mercoledì 30 marzo 2016

IL "CHE", ICONA DELLA MIA GIOVENTU'



VENTISEIESIMO SCRITTO SUL TEMA

MI VENGONO INCONTRO DAL PASSATO.. TENDENDOMI LA MANO..




Un pensiero che inseguivo da tempo quello di dedicare un breve testo al "Che" Guevara, figlio di un periodo, poi divenuto storia, che è stato anche il mio periodo... mito, leggenda, espressione e simbolo di un'epopea collettiva popolare che tanto mi ha insegnato nella stagione della mia gioventù... in sensibilità, attenzione, generosità, profondità, ricchezza interiore, disponibilità e dedizione alle esigenze dei meno fortunati, coraggio e lealtà, etica, rigore morale, senso della giustizia... valori universali stampati, ancor oggi, nella mia coscienza... principi che dovrebbero andare oltre le mode del momento, che dovrebbero perdurare nel tempo, ma che, invece, sembrano affievolirsi notevolmente in alcuni periodi storici per, poi, ripresentarsi nuovamente, in altre epoche, con scoperte, talenti, idee ed opere dalla portata "rivoluzionaria", doni eclatanti costretti anch'essi a non perdurare...



ERNESTO GUEVARA DE LA SERNA, AFFASCINANTE, CARISMATICO, IMMORTALE PERSONAGGIO DELLA MIA GENERAZIONE, NONCHE' LUCE, LAMPO, TEMPESTA DELLA NOSTRA STORIA CONTEMPORANEA, RAPPRESENTA, PER ME, LA NOSTALGIA DI "UN PARADISO PERDUTO"... QUELLO DEI MIEI SEDICI ANNI DI ETA'.... L'IMMAGINE FAVOLOSA E IDEALIZZATA DI UN'UTOPIA NELLA QUALE IL MIO SPIRITO ADOLESCENZIALE DI RAGAZZA GIOVANE PIENA DI ASPIRAZIONI E DI SPERANZA RIPONEVA GRANDI ASPETTATIVE....
E' STATO COLUI CHE, CREDENDO NELL'IMPOSSIBILE, CON GLI OCCHI BRILLANTI DI GIOIA, HA ACCESO, PER UN ATTIMO, LA SUA EROICA FIACCOLA SULLA RUOTA DEL SOLE PER RISVEGLIARE, NEGLI UOMINI DI TUTTO IL PIANETA, IL FUOCO DELLA LORO COSCIENZA, PER LIBERARLI DALL'OSSESSIONE DELLA POVERTA', PER SCACCIARE DALLE LORO ANIME I DEMONI DELL'IGNORANZA, PER PORRE NEL LORO CUORE I FALCHI DELLA SPERANZA, PER AIUTARLI A RECUPERARE I LORO DESIDERI, PER TENTARE DI REALIZZARE IL SOGNO IMPOSSIBILE DI UN MONDO MIGLIORE...



1960 - Ernesto Guevara, trentadue anni di età, a pesca con Fidèl Castro... Nato a Rosario, in Argentina, il 14 di giugno del 1928, il "Che" verrà ucciso a La Higuera, in Bolivia, all'alba del 9 ottobre del 1967, prima ancora d'aver compiuto i quarant'anni di età..

Fin dall'adolescenza, nella mia camera, sopra la testata del letto, quasi fosse una sacra icona, c'era l'immagine di Ernesto "Che" Guevara stampata su di un grande poster che avevo ricevuto in regalo da mio fratello. La gigantografia riproduceva la foto più celebre del "Che", quella scattatagli, all'Avana, il 5 di marzo del 1960, durante i funerali delle cento e più vittime dell'esplosione della nave Coubre, dal fotografo Alberto Korda. L'immagine, stupenda e serissima, venne, poi, regalata a Giangiacomo Feltrinelli che la mise in copertina al libro "Diario in Bolivia", del 1968, e ne ricavò alcuni poster, tutti molto simili al mio..
In questo "Che", serio, bellissimo e fiero io mi specchiavo tutte le mattine ancor prima dell'alba, e, con me, si specchiava tutto il mio idealismo giovanile.
Dire "Che", per me, equivaleva, allora, a dire di avere fra le mani un "qualcosa di più grande" per cui potesse valere veramente la pena il vivere... Voleva dire riuscire a sentire sulla propria guancia lo schiaffo dato a un qualunque altro uomo in una qualsivoglia parte del mondo... 
Dire "Che" era il non riuscire a darsi pace, il non potersi sentire liberi e felici finché anche un solo uomo al mondo fosse stato in catene... 
Era il protestare contro le ingiustizie, contro lo sfruttamento, contro gli abusi perpetrati dai regimi totalitari, dalla tirannia, dall'imperialismo, dal colonialismo ai danni dei più deboli, dei più poveri... Era l'impegnarsi a curare, ad aiutare, ad istruire i malati, gli affamati, i derelitti, gli emarginati, gli esuli, gli oppressi... L'assistere, con dedizione totale, anche i soldati dei nemici, come dovrebbe sempre fare un buon medico, un uomo votato alla salvaguardia incondizionata della vita... Era il rimanere fedele ai propri ideali, quelli umanitari.. di libertà, di democrazia, di uguaglianza... sempre e comunque...
Dire "Che" era il sentirsi disposti a dare persino la vita per "un qualcosa di più grande"...
Un modello a cui tendere.. per me..

1960 - Ernesto Guevara de la Serna detto "Che".
Il carismatico medico di origine argentina,
stratega della rivoluzione cubana,
verrà catturato e ucciso, in Bolivia,
nel 1967... nella stagione del mio
quindicesimo compleanno...


Ernesto Guevara de la Serna, figlio di Ernesto Guevara Lynch e di Celia de la Serna... questo il suo vero nome.
Proveniente da una famiglia benestante in viaggio di fuga dalla città di appartenenza alla ricerca di un luogo adatto a far crescere, senza troppa sofferenza, il piccolo Ernesto, bambino intelligentissimo, ma soggetto a crisi d'asma talmente violente da rendergli difficile come una battaglia il respirare, il "Che" entrerà lottando anche a far parte della sua epoca...
Una personalità geniale collegata attraverso un invisibile filo sottile a talenti del calibro di Yasser Arafat, di Nelson Mandela, di Malcolm X, di Martin Luther King... 
Tutti uomini di straordinaria intelligenza, vissuti nel medesimo periodo storico e mossi dalla stessa inclinazione. 
Uomini osteggiati, incarcerati, assassinati.. oggi considerati personaggi storici di particolare rilievo per la portata rivoluzionaria delle loro idee e delle loro opere.
Frutti del loro tempo.
Anime interconnesse.
Simboli di una stagione di passaggio, tempestosa, ma ricca di significato... stagione situata a cavallo fra un'epoca storica che si stava chiudendo in modo improvviso e veloce  e  un'altra nuova epoca che, prepotentemente e altrettanto velocemente, stava per aprirsi all'orizzonte.
Non è certo un caso il fatto che, proprio nel 1952, anno nel quale io sono venuta al mondo, mentre, a Buenos Aires, il "Che", studente universitario, intraprendeva, approfittando del periodo di pausa tra le lezioni, un viaggio "illuminante" alla scoperta delle dure condizioni di vita dei popoli dell'America latina, maturando, sempre più, l'idea di voler provare a combattere, in prima persona, le ingiustizie e lo sfruttamento... in Egitto nascesse "L'Associazione degli Studenti Palestinesi" fondata da un "certo" Yasser Arafat, personaggio, in quel tempo, ancora pressoché sconosciuto sullo scenario della storia..
Non è un caso il fatto che, in varie altre parti del mondo, anche geograficamente lontanissime fra loro, in quegli anni, stessero sorgendo movimenti di protesta contro i regimi totalitari e lotte per la libertà e l'uguaglianza tra gli uomini...
E che dire del fatto successo il primo giorno di dicembre del 1955, quando, su di un autobus che transitava nella città di Montgomery, in Alabama, Rosa Parks, donna afroamericana di colore, trovò, dentro di sé, il coraggio e si rifiutò categoricamente di cedere il posto a sedere a un passeggero bianco che glielo richiedeva?
E, ancora, che dire dei moti rivoluzionari ungheresi che, all'inizio di novembre del 1956, densi di sogni di libertà, avevano portato quel paese oppresso ad un'insurrezione improvvisa contro l'invasore sovietico... tentativo pieno di entusiasmo, poi tragicamente naufragato nel sangue e nella repressione?
E ricordiamo ancora che, da tutt'altra parte del mondo, in Sudafrica, nel giugno del 1964, Nelson Mandela, allora pressoché sconosciuto membro del "Nuovo Partito Comunista Sudafricano", veniva ingiustamente condannato all'ergastolo... 
E che ventisette anni dopo, avrebbe ricevuto il "Premio Nobel per la Pace" e, nel 1994, sarebbe diventato presidente del suo paese...
E, ancora, che, nel 1965, negli Stati Uniti d'America, l'attivista del "Movimento per i Diritti degli Afroamericani", Malcolm X, come il "Che" quarant'anni di età ancora da compiere, veniva assassinato durante un comizio... 
Una folla commovente ed immensa, stimata attorno ai due milioni di anime, prenderà, poi, parte, con orgoglio e sfida, al suo funerale, consacrando Malcolm X sacra icona dei neri d'America, al pari di Martin Luther King... altro grande eroe di quell'epoca sempre in bilico tra lotte per l'uguaglianza e repressioni.
Sì, un frutto del suo tempo, il "Che", collegato inconsapevolmente ad altri frutti...
Ricchezza di idee e di contenuti, per me, ancora giovane ragazza... scelta, volontà, espressività, operosità, pienezza, consistenza... 
Antidoto alla vacuità, alla noia, al vuoto, alla futilità, all'ineluttabilità... 
Raffigurazione del non volersi rassegnare, del non volersi abbandonare all'indolenza, all'inoperosità, all'inerzia, all'abitudine che tutto uniforma...
Quante volte, salendo con gli anni,  magari attratta dagli spettri delle somiglianze, e sempre innalzando gli altri sul piedistallo delle mie aspettative, ho cercato, invano, negli amici incontrati sulle strade della vita, il "mio" "Che"... romantico e sognatore, sensibile ed ispirato, poetico e visionario, vivace ed entusiasta come un fanciullo... geniale, profondo ed impegnato come un uomo che crede nei miracoli... un "figlio delle stelle", una scintilla dell'infinito arrivata alle soglie dell'impossibile per permettere agli uomini di trionfare sull'ignoranza... un immenso catalizzatore, un pioniere, un eroico guerrigliero dallo spirito cavalleresco... un uomo intenzionato a contribuire alla guarigione del pianeta, a trasformare la realtà esterna a partire dalla propria coscienza... un'anima coraggiosa innamorata dell'amore e governata da elevate qualità morali, da principi nobili, "alti"... ordini per i quali possa veramente valere la pena il vivere...

Ernesto Guevara de la Serna
Rosario (Argentina) 14 giugno 1928
La Higuera (Bolivia) 9 ottobre 1967


mercoledì 16 marzo 2016

SULLA CONNESSIONE



VENTICINQUESIMO SCRITTO SUL TEMA

MI VENGONO INCONTRO DAL PASSATO.. TENDENDOMI LA MANO..




ESISTE, FRA TUTTI GLI INDIVIDUI DEL PIANETA, VIVENTI E NON, UNA CONNESSIONE PROFONDA, DA INCONSCIO AD INCONSCIO, DA CUORE A CUORE, ATTRAVERSO LO SPAZIO ED ATTRAVERSO IL TEMPO...


Mandàla blu, cerchio protettivo legato alla crescita spirituale, alla concentrazione, all'ispirazione, all'elevazione.. al buon rapporto con gli altri e ad una vita ben organizzata, dove è possibile ritrovare un centro ed evitare la dispersione dell'energia..


INDIPENDENTEMENTE DAL FATTO CHE ESISTA, OPPURE NO, COMUNICAZIONE VERBALE FRA INDIVIDUO ED INDIVIDUO, VICINANZA, OPPURE GRANDE DISTANZA, NELLO SPAZIO E PERSINO NEL TEMPO, FRA PERSONA E PERSONA, NOI TUTTI, IL PIU' DELLE VOLTE A NOSTRA INSAPUTA, RIUSCIAMO A COMUNICARE FRA DI NOI DA PENSIERO A PENSIERO, DA INCONSCIO AD INCONSCIO, IN FORMA TELEPATICA, ATTRAVERSO I "CAMPI MORFOGENETICI", CONDIVISIONE COLLETTIVA DELLA MEMORIA DELL'UNIVERSO, ARCHIVIO COSMICO DI TUTTO CIO' CHE SI E' VISSUTO FIN QUI, FEDELTA' ASSOLUTA CHE CONTIENE IN SE' TUTTI I NOSTRI PASSI, TUTTI I NOSTRI RICORDI... LE ESPERIENZE PERSONALI, I FATTI FAMILIARI, GLI EVENTI GLOBALI CHE RISALGONO ALLA NOTTE DEI TEMPI... 


Le eredità familiari e quelle collettive non ci vengono trasmesse soltanto attraverso i geni, ma arrivano a noi anche grazie ai "campi morfici"...
Esiste una sorta di memoria collettiva di ogni specie... una profondità in cui tutto confluisce... un luogo dove nulla va perso... uno spazio fuori dal tempo, dove passato e futuro diventano identici... materia eterica nella quale sono incisi tutti i nostri ricordi e quelli dell'intera umanità... parte sommersa di un iceberg che si relaziona continuamente con noi senza essere visto... serbatoio immenso che lo psicoanalista svizzero Carl Gustav Jung ha chiamato "inconscio collettivo"... che le tradizioni orientali, visualizzando giganteschi registri immaginari, hanno chiamato "annali dell'Akasha"... ciclopici libri dove si conservano i "verbali" di tutti gli eventi accaduti sul pianeta, giorno dopo giorno, mese dopo mese, anno dopo anno...
I "campi morfici" si arricchiscono attraverso ogni nuovo individuo che discende dalla sua specie e, a sua volta, ogni nuovo individuo generato, si ritrova automaticamente collegato a questa memoria e ne è arricchito.
Molte "lezioni" che noi pensiamo di aver imparato, nel corso della nostra attuale esistenza, tramite la fatica, la sofferenza, lo studio e la volontà, sono, invece, "talenti" che abbiamo ereditato da altri, "doni" che altre persone ci hanno passato tramite la memoria collettiva del "campo morfogenetico" della nostra specie.
Può capitare, a volte, di incappare, anche solo per un secondo, in situazioni nelle quali si entra spontaneamente in contatto con questa profondità, con questa dimensione "sottile"... 
In questi attimi, rari e preziosi, possiamo toccare, fin nell'anima, un "qualcosa di più grande" e riconoscere ordini nascosti che si moltiplicano simmetricamente nello spazio... infinite ripetizioni di una stessa realtà... "frattali" ogni volta leggermente diversi ed ogni volta così uguali fra di loro.. usciti da uno stesso "stampo".. costruiti alla stessa, identica maniera.. sul modello della "madre" che li ha generati... a sua immagine e somiglianza.. a suo perenne, leale ricordo... riproduzione, senza fine, di una stessa struttura, ripetizione sempiterna di uno stesso ordine... fedeltà all'origine... futuro che si va a sovrapporre al passato... spazio che si libera dalle catene del tempo... antico, eterno, infinito presente...
Nei momenti in cui, si lascia, per un attimo, il corpo fisico per raggiungere questa dimensione sottile, si avverte immediatamente che ciò che accadeva tremila, settemila, dodicimila anni fa è altrettanto presente di quello che noi, oggi, chiamiamo presente e che tutto è collegato a tutto... 
rivolo sottile che, dalla fonte, discende giù fino al piano e che un leggero filo di vento, impalpabile come seta, trasporta in tutte le direzioni, trascinandolo fino a noi, anime sperdute in luoghi lontanissimi... 
Nel giro di un secondo, si comprende, allora, il vero significato di quello che la gente chiama "contesto relazionale", di quella sorta di forza, di fluido, di energia che agisce tra una persona e l'altra, tra una e più persone, tra queste ed una qualsivoglia stirpe dell'intera umanità, indipendentemente dal fatto che esista, oppure no, una comunicazione verbale fra di loro, una vicinanza nello spazio e nel tempo...
E' il potere di trasmettere ad altri la nostra realtà, il nostro pensiero, la nostra volontà e di ricevere da altri le loro verità, i loro desideri, le loro conoscenze... 
legname fluitante affidato alla corrente del fiume per essere trasportato...
Ognuno di noi si relaziona sempre in azione reciproca con il proprio ambiente, con i componenti della sua famiglia, con quelli del suo gruppo sociale, con l'umanità tutta... ma spesso noi lo dimentichiamo...
L'azione reciproca è proprio il centro e il fulcro di ogni relazione, sia che si tratti di tutto ciò che accade tra organi ed arti dentro il nostro corpo, tra le nostre idee e le nostre azioni dentro la nostra psiche, tra parti della nostra personalità... tra membri della nostra famiglia... della nostra stirpe... della nostra etnia..... tra popoli dell'intera umanità..
Ogni trasformazione individuale comporta una modificazione del sistema di appartenenza, e chi si trova all'interno di questa struttura ne viene inevitabilmente coinvolto...
Ciò che ognuno di noi fa, si ripercuote su tutti gli altri componenti della specie, "risuonando" pressoché senza limiti nello spazio circostante.. 
Ogni nostra azione ha un impatto sul tutto e il tutto "riecheggia" su di noi... 
Tutte le nostre verità influenzano l'ambiente circostante... a loro volta condizionate da esso...
E il bello è che le acquisizioni degli uni si trasmettono agli altri senza che sia stata pronunciata una sola parola...
La scrittrice canadese Alice Munro, che, nel 2013, è stata insignita del "Premio Nobel per la Letteratura", dice che noi crediamo di pensare con la nostra testa, ma che, in realtà, le tendenze che, a noi, sembrano più nostre, più radicate in noi stessi, anche le più intime e le più speciali, è come se ci arrivassero dall'esterno sotto forma di spore trascinate dalla forza del vento in cerca di un posto che le possa accogliere per depositarvisi... 
E, anche se viviamo in luoghi sperduti, in apparenza impermeabili ad un qualsiasi tipo di cambiamento, le nostre idee finiranno per echeggiare concetti in voga nei nostri tempi, prese di posizione in linea con la moda dell'epoca nella quale viviamo...
Qualsiasi mutamento da qualche parte genera, dunque, un immediato mutamento nel tutto...
Edward Lorenz, nell'ormai lontano, ma forse ancora così vicino, 1970, mentre studiava le previsioni del tempo, disse che un battito d'ali di farfalla in Amazzonia, era in grado di produrre un tornado in Texas... 
L'esempio sembrò, allora, paradossale, enfatico, esagerato, ma, negli anni '80, a distanza di poco più di un decennio da quell'affermazione che aveva fatto tanto scalpore, il fatto fu verificato e questa reale possibilità venne studiata ed applicata a tutti gli altri fenomeni complessi, naturali e non...
Anche il più piccolo degli avvenimenti è in grado, dunque, di cambiare il tutto...
Il biologo inglese Rupert Sheldrake, classe 1942, dice che la coscienza umana, i ricordi personali, il senso dell'io.. sono tutte realtà che sopravvivono alla morte biologica.. 
Lo studioso afferma che esistono "campi di ricordo" memorizzati in uno spazio di informazione esterno al nostro cervello, ai quali è possibile accedere mediante il nostro cervello.. Dice che ciascun membro di ogni specie è in grado di attingere alla memoria collettiva del suo sistema, di sintonizzarsi con i membri passati della sua specie e, a sua volta, di contribuire allo sviluppo della specie stessa... 
Dichiara che esiste una sorta di "risonanza" che fa sì che le attività di un individuo, i suoi sogni, le sue esperienze, i suoi stati di coscienza.. possano essere trasferiti da un inconscio all'altro... 
Rende noto che questo meccanismo assicura la capacità di condivisione di tutte le realtà che gli organismi del pianeta hanno acquisito e continuano ad acquisire nel corso del loro processo evolutivo e che le abitudini condivise sembrano "risuonare" all'interno di ogni specie vivente, creando la possibilità di un apprendimento collettivo, anche in spazi diversi e lontani...
Se un certo numero di persone sviluppa alcune proprietà, siano esse organiche, comportamentali o psicologiche, queste verranno automaticamente acquisite anche dagli altri membri della stessa specie.
Così, se una buona parte dell'umanità riuscisse a raggiungere un buon livello di consapevolezza e di elevazione spirituale, questa stessa coscienza si estenderebbe, per "risonanza morfica", ad altri gruppi, coinvolgendo l'intero pianeta.

 Mandàla blu, cerchio protettivo legato alla crescita spirituale, alla concentrazione, all'ispirazione, all'elevazione.. al buon rapporto con gli altri e ad una vita ben organizzata, dove è possibile ritrovare un centro ed evitare la dispersione dell'energia...


domenica 6 marzo 2016

SIAMO FRATTALI DEL NOSTRO SISTEMA DI ORIGINE




VENTIQUATTRESIMO SCRITTO SUL TEMA

MI VENGONO INCONTRO DAL PASSATO.. TENDENDOMI LA MANO..




LA FAMIGLIA, AL PARI DI UN GRANDE ALBERO, E' UN ORGANISMO VIVO E, COME UN ALBERO, POSSIEDE UNA SUA PRECISA STRUTTURA..
NOI TUTTI, SINGOLI MEMBRI DEL NOSTRO SISTEMA FAMILIARE DI ORIGINE, COME LE FOGLIE DI UN ALBERO, SIAMO LA RIPRODUZIONE MINIATURIZZATA DEL NOSTRO ENTE DI PARTENZA..
SIAMO UN FRATTALE CHE SEGUE LO STESSO ORDINE SIMMETRICO NASCOSTO NELLA STRUTTURA-MADRE DALLA QUALE DERIVIAMO.. UN FRAMMENTO CHE RIPRODUCE LO SCHEMA CHE LO HA ORIGINATO..

"LIMITE DEL CERCHIO CON FARFALLE"
MAURITS CORNELIS ESCHER
INCISORE E GRAFICO OLANDESE
(1898 - 1972)





Ogni organismo ha una sua precisa struttura che può essere modificata solo entro certi limiti..
La famiglia è composta da nonni, nonne, padre, madre, figli, nipoti..
L'albero.. da radici, tronco, rami, foglie..
Negli alberi a foglie caduche, ad esempio nei tigli, la struttura dell'albero, la sua forma, i suoi contorni, la sua inclinazione su di un lato piuttosto che sull'altro, si ripete identica nella struttura di ciascuna sua foglia..
Nel tardo autunno, quando tutte le foglie del tiglio sono a terra, questa realtà diviene ancor più evidente..
Ogni foglia riproduce, in miniatura, l'albero dal quale proviene: il picciolo rappresenta il tronco.. le venature ridisegnano i rami principali e quelli secondari... il contorno seghettato, magari più inclinato su di un lato piuttosto che sull'altro, è lo stesso contorno della chioma... la metà destra della foglia rispecchia la metà destra dell'albero che l'ha generata.. e la metà sinistra è lo specchio di quella sinistra..
Tutti noi, singole foglie del nostro personale albero familiare, siamo legati, mani e piedi e, molte volte, senza averne neppure coscienza, alla nostra famiglia di origine... Ne condividiamo, senza riserve, il destino... Ci rispecchiamo in essa...
Riproduciamo, ripercorriamo, copiamo schemi, errori, comportamenti... Ci lasciamo condizionare nei pensieri e nelle azioni... Viviamo, insomma, una vita che è solo ai nostri occhi tutta nostra, mentre, nella realtà, è volta a cercare di rimediare alle colpe e alle sofferenze di genitori, nonni, zii e zie delle nostre generazioni passate... a tentare di riparare perdite più o meno gravi.. torti subiti o perpetrati... pronti a prendere il posto di membri della famiglia deceduti tragicamente, quando erano ancora troppo giovani o addirittura infanti... fino al punto nel quale arriviamo a sentirci alienati da noi stessi.. inclinati precocemente alla morte... governati, come siamo, dalla potenza di tale substrato sistemico.. presi, di forza, dagli obblighi di un amore incondizionato.. legati, senza riserve, da assoluta fedeltà al sistema dal quale proveniamo...
Come l'albero è il riferimento più importante per la foglia, così la famiglia è la realtà più importante che noi tutti abbiamo.
Come ogni foglia ama l'albero che l'ha generata, così ogni figlio ama i genitori che gli hanno donato la vita... anche quando dice di odiarli, di volerli rinnegare, di nutrire avversione nei loro confronti, di desiderare il loro male...

giovedì 3 marzo 2016

IL POTERE DELLA PAROLA




LE PAROLE POSITIVE CURANO LE MALATTIE..

LE PAROLE NEGATIVE LE ORIGINANO...





LE PAROLE VANNO SCELTE CON CURA... NON POSSONO ESSERE LASCIATE AL CASO... UNA PAROLA SBAGLIATA, FORTE, PESANTE, PRONUNCIATA IN UN CONTESTO INOPPORTUNO, E' PIU' DELETERIA DI UN VELENO... ESSA CONTIENE L'ESSENZA, LA VIBRAZIONE, LA SOSTANZA, L'ANIMA DELLA PAROLA STESSA... IL RICORDO DI QUESTA ENERGIA NEGATIVA AGISCE SULLA NOSTRA MENTE, SI RADICA NELLA NOSTRA PERSONA, INDEBOLISCE IL NOSTRO FISICO, MODIFICA IL NOSTRO DESTINO, SI IMPOSSESSA DI NOI, TRASFORMANDO IN REALTA' IL PENSIERO DI CHI, IN QUEL PRECISO LUOGO E IN QUEL PARTICOLARE FRAMMENTO DI TEMPO DELLA NOSTRA STORIA, HA SCELTO DI USARE PROPRIO QUELLA SGRADEVOLE PAROLA PER NOI... I BAMBINI, CHE, COME I CUCCIOLI DEGLI ANIMALI, SONO I PIU' APERTI NEL RICEVERE, POSSONO VENIRE INFLUENZATI A VITA DALL'EFFETTO PRODOTTO DA UNA PAROLA FORTE, PRONUNCIATA CON AUTORITA' DA UN GENITORE, DA UN FRATELLO MAGGIORE, DA UNA ZIA, DA UN CUGINO, DA UN AMICO, DA UN INSEGNANTE, DA UNA SUORA, DA UN PARROCO, DA UN MEDICO... AL CONTRARIO, UNA PAROLA GIUSTA, DETTA AL MOMENTO GIUSTO, PUO' FARE MIRACOLI.. PUO' SBLOCCARE SITUAZIONI CONFLITTUALI, RIPORTANDO LA PACE DOVE PRIMA C'ERA IL RANCORE E GENERANDO UN'IMMEDIATA, CONSEGUENTE, SENSAZIONE DI BENESSERE DOVE PRIMA C'ERA DISORDINE, DISAGIO, SEPARAZIONE...

DETTAGLIO DELLE "TRE GRAZIE" TRATTO DALLA "PRIMAVERA"  -  1482
DIPINTO A TEMPERA SU TAVOLA 
DI ALESSANDRO DI MARIANO DI VANNI FILIPEPI
DETTO SANDRO BOTTICELLI


Le parole... un complesso di suoni articolati fra di loro che escono dalla nostra bocca per indicare o per rappresentare un qualcosa, per esprimere un argomento, un'idea, un concetto, un pensiero, un sentimento, per formulare un biasimo, un rimprovero, un giudizio, una critica, per pronunciare una sentenza, per assolvere o per condannare...
Parole semplici o composte, primitive o derivate, popolari o dotte, volgari o letterarie...
Parole poetiche, dialettali, ricercate, forbite, affettate, passate di moda, arcaiche, antiche, antiquate...
Parole brevi, misurate, convincenti, sciolte, affettuose, appassionate, espressive, abbondanti, appropriate, autorevoli, fredde, pesanti, taglienti, velenose, allusive, incomprese, stentate, rotte, inutili, inconcludenti...
Parole che confortano o che offendono, che esprimono gratitudine o che feriscono... che commuovono, che inteneriscono, che parlano al cuore, che turbano, che preoccupano, che provocano...
Parole pesate, sussurrate, gridate, scandite, enfatizzate... parole buttate là in qualche modo, levate di bocca, sputate in faccia, rivolte al muro o al vento, passate veloci di bocca in bocca... non dette, negate, perse...
Parole serie, parole dolci... pettegolezzi, chiacchiere, ciance, fole... linguaggio da iniziati... ostrogoto, turco, arabo...
Parole pronunciate con voce chiara, forte, autoritaria... o a fior di labbra, con voce incerta e tremante... con benevolenza o con malevolenza, con lode o con riprensione...
Musica che, una volta uscita dalla nostra bocca, andrà a modificare la realtà che ci circonda e quella che circonda le persone che ci vivono accanto... cerchi concentrici che si allargheranno e arriveranno a toccare tempi e luoghi impensati a chi compie l'azione... semi buttati alla terra che partoriranno buoni o cattivi frutti...
"LE TRE GRAZIE"  -   DETTAGLIO DELLA "PRIMAVERA"  -  1482
DIPINTO DI SANDRO BOTTICELLI



La parola è essenza, vibrazione, energia, forza e potere del quale, molto spesso, nessuno di noi è veramente consapevole.
Grazie ad essa il nostro pensiero si trasforma in realtà, i nostri obiettivi si radicano negli altri fino ad influenzarli, a dominarli, a possederli, a trasformarli, a stimolarli o ad annientarli, a guarirli o a distruggerli...
Le parole che escono dalla nostra bocca prendono, ben presto, vita propria e creano quello che noi abbiamo pronunciato...
Parole negative espresse con odio, predizioni malevole gridate in un attimo di collera, radicano il nefasto, l'incidente, la morte fin dentro l'anima delle persone alle quali sono state dirette, rendendo queste realtà possibili, vere, sostanziali... malanni profetizzati che, automaticamente, si realizzano, a volte anche ai danni di chi discende dagli individui ai quali la parola forte è stata rivolta.
Un bambino sgridato, minacciato, rifiutato, ridicolizzato, "picchiato" con parole inadeguate nel periodo della sua infanzia, da parte di un padre, di una madre, di un cugino maggiore, di una zia, di un insegnante, di un qualcuno che ha tentato di sfogare in un qualche modo la sua violenza incutendo soggezione agli altri, sarà, ad esempio, un adolescente insicuro nell'esprimersi, un adulto che riporterà disturbi nell'elocuzione, e non solo in quella, un futuro balbuziente costretto a dover trovare una soluzione al suo problema.
"FLORA E ZEFIRO"  -  1875
DETTAGLIO DEL DIPINTO DI  WILLIAM - ADOLPHE  BOUGUEREAU



Al contrario, ci sono anche parole che, usate sapientemente, con la sincerità che proviene dal cuore e con la consapevolezza legata al sentire dell'anima e alla verità della coscienza, sono in grado di guarire le persone più di un farmaco, di sbloccare situazioni conflittuali meglio di come le sbloccherebbe il più esperto paciere..
Sono le parole :  "grazie", "per favore", "mi dispiace", "mi prendo la mia parte di colpa", "sì", "ti voglio bene", "sono anch'io come te", "non sono migliore di te", "mi metto nei tuoi panni", "ti prendo così come sei", "ti sono riconoscente", "tu sei stato il primo amore e nel mio cuore avrai sempre un grande posto", "benedico la forza che un tempo ci ha unito"...
Parole che portano comunicazione, ordine, unione, completezza, armonia, senso di benessere, nuove e positive intuizioni...
Vanno pronunciate al momento giusto, con amore e sempre guardando negli occhi la persona alla quale sono rivolte.
UN ALTRO DETTAGLIO DEL DIPINTO  DI  WILLIAM - ADOLPHE  BOUGUEREAU 
"FLORA E ZEFIRO"  -  1875