago"...
C'è chi è un "Sovrano" e chi è un "Tiranno"...
C'è chi è un "Guerriero" e chi è un "Ribelle"...
C'è chi è un "Angelo custode" e chi è un "Martire".....
Ci sono "Fanciulli", "Giullari", "Saggi", "Geni", "Prigionieri", "Orfani", "Solitari", "Amanti", "Perfezionisti", "Maestri", "Condottieri".....
Il carattere di ognuno di noi è formato dalla presenza di cinque, sette, nove "personaggi" o anche più... alcuni dominanti, altri sottoposti..... un complesso di qualità caratteristiche, organizzate in un tutto unico..... un intarsio di colori che rende ogni persona preziosa, irripetibile, diversa da tutte le altre..... colori che interagiscono continuamente fra di loro, come accade ai membri di una stessa famiglia..... ad un insieme di stelle di una stessa costellazione celeste..... ad un gruppo di "Dei" della mitologia greca, radunati, nella loro antica dimora, sulla vetta più alta del monte Olimpo, la cui cima tocca ancora il cielo.....
JOHN WILLIAM GODWARD  (1861 - 1922)
"OZIO ESTIVO :  SOGNI DIURNI"


Dalle lettere contenute nel mio nome e nel mio cognome, convertite in numeri e ridotte, è emersa una bella "personalità", sia per quanto riguarda l'"anima", la mia parte più intima e profonda... che è risultata legata alla saggezza, alla spiritualità, all'elevazione, al rigore morale, alla perfezione, all'analisi minuziosa, al pensiero, alla meditazione, all'astrazione, al silenzio ed alla magia della vita... come pure, ahimè, al ritiro, al dubbio ed all'isolamento....... sia per quanto riguarda la "persona", il vestito che presento agli altri... armatura che, da un lato, mi aiuta ad essere accettata in famiglia e nella società, e che, dall'altro, mi permette di preservare gli strati più vulnerabili della mia "anima"... vestito che è risultato legato alla sensibilità, alla dolcezza, alla pazienza, all'ascolto, all'intimità, alla ricettività, alla cooperazione... ma anche all'originalità, alla luce, alla visione, all'utopia, alla missione, alla sincronicità.....
JOHN WILLIAM GODWARD  (1861 - 1922)
"L'ASSENZA FA BATTERE IL CUORE"  -  1912
Pittore inglese, appartenente al neoclassicismo vittoriano,
John William Godward sapeva esprimere, con grazia ed abilità,
sentimenti e stati d'animo immortali...


Dalla data di nascita, dal giorno, dal mese, dall'anno nel quale sono venuta al mondo, con le dovute riduzioni e sottrazioni, sono riaffiorati i miei difficili aspetti "ombra"..... la "ribelle" insicura che ha avuto un rapporto problematico con il padre..... bambina e, poi, ragazza dal viso imbronciato, tutt'uno con il suo rifiuto, la sua opposizione, il suo individualismo, l'orgoglio, l'ostinazione, la rabbia, il rancore, l'impulsività e l'estremismo..... e l'"orfana" nostalgica del "paradiso" che sussurra la sua struggente richiesta d'amore, segno inequivocabile del complesso rapporto di dipendenza che ha vissuto con la madre..... anch'essa, a suo tempo, ragazza timida ed emotiva, ma non certo così timorosa, così delusa, così nostalgica, così passiva... così.. vittima degli eventi... eventi ingestibili... troppo grandi per una bimba..... 
Aspetti "tenebra" fondamentali, questi, nell'analisi del mio carattere, perché in grado di far luce sul mio potenziale squilibrio di partenza.....
JOHN WILLIAM GODWARD  (1861 - 1922)
"ISMENIA"  -  1908
A differenza di altri seguaci di Sir Lawrence Alma-Tadema,
John William Godward dipingeva molto bene, uguagliando e superando il maestro.
I suoi marmi sono di un tal virtuosismo... da sembrare veri...


Dalla somma di tutti i numeri contenuti nella data di nascita che mi appartiene, ho dedotto anche il mio "destino", il mio sentiero evolutivo personale, il progetto che dovrei riuscire a portare a termine in questa mia esistenza terrena..... progetto che, nel mio caso, sembra essere quello di "ritrovare il cuore", coltivando dentro di me la virtù dell'amore, della "compassione", della tolleranza..... imparando ad accettare le persone e le situazioni così come mi si presentano... prescindendo dal giudizio, dalla critica, dalla condanna...
JOHN WILLIAM GODWARD  (1861 - 1922)
"IL DOLCE BIGLIETTO"  -  1913
La pittura di John William Godward è un omaggio all'antichità classica greca e romana,
alla bellezza, alla grazia, al colore, all'abbigliamento, all'architettura...
di una civiltà che non esiste più...


Nel relazionarmi con gli altri, mi capita spesso di calarmi nel ruolo del curatore di anime, della psicologa, della terapeuta, del medico, dell'infermiera, della bambinaia, dell'educatore, dell'istitutrice, dell'insegnante, del maestro...
Cerco sempre di prendere in cura gli amici, di aiutarli, di dar loro qualcosa..... di insegnare gli ordini della vita, le verità del cuore, gli ideali più nobili, quelli per i quali vale la pena vivere...
JOHN WILLIAM GODWARD  (1861 - 1922)
"CORONA DI VIOLETTE"  -  1902
I dipinti di John William Godward, oggi ricercatissimi, 
nel 1920 non trovavano acquirenti...


Il "dono" che mi è stato concesso per questa esistenza, sembra essere il contatto con il mio mondo interiore, da coltivare attraverso lo studio e la meditazione... ma anche attraverso il rapporto con gli altri... senza il quale non è possibile alcuna evoluzione...
Nei miei sogni compaiono spesso chiese e cattedrali, basiliche, abbazie e santuari ricolmi di gente fin sull'altare maggiore, dove i fiori freschi, le candele accese, gli incensieri fumanti, le ampolline colme, il leggio con  il messale aperto, l'aspersorio appoggiato sull'acquasantiera... sembrano annunciare l'imminente celebrazione di un'importante, speciale Santa Messa... 
Le chiese, in effetti, sono luoghi di ricerca spirituale, ma sono anche edifici dove si radunano molte, molte persone tutte insieme...
L'insegnamento insito nel mio sogno ricorrente, potrebbe essere proprio che la crescita interiore non può prescindere dal rapporto con gli altri...
Siamo al mondo per amare e ogni relazione umana è una ricerca d'amore...
JOHN WILLIAM GODWARD  (1861 - 1922)
"BELLEZZA POMPEIANA"  -  1909

Lo stile di John William Godward venne battezzato 
"La Scuola del Marmo"...


La mia "missione", ora, è quella di rendermi utile al prossimo, di offrire sostegno, senza chiedere nulla in cambio..... con umiltà e amore incondizionato..... 
Il mio "compito" è quello di ispirare gli altri, di aiutarli a liberare le loro menti dai lacci del materialismo e dai condizionamenti del passato... lasciando andare completamente, dopo averlo fatto riemergere, il rancore..... facendo pace con se stessi e con gli altri...
JOHN WILLIAM GODWARD  (1861 - 1922)
"STUDIO PER MISS ETHEL WARWICK"



Anche per quanto riguarda l'"io", quella parte di noi che emerge quando ci troviamo in situazioni di vita ordinaria... quella parte che deve mediare continuamente fra la nostra essenza "animica" e le necessità della vita quotidiana..... è emersa una bella personalità, in sintonia con le due precedenti, dell'"anima" e della "persona"... e legata alla generosità, all'altruismo, alla comprensione, all'aiuto, al sostegno, all'amore incondizionato, quello che vuol solo amare..... alla fratellanza universale, al sentimento, al cuore... all'idealismo, all'ispirazione..... in sintonia con la figura di Orfeo e con quella di San Francesco..... in sintonia con le scienze umanistiche, con la filosofia, con l'arte..... con incursioni nel mondo della disillusione e in quello dello sconforto... dovute al continuo, impietoso scontro fra i nobili ideali la dura realtà di tutti i giorni...
JOHN WILLIAM GODWARD  (1861 - 1922)
"SAFFO"  -  1910

Tra gli ultimi pittori inglesi vittoriani del periodo preraffaellita-neoclassico,
uno dei migliori seguaci di Sir Lawrence Alma-Tadema,
Godward, all'età di sessantun'anni, si tolse la vita.....
contrassegnata, da sempre, dai dissapori familiari...
I suoi parenti, che già avevano osteggiato la sua scelta di diventare artista,
e che, nel 1912, avevano definitivamente interrotto ogni rapporto con lui, quando,
innamoratosi di una sua modella italiana, la seguì, per ben sette anni, a Roma....
alla sua morte, distrussero tutte le fotografie e tutti i documenti che gli erano appartenuti....


I suoi piacevoli paesaggi, 

costellati di cipressi, di ulivi, 
di pini marittimi, di oleandri, di iris...
le sue terrazze di marmo bianco  

che affacciano sul blu delle acque, 
circondate dalle montagne,
mi richiamano tanto i luoghi, 

immensamente cari, 
del mio amatissimo Benàco...  

lunedì 14 settembre 2015

MITI... ANTICHE SORGENTI DI ENERGIE UNIVERSALI


DODICESIMO SCRITTO SUL TEMA

NUMEROLOGIA... UN VIAGGIO ALL'INTERNO DI NOI STESSI...


NEI DATI ANAGRAFICI SONO NASCOSTI I NOSTRI TALENTI... LA NOSTRA PERSONALITA'... LO SCOPO DELLA NOSTRA VITA...



PROIETTIAMO ALL'ESTERNO IL SEME DELLA DIVINITA' PRESENTE IN OGNUNO DI NOI...

LO SCOPO DI OGNI MITO, DI OGNI FAVOLA, DI OGNI LEGGENDA, DALLE ORIGINI DEL MONDO FINO AD OGGI, NON E' QUELLO DI NARRARE LE GESTA DEGLI DEI O DEGLI EROI, BENSI' QUELLO DI TRASMETTERE ALL'UOMO I DISEGNI NASCOSTI DEL SE'...



STRALCIO COLLEGATO AGLI UNDICI TESTI PRECEDENTI ED AL SUCCESSIVO ULTIMO TESTO

La mia "carta numerologica" è quasi completa e l'"eroico viaggio" alla ricerca di me stessa, pressoché in "dirittura d'arrivo".....
"A GRECIAN LOVELY"  -  1909
JOHN WILLIAM GODWARD  (1861 - 1922)



Come Orfeo si era calato negli "Inferi" profondi del suo inconscio per salvare Euridice, "Anima" della sua vita... così anch'io mi sono calata negli scuri "abissi oceanici" del mio essere per riscoprire, adagiata sui fondali, la mia antica anima persa, ormai tutta invasa dalle rosse strutture arborescenti dei coralli...

"VIOLETS... SWEET VIOLETS"  -  1908
JOHN WILLIAM GODWARD  (1861 - 1922)

La nostra sfera psichica più profonda, quella che sfugge alla nostra coscienza, ma che, pur senza essere avvertita, ne influenza pesantemente l'attività... è sempre stata associata alla profondità del mare... con il buio delle sue inesplorate cavità colme d'acqua, che tanto ricordano il magico luogo segreto nel quale noi tutti siamo rimasti immersi, per un bel po' di tempo, prima di essere in grado di affrontare le difficoltà del mondo...
"THE QUIET PET"  -  dettaglio  -  1906
JOHN WILLIAM GODWARD  (1861 - 1922)


In effetti, l'inconscio, quella parte di noi così inafferrabile, così sconosciuta... che tutti avvertiamo enorme, spropositata e, sotto certi aspetti, anche pericolosa... è proprio paragonabile ad un abisso oceanico...  oscuro, immenso, profondo, misterioso, non misurabile... e che incute paura... pieno di mostri che non vediamo, ma che avvertiamo come terribili...
"IN THE DAYS OF SAPPHO"  1904
JOHN WILLIAM GODWARD  (1861 - 1922)




Calarci in un abisso vuol dire affrontare una situazione difficile, piena di imprevisti e di tranelli... realtà che potrebbe anche farci stare molto, molto male..... perché ci potrebbe obbligare a rinvenire, dal fondo, "antichi relitti" che ci appartengono... spettri ormai sommersi dal fango..... perché ci potrebbe obbligare a rivedere verità dimenticate..... a scoprire segreti sconosciuti... nascosti come si nasconde un tesoro, con immensa cura... segreti che potrebbero portare mutamenti profondi, sconcertanti, sconvolgenti a tutto il nostro essere...
"CONTEMPLATION"  -  1903
JOHN WILLIAM GODWARD  (1861 - 1922)


Io... man mano che mi calavo in quell'immaginaria massa d'acqua blu scura, visualizzando, ad occhi chiusi, come in un sogno... ritrovavo, insieme all'inconscio personale, anche quello familiare, comune a tutta la mia ascendenza d'origine e quello collettivo, comune a tutte le stirpi del pianeta... tracce indelebili provenienti dalla vita dei miei antenati e da quella di tutte le persone che, nei tempi andati, hanno abitato la terra... tracce preziose e limitanti al tempo stesso, capaci di arricchirmi, ma anche di condizionare, a mia insaputa, il procedere della mia esistenza... tracce ricevute in eredità sin dalla nascita o, forse, prima ancora... alcune venute da vicino, altre da lontano... avvolte, tutte quante, nella nebbia del sonno e della dimenticanza... già altrove tramontate, ma pronte a risorgere insieme all'astro della mia vita.....
Quante volte, nel sonno, mi sono sognata l'acqua che straripava ed inondava le rive, fino ad arrivare, scura, violenta ed incontrollata, alle finestre delle abitazioni...
Quante volte la mia parte nascosta è stata compressa, schiacciata, soffocata, per dare spazio alla parte razionale, a quella intellettuale.....
"CARINA"  -  dettaglio
JOHN WILLIAM GODWARD  (1861 - 1922)



E' stato bello riprendere il contatto con tutto ciò che è magico, lunare, numinoso, sacro, misterioso..... terrificante ed affascinante al tempo stesso... con il carattere oscuro e segreto che è alla base del sentimento religioso comune a tutta quanta l'umanità... con quella specifica consapevolezza che Carl Gustav Jung definiva "Sé transpersonale".....
E' stato bello riprendere contatto con i miti eterni dell'antichità, con i loro numi e con i loro simboli..... realtà comuni a tutte le civiltà  del mondo, pur geograficamente lontanissime l'una dall'altra... stessa essenza, stesso significato simbolico, pur con nomi differenti... stesso arcaico, struggente tentativo dell'uomo di proiettare all'esterno il seme divino presente dentro  ognuno di noi.....
"SOTTO I FIORI"  -  1917
JOHN WILLIAM GODWARD  (1861 - 1922)



E' stato bello riprendere contatto con i racconti favolosi dei Greci e dei Romani..... con le affascinanti leggende medioevali... dove il Sé è sempre rappresentato da un tesoro, da una terra promessa, da una coppa... da un "Sacro Graal"..... dove i personaggi, per "riscoprire" la propria interiorità, assumono le sembianze di eroi eccezionali e coraggiosi, disposti ad intraprendere il difficile, insidioso viaggio all'interno di sé stessi... a confrontarsi con l'"ignoto"... a misurarsi con le proprie paure... a guardare in faccia i "mostri" del proprio inconscio... a lottare con i guardiani che sorvegliano le porte che danno accesso alla consapevolezza... alla volta dei propri talenti e dello scopo della propria vita...
"THE TAMBOURINE GIRL"  -  1906
JOHN WILLIAM GODWARD  (1861 - 1922)


E' stato bello riprendere contatto con l'"Antico Testamento"... con gli insegnamenti di Pitagora... con le ricerche di Freud e con quelle di Jung... con il "pensiero taoista" dello "Yin" e dello "Yang", due aspetti di una sola ed unica forza vitale, necessari l'uno all'altro, intimamente connessi ed, al tempo stesso, fortemente contrapposti fra loro, presi nell'eterno gioco dei contrasti... cielo e terra, luce ed ombra, uomo e donna... Adamo ed Eva, Polluce e Castore...
"CARINA"
JOHN WILLIAM GODWARD  (1861 - 1922)

pittore vittoriano neoclassico
molto vicino al più famoso Lawrence Alma-Tadema, suo maestro,
che lo tutelava e lo proteggeva quasi fosse un suo pupillo...


Ho potuto visualizzare immagini ancestrali che hanno dominato il mio esistere fin dai suoi albori.... sono riuscita ad identificare "archètipi" che hanno dato origine alla mia realtà.... ad esaminare modelli iniziali dai quali è derivata la mia personalità.... idee primitive che, ancor oggi, mi governano.... matrici che mi hanno modellato.... stampi contenenti le incisioni destinate a me.... emblemi, segni di riconoscimento, simboli, nascosti dietro a un linguaggio solo apparentemente misterioso..... rappresentazioni di "Entità" grazie alle quali ho potuto contattare la forza specifica di quel "fattore cosmico", di quella "Dea", di quel "Dio", di quella "Divinità universale"... ho potuto mettermi in sintonia con la sua funzione psichica e con le sue due opposte espressioni, quella  sublimata e quella "corrotta", quella diritta e quella inversa, quella in luce e quella in ombra...
"A SOUVENIR"  -  1920
JOHN WILLIAM GODWARD  (1861 - 1922)


Ho visto il mio desiderio di trascendenza e la mia "saggezza" trasformarsi in dubbio, in isolamento, in "solitudine"...
Ho visto la mia sensibilità di "fanciulla" trasformarsi nella dipendenza e nel timore dell'"orfana"...
Ho visto il mio amore d'"angelo custode" trasformarsi nel sacrificio, nella rinuncia, nel fardello del "martire"...
"A GRECIAN GIRL"  -  1908
JOHN WILLIAM GODWARD  (1861 - 1922)



Ho visto il coraggio di una bimba "guerriera", unica e piena di valore, trasformarsi nell'insicurezza di una giovane adolescente "ribelle", che non riesce a vedere i propri errori e procede, con ostinazione, sul sentiero dell'orgoglio e dell'estremismo...
Ho visto la generosità di un'"idealista", ricca di fede e di ispirazione, involvere nella delusione, nell'amarezza, nello sconforto di un "Angelo caduto"...
"THE BELVEDERE"   -  1913
JOHN WILLIAM GODWARD  (1861 - 1922)


Luci che divengono ombre... ombre che potrebbero ritornare ad essere luce, perché contengono ancora il ricordo della luce, anche se deformata, pervertita, corrotta...
"IN REALMS OF FANCY"  -  1911
JOHN WILLIAM GODWARD  (1861 - 1922)



All'interno di ognuno di noi, come in una grande opera teatrale, agisce un'intera galleria di personaggi, ciascuno dotato di un proprio carattere... carattere che, a sua volta, può evolvere in positivo o, viceversa, può involvere in negativo, perché, come ogni cosa, è un tutt'uno bifronte, dove l'aspetto "buono", il lato luminoso, è rivelato proprio dal confronto con il suo lato "problematico", notturno, tenebroso...
"A CLASSICAL BEAUTY"  -  1892
JOHN WILLIAM GODWARD  (1861 - 1922)



Mentre studiavo questi "personaggi", ho capito quanto è sbagliato definire un individuo deducendolo da un solo aspetto del suo carattere...
Dentro di noi interagiscono, come in un "impasto", molti archètipi, uno diverso dall'altro... ognuno con la sua storia, i suoi simboli, il suo colore, le sue caratteristiche, la sua personalità, la sua affettività, il suo livello, le sue difficoltà.... sorgenti antiche di energia universale alle quali la nostra psiche va, da sempre, ad abbeverarsi...
"A FAIR REFLECTION"
JOHN WILLIAM GODWARD  (1861 - 1922)


domenica 6 settembre 2015

UN RAPPORTO PROBLEMATICO CON LA MADRE


UNDICESIMO SCRITTO SUL TEMA

NUMEROLOGIA... UN VIAGGIO ALL'INTERNO DI NOI STESSI...


NEI DATI ANAGRAFICI SONO NASCOSTI I NOSTRI TALENTI... LA NOSTRA PERSONALITA'... LO SCOPO DELLA NOSTRA VITA...



UN PO' TUTTE LE MADRI DEL MONDO, DA UN LATO... DANNO LA VITA, NUTRONO, ACCUDISCONO, PROTEGGONO, INSEGNANO... DALL'ALTRO LATO... "DIVORANO", "SOFFOCANO", SI PONGONO "OSTACOLI" ALLA LIBERTA', ALL'AUTONOMIA, ALL'INDIPENDENZA...


STRALCIO COLLEGATO AI DIECI TESTI PRECEDENTI E AI DUE CHE SEGUONO...

Come l'origine delle problematiche legate alla "fanciulla insofferente e ribelle", che  ancora vive dentro di me, va ricercata, soprattutto, nel rapporto doloroso, sofferto, inusuale e precario che, durante l'infanzia, ho vissuto con mio padre, "l'oggetto dei miei desideri", il "primo uomo della mia vita", persona forte e meravigliosa quanto affettivamente "assente" nei confronti di noi figli e della mamma..... così l'origine delle problematiche correlate alla "fanciulla emotiva ed ipersensibile" ed alla "piccola orfana vulnerabile e divisa", aspetti "ombra" della mia personalità che, ancora oggi, resistono nei penetrali del mio inconscio, va ricercata nel rapporto simbiotico, teso e complesso, carico di rivalità, di contrasti e di ostilità che, nel periodo dell'infanzia, ho sperimentato con mia madre, la "prima donna della mia vita", la "rivale dominante", la figura genitoriale che mi ha sempre considerato "un oggetto di sua proprietà", "un piccolo essere alle sue dipendenze", persona altrettanto forte e meravigliosa quanto "soffocante" nei confronti di noi figli e del marito...
"UN TENERO ABBRACCIO"  -  dettaglio  -   1887
EMILE MUNIER  (1840 - 1895)


In genere, è il padre a rappresentare l'autorità all'interno di una famiglia...
Nella mia, invece, l'autorità si è sempre personificata in mia madre...
La mamma, di solito, dovrebbe rappresentare l'affetto, il calore, la protezione, il rifugio, il "porsi in relazione"...
Dovrebbe simboleggiare il "sentire" prima ancora del "fare"...
Il "fare" dovrebbe appartenere alla sfera paterna...
Mia madre ha rappresentato prima di tutto il "fare", il "governare", l'"agire", l'"ottenere" mediante il dominio, l'ingerenza, l'autorità punitiva...
E' stata padre e madre insieme... anzi, forse, è stata padre prima ancora che madre...
Un po' come tutte le madri del mondo, compresa la "grande madre terra", mia mamma, da un lato ha dato la vita a me e ai miei fratelli, ci ha nutrito, ci ha accudito, è stata la nostra insegnante..... mentre, dall'altro lato, ci ha "divorato", "soffocato", si è posta "ostacolo" alla nostra libertà, alla nostra autonomia, alla nostra indipendenza... è stata troppo severa, troppo protettiva, troppo possessiva, troppo "padrona"...
"UN TENERO ABBRACCIO"  -  1887
EMILE MUNIER



Sigmund Freud diceva che solo i figli che sanno di essere stati amati e stimati dai loro genitori, nella vita reale, riusciranno, poi, a manifestare quella speciale forza d'animo, quella particolare sicurezza in se stessi, quell'imperturbabile ottimismo... in grado di farli divenire degli "eroi" e di portarli al successo...
Viceversa, i bambini che non hanno ricevuto, per tempo, la stima e l'affetto dei propri genitori, una volta divenuti adulti, non avranno fiducia in se stessi... vivranno turbati dal dubbio e dall'incertezza... nutriranno un costante timore di fallire che li renderà deboli... non si sentiranno mai pronti davanti agli ostacoli, mai all'altezza della situazione... e rimanderanno sempre le decisioni ad un futuro migliore, nel quale saranno diventati veramente bravi...
"SCUSA... MAMMA!"  1888
EMILE MUNIER



Anch'io, purtroppo, come questi ultimi bambini, non ho avuto la fortuna di sperimentare, durante l'infanzia, un rapporto equilibrato con i miei genitori..... né con mio padre, né con mia madre... il primo troppo distante, la seconda troppo invadente... anche se, entrambi, eccezionali, non comuni, unici e speciali, ricchi in talento, in doti, in virtù...
I pregi di mia madre?
Il coraggio, la speranza, la volontà, l'entusiasmo, la fecondità, l'energia, la combattività... la capacità di resistere con forza a qualsiasi contrarietà... il desiderio di vita, nonostante tutto...
La fortuna di mia madre?
Aver avuto, da sempre, l'affetto e la stima di suo padre e della sorella maggiore di suo padre... un grande, infinito, caloroso, amorevole affetto... una stima totale, profonda, sentita, vera...
Impavida e fiera, con la grinta del guerriero, mia mamma, con tale forza alle spalle, non si è mai tirata indietro, non si è mai data per vinta...
E' stata tutto per me!
Mi ha dedicato la sua vita!
Non ho avuto altro che lei!
La sua forte, telepatica presenza, ingombrante e speciale insieme, mi accompagna ancora... dovunque io vada...
Il suo più grande sbaglio?
Avermi tenuta tutta per sé...
Avermi chiuso l'accesso emotivo all'oggetto dei miei desideri, all'uomo della mia vita, alla figura genitoriale di sesso opposto al mio...( tanto che ancor'oggi, a volte, mi sento orfana nella parte sessuata del mio essere...).
Avermi impedito di "prendere" da mio padre e dalla sua famiglia di origine : dalle mie tre zie, dalla nonna, dal nonno... dalla prozia... (immenso patrimonio che, nonostante la mia buona volontà, non ho mai potuto del tutto recuperare...).
Avermi "costretto" a rinnegare, screditandolo, il cinquanta per cento del mio DNA.....
"BIONDINA"  -  dettaglio  -  1879
SIR FREDERIC LEIGHTON  (1830 - 1896)



Per amore di mia madre, io, primogenita e, quindi, legata inscindibilmente al padre, ho dovuto tenere nascosta quella parte di me che mi derivava dalla figura maschile di discendenza...
Per farmi accettare da lei, ho dovuto tener occultata la mia parte maggioritaria...
Per poter vivere con lei, ho dovuto allontanare da me la mia metà destra...
Nella cripta sotterranea del mio essere, dove la si può, ancor oggi visitare, non è da sola... 
Le fa da compagna una profonda, invalidante, radicata nostalgia per quello stesso genitore di appartenenza che le è stato sottratto...
Al loro fianco... un'indicibile pena... un patimento insostenibile... un'afflizione paragonabile solo a quella che si può provare alla perdita di una persona cara... alla scomparsa della persona del cuore...
Questa insolita dinamica di coppia, venutasi a creare fra mia madre e mio padre fin dagli albori del loro amore, dinamica che, forse, voleva richiamare l'attenzione sulle perdite e sulle esclusioni avvenute nell'ascendenza dei loro due sistemi familiari, rispettivamente nel ramo materno ed in quello paterno,  per giunta, in collegamento fra di loro..... come si può immaginare, mi ha portato, una volta divenuta donna, a sviluppare un comportamento "inadeguato" con gli uomini, comportamento che si è, in parte, risolto proprio con la presa di coscienza del fatto...
"BIONDINA"  -  1879
SIR FREDERIC LEIGHTON



Ma non è tutto... 
Mia madre, forse inconsapevolmente, ma, di certo, non per caso, senza riuscire a fare diversamente, ha ripetuto, con me ed, in parte, anche con mia sorella, esattamente come si ripete da un copione, la relazione conflittuale che lei stessa aveva vissuto, da bambina, con sua madre e che sua madre aveva, in precedenza, sperimentato con chi, a sua volta, l'aveva messa al mondo, cioè con la nonna della mia mamma, vale a dire con la mia bisnonna, donna potente, energica e volitiva che, per un soffio, non sono riuscita a conoscere di persona...
Tre figure femminili, la mia bisnonna, la mia nonna e la mia mamma e chissà quante altre prima di loro, "irretite", una di fila all'altra, come anelli in una catena di generazioni, nel ruolo di "nemiche" prima ancora di essere madre e figlia... senza riuscire a trovare via di uscita per evadere da questa prigionia...
Durante l'infanzia, l'adolescenza, la giovinezza.. non ho mai avuto l'occasione di poter assaporare il piacere dell'approvazione materna...
Quando io dicevo "bianco", mia madre ribatteva immediatamente "nero".. e, viceversa, se provavo a dire "nero", lei ribadiva subito "bianco"..
Il mio punto di vista veniva contestato in partenza, a prescindere dal contenuto...
A volte la cosa prendeva dimensioni spropositate, lasciandomi in uno stato di profondo sgomento, assorbita da una spiacevolissima sensazione nella quale un'infinita tristezza si mescolava ad un'intensa collera...
Naturalmente, come era già successo tra la mia nonna materna e la sua sorella minore, mia prozia... io e mia sorella abbiamo ripreso, tale e quale, senza poter fare diversamente, la relazione conflittuale che era esistita tra la mamma e la nonna... e, prima ancora, tra la nonna e la bisnonna..... entrambe assegnatarie, noi due figlie ancora piccole, di contratti individuali che ci hanno portato, inconsapevolmente, ma non per caso, a prolungare, rispettivamente, queste figure femminili, unite, a due a due, da un'insana, quanto radicata, modalità di relazione...
Nemiche prima ancora di essere sorelle... rivali prima ancora di essere compici...
Quando io dicevo "bianco", mia sorella ribatteva immediatamente "nero".. e, viceversa, se provavo a dire "nero", lei ribadiva subito "bianco"...
Conoscevamo a memoria il testo del copione senza averlo mai studiato...
Mia madre assisteva alla scena ripetendo: "Voi due non vi siete mai sopportate!"
Lei stessa era all'origine di tale copione... lei stessa aveva "passato il testimone"... e non riusciva a trovare la "ricetta" per consentire alle sue figlie di vivere un rapporto migliore di quello che, a suo tempo,  aveva sperimentato con sua madre...
"UN PESO GRADEVOLE"  -  1895
WILLIAM ADOLPHE BOUGUEREAU  (1825 - 1905)