martedì 29 dicembre 2015

DALLA PARTE DEL DOLORE




QUINDICESIMO SCRITTO SUL TEMA

PAGHIAMO PEGNO AL PASSATO.. FINCHE' NON SI E' CANCELLATO IL DEBITO...




IL TRAUMA, IL LUTTO, LA SOFFERENZA, IL DOLORE, LA MALATTIA.. SONO MOMENTI FORMATIVI, CHE DANNO PROFONDITA' E SPESSORE ALLA NOSTRA VITA...



"NOTTE E SONNO"  -  1878  -  CAPOLAVORO DI EVELYN DE MORGAN,
PITTRICE PRERAFFAELLITA BRITANNICA INNAMORATA DEL RINASCIMENTO ITALIANO

IN GENERE E, IN PARTICOLAR MODO, DEL BOTTICELLI, AL QUALE SI ISPIRAVA.
(LONDRA, 30 AGOSTO 1855  -  LONDRA, 2 MAGGIO 1919)






La vita è complessità e drammaticità.
Voler, a tutti i costi, accelerare la guarigione di una malattia, velocizzare la soluzione di un problema, insistere troppo sul semplificare, sul bonificare, sul depurare, sul dimenticare o sul rimuovere, equivale a banalizzare il dolore, la malattia, il problema e la vita stessa.
Le situazioni difficili, quelle di chi "non sa che partito prendere", le questioni complicate, sulle quali si impone, urgente, il "dover trovare una soluzione", i dubbi da chiarire prima possibile, perché generano troppa preoccupazione, i turbamenti dell'equilibrio psichico e di quello morale che tutti negano, allontanano, combattono perché noiosi, fastidiosi, molesti, difficili da accettare... le "maledizioni", le "sciagure", i danni, gli svantaggi, le difficoltà, le avversità e tutti quanti i problemi quotidiani dell'esistenza, non sono mai degli "incidenti di percorso" da "saltare a piè pari", da scavalcare, da aggirare, da circumnavigare, da ignorare, da evitare, da mettere da parte... 
Le filosofie e le religioni di tutti i tempi e di tutte le latitudini del pianeta ci hanno sempre insegnato che la vita acquista un senso solo nella prospettiva del disagio, del pericolo, del malessere, del dolore, della malattia, della morte.
Noi tutti abbiamo un connaturato bisogno di confrontarci con questa dimensione imprescindibile della vita.
Fuggire non serve, perché qualcosa o qualcuno ci riporterà sempre là, sul "luogo del delitto", sull'orlo di quella rovina profonda ed oscura, di quel baratro dell'orrore, di quel precipizio di pene, di quell'abisso infernale.
La stessa religione cristiana dei miei avi, verso la quale, pur essendo andata oltre le mie origini, nutro un gran senso di fedeltà e di riconoscimento dei valori, adora un corpo afflitto, sofferente, torturato, martirizzato, seviziato, straziato e ucciso su di una croce, pur essendo una fede la cui promessa è tutta rivolta alla resurrezione ed alla vita eterna.
Vita e morte non sono due realtà separate.
Sono due realtà che vivono bene insieme, costantemente correlate ed interconnesse fra di loro... due realtà gemellari, associate, simbiotiche... se non addirittura mescolate, "impastate" fra di loro, amalgamate, sovrapposte l'una all'altra.
Il loro rapporto di convivenza è molto stretto.
La loro associazione durevole, inscindibile.
Non può esistere la vita senza la morte, né la morte senza la vita...
Ci definiamo "esseri viventi" in quanto sappiamo di dover morire. 
Ci definiamo "mortali" proprio perché viviamo.

  1878  -  "NOTTE E SONNO"  -  UN DETTAGLIO DEL DIPINTO DI EVELYN DE MORGAN.
BOTTICELLI, AMATO MAESTRO, RIVIVE IN MARY EVELYN PICKERING,
PRESENTE FIN NEI MINIMI PARTICOLARI DEI SUOI LAVORI...


La sofferenza è un sentimento di grande intensità e di grande potenza.
E' "pathos", è trasporto, è drammaticità, è "passione".
Solo attraversando il dolore possiamo riuscire a capire nel profondo gli eventi e a trasformarli in esperienze.
E' dall'afflizione che emerge l'anima.
La vicinanza con la pena e con la morte ci porta la conoscenza dei misteri dell'essere.
Il lutto, la tristezza, il dispiacere, la mancanza, la nostalgia, la malinconia... il trauma, il travaglio, la sofferenza, il dolore, la malattia, la morte, sono presi in considerazione, troppo spesso, solo per il loro aspetto negativo... brutti momenti, calamità, disgrazie dalle quali uscire al più presto, cercando una veloce soluzione.
Andrebbero, invece, considerati anche i preziosi aspetti formativi legati a queste realtà, aspetti che conferiscono profondità e spessore alla vita.
Ogni dolore ci fornisce l'occasione per una trasformazione, per un rinnovamento, perché ogni sofferenza amplifica, ingigantisce, provoca l'espansione e la contrazione della nostra psiche, del nostro corpo e della nostra anima e da ogni malattia, anche dalla più crudele, può uscire un "maestro spirituale" capace di condurci, lungo sentieri inesplorati, a vivere una nuova vita.
La malattia nasce da un movimento dell'anima, da una sua necessità.
Ha un suo senso profondo al quale non dobbiamo rinunciare.
Da problema, quale è comunemente considerato, potrebbe diventare risorsa.

1878  -  "NOTTE E SONNO" 
ALTRO DETTAGLIO DEL DIPINTO DI EVELYN DE MORGAN.
NELLA "NOTTE" CHE TRASCINA IL "SONNO", RIVEDIAMO "ZEFIRO" E "CLORI"
DELLA "NASCITA DI VENERE" DI SANDRO BOTTICELLI...


Allontanare scortesemente la nostra ombra, rinchiudere subito in una stanza tutto quello che la tradizione ci ha indicato come "negativo" (disordine, disequilibrio, malattia, dolore) è  sbagliato.
La vita è un sentimento unitario di commistione fra bene e male, fra positivo e negativo...
L'uomo ha bisogno di confrontarsi anche con la paura e persino - sembrerà strano -  con il dolo, con il reato, con l'artifizio, con il raggiro, con la frode, con l'inganno... con le anormalità, con le deviazioni, con la follia, con il maleficio, con la violenza, con i delitti, con i massacri, con le stragi...

"L'ANGELO DELLA MORTE"  -  DETTAGLIO  -  1880
DIPINTO DI EVELYN DE MORGAN



Molti genitori tendono a nascondere ai figli situazioni che potrebbero incutere paura o provocare sofferenza: la morte del nonno, quella del cane, del gatto, del canarino... la malattia incurabile dello zio, il suo ricovero in ospedale... la depressione della zia, il suo isolamento...
Alcuni, pensando di far bene, rendono addirittura le fiabe meno "terribili"... e, prima di leggerle ai figli o ai nipoti, le ripuliscono dal male, dalla rabbia, dall'odio, dalla cattiveria, dalla crudeltà, dalla sofferenza, dal dolore, dalla morte...
E' uno sbaglio!
I bambini vanno condotti per mano il più presto possibile attraverso le situazioni "ingestibili", attraverso quelle circostanze "ad alto rischio" che nessuno ama affrontare...
Vanno accompagnati a guardare con attenzione le realtà che incutono paura...
Devono poter toccare la mano del nonno morto, accarezzare le piume dell'uccellino senza vita, dire "arrivederci" allo zio che si ritirerà, entro breve termine, in un'altra dimensione...
In caso contrario, la loro paura non saprà dove attaccarsi e diventerà ancora più grande.

"L'ANGELO DELLA MORTE"  -  1880  -  DIPINTO DI EVELYN DE MORGAN
LA DONNA, IN TERRA ARIDA DI PATIMENTO, 
E' ANCORA UN POCO INCERTA SUL PASSAGGIO,
MA NON HA PAURA DELL'ANGELO DELLA MORTE,
AI PIEDI DEL QUALE SBOCCIANO FIORI PRIMAVERILI...


Quando cerchiamo di allontanare da noi stessi un dolore, di reprimerlo, di dimenticarlo, di soffocarlo, di rimuoverlo, di negarlo, esso non si dissolve, non si scioglie, non evapora, non sparisce, non si annulla...
Diventa, al contrario,  più forte e più potente, nascosto nei luoghi reconditi del nostro inconscio.
Il tempo lo farà, poi, riaffiorare in un sol colpo, riconsegnandolo a noi che pensavamo di averlo già dimenticato...
Ci ritornerà indietro ingigantito.
L'unico modo per liberarci dall'afflizione è quello di elaborarla, di accoglierla, di riconoscerla, di guardarla diritta negli occhi, di accettarla, di integrarla, di farla nostra, di darle un posto nel cuore.
Solo quando avremo fatto pace con le nostre parti d'ombra, solo quando avremo espresso il nostro dispiacere per averle rifiutate o rimosse e avremo riconosciuto un reciproco amore fra "bene" e "male", fra "buono" e "cattivo", fra "vittima" e "colpevole", saremo liberi.
"ANGELO CON  SERPENTE"
DIPINTO DI EVELYN DE MORGAN
(LONDRA, 30 AGOSTO 1855  -  LONDRA, 2 MAGGIO 1919)



Quando ci si imbatte in una difficoltà, in un problema, quando si ha a che fare con un dolore, con una malattia è bene, dunque, ricordarsi che solo il confronto e l'accoglienza sono liberatori.
Mettere da parte, prendere scorciatoie, uscire velocemente, correre via più presto possibile, non pone fine alla sofferenza.
Quando luce ed ombra, vita e morte, aggressore ed aggredito, giudice ed escluso, rimangono divisi e contrapposti l'un l'altro, ognuno arroccato sulle sue posizioni, senza dialettica di confronto, il movimento dell'anima alla ricerca del suo equilibrio rimane interrotto e la persona imprigionata nel suo problema.
Anche il "male" ha una sua ragion d'essere e il fatto che, a volte, il suo senso ci sfugga non toglie nulla alla sua "grandezza".
La nostra morale che giudica e condanna tutti gli aspetti nei quali non vogliamo riconoscerci è troppo ristretta nei confronti della vita.
La vita è e sarà sempre superiore a quello che noi pensiamo di lei.
A noi non resta che riconoscere ciò che è.

"FLORA"   -   DETTAGLIO DI UN MERAVIGLIOSO DIPINTO DI EVELYN DE MORGAN,
NEL QUALE RIVIVE LA "PRIMAVERA" DEL NOSTRO GRANDISSIMO BOTTICELLI.

NIPOTE DEL PITTORE PRERAFFAELLITA JOHN RODDAM SPENCER STANHOPE,
MARY EVELYN PICKERING SI DEDICO', FIN DALL'ADOLESCENZA, ALL'ARTE, 
NONOSTANTE IL PARERE CONTRARIO DEI GENITORI.

"L'ARTE E' ETERNA, MA LA VITA E' BREVE..."
"ORA VI PORRO' RIMEDIO! NON HO UN SOLO MOMENTO DA PERDERE!"
ANNOTO' SUL SUO DIARIO LA MATTINA DEL SUO DICIASSETTESIMO COMPLEANNO.

APPASSIONATA DI RINASCIMENTO ITALIANO,
IN MODO PARTICOLARE DEL BOTTICELLI,
SOGGIORNO' PER LUNGHI PERIODI A BELLOSGUARDO DI FIRENZE,
DOVE LO ZIO POSSEDEVA UNA VILLA.

DOPO IL MATRIMONIO CON WILLIAM DE MORGAN, 
CERAMISTA E SCRITTORE DI NOVELLE,
NONCHE' FIGLIO DELLA SCRITTRICE SOPHIA DE MORGAN,
LA SPIRITUALITA', GIA' COSI' VIVA IN EVELYN,  SI ACCENTUO'
E, NEI SUOI DIPINTI, SI FECE STRADA IL TEMA DELLA VITA DOPO LA MORTE,
MORTE CHE, PER LEI, NON E' MAI UN QUALCOSA DEL QUALE AVERE PAURA,
MA UN DONO DA ACCOGLIERE PER RIUSCIRE AD ABBANDONARE NELLA PACE
L'INVOLUCRO CHE CI TIENE COLLEGATI ALLA TERRA
E AD ENTRARE CON LEGGEREZZA E SPERANZA NEL REGNO DEGLI SPIRITI.



venerdì 11 dicembre 2015

OTTAVA SEDUTA DI DIGITOPRESSIONE



DECIMO SCRITTO SUL TEMA

IL CORPO E' UN IMMENSO SPECCHIO DELLA NOSTRA MEMORIA 




AL CAPEZZALE DI MIO PADRE

VENT'ANNI FA MORIVA MIO PADRE :
UNA MORTE CHE IO NON HO MAI DEL TUTTO ACCETTATO...


IL LUTTO DEVE ESSERE VISSUTO FINO IN FONDO SE LO SI VUOLE SUPERARE.
IL DOLORE E LA PAURA VANNO "ATTRAVERSATI" IMMEDIATAMENTE.
IN CASO CONTRARIO, QUESTI SENTIMENTI, A POCO A POCO, DIVENTERANNO, SEMPRE PIU' GRANDI E NOI NON CI RENDEREMO NEPPURE CONTO DEL PERCHE'.
IN TERAPIA SI GUIDANO LE PERSONE, ANCORA UNA VOLTA, AL LETTO DI MORTE DEL LORO AMATO E SI PERMETTE LORO DI SDRAIARSI ACCANTO A LUI PER UN COMMIATO.
QUANDO, POI, CI SI RIALZA, SI SCOPRE, NON SENZA STUPORE, CHE IL NOSTRO MALESSERE E' PRESSOCHE' SCOMPARSO E CHE E' POSSIBILE AFFRONTARE NUOVAMENTE IL FUTURO.



RIELABORAZIONE SOGGETTIVA DELL'OTTAVA SEDUTA DI DIGITOPRESSIONE SUI PUNTI DELL'AGOPUNTURA SCATURITA SPONTANEAMENTE A QUALCHE GIORNO DI DISTANZA DAL TRATTAMENTO RICEVUTO.
FISIOTERAPISTA DI RIFERIMENTO : 
FABRIZIO CENTONZE



"... e quando dal nevoso aere inquiete
tenebre e lunghe all'universo meni..."
Ugo Foscolo - "Alla sera" - vv 5-6

MIO PADRE, DOMENICO GIULIO, A VENTISETTE ANNI DI ETA', 
IN UNA FOTOGRAFIA SCATTATA IL 31 DI DICEMBRE DEL 1940,
GIORNO DELLA SUA NOMINA A TENENTE PILOTA 
DELLA REGIA AERONAUTICA MILITARE ITALIANA.
NEL 1947, TERMINATA LA SECONDA GUERRA MONDIALE, 
OTTERRA' LA MEDAGLIA D'ARGENTO AL VALOR MILITARE.







L'ottava seduta di digitopressione sui punti dell'agopuntura, abbinata a specifiche, efficacissime tecniche di comunicazione verbale sul modello "ercksoniano", mi ha portato immagini e sentimenti che mi hanno toccato e curato l'anima.
E' stata una seduta carica, intensa, vissuta, coinvolgente... emozionante, commovente... così ricca di significato, per me, nella sua drammaticità.
E' stata dolore e guarigione, "irretimento" e liberazione, morte e rinascita..
E' stata raccoglimento, abbandono, nostalgia, pianto e consolazione... radicamento, appartenenza, fedeltà, umiltà e dedizione..
E' stata sintonia e sovrapposizione...
Un ritrovarsi, un riconciliarsi ed un "doversi subito dire addio"...
Un accettare, un accordarsi, un prendere ed un lasciare.
E' stata rito, "liturgia", preghiera... richiesta, invocazione, supplica...
Il presente mi ha riportato al passato e, dal passato, ho dovuto fare ritorno al presente.
Dall'alba ho camminato fin all'imbrunire e, dall'imbrunire, fino ad una nuova alba.
Il tutto mi ha nuovamente confermato il legame alla famiglia di origine come fonte di libertà, non viceversa...

DAL LIBRETTO PERSONALE DI VOLO DI MIO PADRE DOMENICO, A QUEL TEMPO
ALLIEVO UFFICIALE PILOTA DELLA REGIA AERONAUTICA MILITARE ITALIANA,
FRESCO DI AMMISSIONE ALLA SCUOLA DI TURISMO AEREO DI FOLIGNO 

E A QUELLA DI PILOTAGGIO DI MALPENSA 
CON DATA  8 GIUGNO 1936.
SARA' NOMINATO SOTTOTENENTE IL 30 DI APRILE DEL 1937
E  PILOTA MILITARE IL 20 DI MAGGIO DELLO STESSO ANNO.





Il mio fisioterapista, inseguendo un sottile presentimento, calmo ed attento, silenzioso e cauto, ma anche fermo, sicuro e determinato, mi ha guidato, non senza fascino e grazia ed in una sfera di esperienza del tutto tipica dell'anima, all'indietro nel tempo di vent'anni, fino al letto di morte di mio padre, a rivivere, nei giorni dell'anniversario, quel lutto mai del tutto superato, ad evocare e a salutare la figura di appartenenza a me più cara, quella che più ho amato, quella che ho goduto così poco, quella che non è mai stata del tutto mia...
"Ti sei voluto ritirare talmente in fretta... che io non ho fatto in tempo a dirti... arrivederci..."
"Mi sei mancato così tanto che, in ogni uomo che incontro, cerco qualcosa di te..."
"Ho pianto per tre giorni e per tre notti quando ti ho perso..." dicevo tra le lacrime, mentre inspiravo ed espiravo ad occhi chiusi, sdraiata nella penombra della stanza, in un'atmosfera sognante fatta di tenerissima, struggente malinconia.
"Non potrò mai dimenticare quelle fredde giornate di fine novembre... 
Ti hanno portato all'ospedale... 
Una banale caduta.. di sera.. al buio.. sulle scale che portano alla cantina...
Cercavi un attrezzo che ti potesse essere d'aiuto per un qualche tuo lavoro... 
Non accendevi mai le luci nella notte...
Sembrava tutto così banale al momento...
Qualche costola rotta.. niente di preoccupante...
Non ti ho più potuto parlare...
Non ti ho più potuto salutare...
Non ho potuto chiarire, ringraziare, onorare...
Non ho fatto in tempo ad adempiere al mio compito, quello che ogni figlia ha nei confronti di suo padre morente... 
E' stato tutto così improvviso...
E' rimasto tutto così "in sospeso"...
L'evento... talmente inatteso, assurdo, inspiegato, nebuloso che, da allora, io, non ho più potuto concedere a me stessa il permesso di vivere sana e felice...
Non so cosa darei per poterti avere, di nuovo, qui con me, anche per un solo giorno..."

MIO PADRE DOMENICO, VENTIDUE ANNI DI ETA', NEL LONTANO 1936,
ALLIEVO UFFICIALE PILOTA DELLA REGIA AERONAUTICA MILITARE ITALIANA




"Ti ho sempre guardato con amore e, da quel triste momento, l'ho fatto ancora di più... 
Ti ho rappresentato e ti sono stata fedele, totalmente... ma, in questa fedeltà, ho rinunciato alla mia vita..."
"Porto la tua inquietudine, papà... la tua sofferenza, il tuo dolore... ma chi è più piccolo non può portare i pesi di chi è più grande..."
"Ti prego, fa' che, a me e ai miei fratelli, possa arrivare la tua benedizione!"

MIO PADRE DOMENICO, ALL'ETA' DI VENTIDUE ANNI,
IN UNA FOTOGRAFIA DATATA 28 SETTEMBRE 1936




"Ricordo i tuoi silenzi, le tue preoccupazioni, i tuoi turbamenti... la tua ansia, la tua agitazione..."
"Ricordo quando, tempestoso, ti impensierivi, ti crucciavi, ti spazientivi, ti adiravi, ti angustiavi...
Allora i tuoi meravigliosi occhi cambiavano di colore, come cambia il cielo quando è agitato da una tempesta, il lago quando è mosso da una burrasca, l'aria da forti precipitazioni, da una bufera di vento, da una tormenta di neve o da un'improvvisa, imprevista grandinata...
Dall'azzurro viravano improvvisamente verso il grigio ed il piombo, con sfumature malinconiche, sporche, spente...
Tu, instancabile uccello delle tempeste... tu, aereo che si librava felice nelle correnti delle turbolenze... catapultato, di colpo, negli uragani della guerra, dell'impeto, della furia omicida, dei bombardamenti, delle esplosioni, delle fiamme, delle urla, dei rumori, degli inseguimenti, dei colpi... e dei contraccolpi..."
"Non c'è giorno nel quale la mia anima non si sovrapponga, almeno per qualche istante, alla tua..."
"Ti prego... guardami con benevolenza mentre mi rialzo, mi allontano da te e ritorno alla vita. Ancora per un poco..."

DOMENICO GIULIO SEGALA, MIO PADRE, NEL 1936, 
GIOVANE ALLIEVO UFFICIALE PILOTA.
PRENDERA' PRESTO PARTE ALLA SECONDA GUERRA MONDIALE
NELLA DUECENTOSESSANTUNESIMA SQUADRIGLIA DI BOMBARDAMENTO...



Impossibile descrivere un simile "sentire" se non se ne fa esperienza... 
Il mio corpo era completamente adagiato dentro quello più grande di mio padre, totalmente "irretito" nel suo e la mia anima intimamente identificata con la sua, in un abbraccio carico d'amore.
A partire dalle mani e dai piedi, dalle braccia e dalle gambe, iniziavo, a poco a poco, a raffreddarmi, ma non c'era paura alcuna.
Inspiravo lentamente, con leggerezza, come se stessi nutrendo il mio spirito.
E mi sentivo stranamente in pace e pacatamente ottimista nei confronti di me stessa e nei confronti del mondo che mi circondava... remissiva, ben disposta, indulgente, riconciliata, in sintonia con il mio destino.

DOMENICO NEL 1936.
PILOTA DI VELIVOLI PLURIMOTORI, PARTECIPERA', 
NEL CORSO DELLA SECONDA GUERRA MONDIALE,
AD AZIONI DI BOMBARDAMENTO, DIURNE E NOTTURNE, 
SU BASI NAVALI NEMICHE DI TUTTO IL MEDITERRANEO.
NELLA MOTIVAZIONE  ALLEGATA 
ALLA MEDAGLIA D'ARGENTO AL VALOR MILITARE
E' RICORDATO ANCHE PER LE PREZIOSE MISSIONI DI AVIORIFORNIMENTO 
ALLE TRUPPE NAZIONALI ED ALLE TRUPPE PARTIGIANE.



"Onora il padre! 
Sii umile nei suoi confronti!
Non combatterlo! 
Prendilo così come lui è! 
Portagli rispetto! 
Fa' che abbia sempre la precedenza! 
Inchinati davanti a lui!
Chiedi la sua benedizione!
Esprimi gratitudine per il dono della vita che hai ricevuto attraverso di lui!"
Parole insolite, antiche e desuete che, nel corso della meditazione, riaffiorano alla memoria, si fanno avanti prepotentemente e diventano, d'improvviso, così ricche di significato...
E' il linguaggio vittorioso, semplice ed incisivo del cuore, quello che ci appartiene da sempre e che noi, spesso, rifiutiamo... molto più potente rispetto al linguaggio razionalistico, che usa vocaboli troppo freddi, troppo scialbi, troppo sterili... vocaboli incapaci di portare un'anima alla guarigione.

DOMENICO NEL 1936


Ci siamo lasciati, io e mio padre, sull'immagine del nostro amatissimo lago, immagine che abbiamo entrambi nel cuore da sempre e che ci ha sempre collegato l'una all'altro... antico specchio d'argento dal fascino indiscusso ed, ora, invisibile, liquido nastro azzurro teso tra me e lui. 
Acqua limpida e calma per noi due, irresistibile invito ad immergervisi per scoprirne la parte nascosta, il lato ombra...
Cielo autunnale dai mille, caldissimi colori riflessi, a specchio, sulla superficie, ormai fredda, dell'acqua.
Rosa, aranciato, giallo... poi, ancora, azzurro, grigio, bianco... e, di nuovo, qualche tocco di rosso, di indaco, di violetto...
Alba e tramonto insieme.
Brillanti chiazze di luce colorata e spente e opache macchie d'ombra.

MIO PADRE, A VENTISETTE ANNI DI ETA', IN UNA FOTOGRAFIA DATATA 1940,
TENENTE PILOTA DELLA REGIA AERONAUTICA ITALIANA.
OTTERRA' LA NOMINA A CAPITANO PILOTA,
CON DIRITTO DI COMANDO DI UNA SQUADRIGLIA DI AEREI.


Rimango focalizzata sull'immagine del lago... a lungo... come fosse un messaggio d'amore...
Cerco di fotografarla con gli occhi e di conservarla nel cuore...
Associo l'alba alla mia infanzia e all'infanzia di mio padre... ma anche ad un nuovo inizio e a nuove, rinnovate energie.
Associo l'imbrunire all'abbandono, all'addio, alla dipartita... all'ansia, al timore, alla tristezza... all'incerta, angosciante aspettativa che noi tutti abbiamo verso quello sconosciuto periodo finale della nostra vita che altro non è che trasformazione, passaggio, ciclicità, viaggio senza fine, eternità, infinito esistere...

GROTON - CONNECTICUT - U.S.A. - ANNO SCOLASTICO 1919-1920
MIO PADRE, DOMENICO GIULIO, BIMBO DI  SEI ANNI,
SUI BANCHI DI SCUOLA DELLA PRIMA CLASSE ELEMENTARE
NELL'EST DEGLI STATI UNITI D'AMERICA.

NATO, AL DI LA' DELL'OCEANO ATLANTICO,
DA GENITORI ITALIANI EMIGRATI  IN QUELLE TERRE
ALLA RICERCA DI UN LAVORO,
DOMINIC HA TRASCORSO LA SUA INFANZIA IN AMERICA
PRIMA DI FARE "RITORNO" NELLA TERRA D'ORIGINE DEI SUOI AVI, L'ITALIA.




UN GRAZIE DAL CUORE AL MIO FISIOTERAPISTA, FABRIZIO CENTONZE, CHE HA SAPUTO GUARDARE, INSIEME A ME, LA MORTE DI MIO PADRE, PER RIACCOMPAGNARMI, RINFRANCATA, ALLA VITA... A FABRIZIO CHE, SOLLECITANDOMI, MI HA DETTO: "PARLAGLI...! PARLA A TUO PADRE...! FA' COME SE LUI FOSSE QUI...!"  E ANCORA: "FOCALIZZATI SULL'IMMAGINE DEL LAGO...! NON PERDERLA...!  PORTALA CON TE...!"
VISUALIZZARE TALI SITUAZIONI, ENTRARCI DENTRO E RIVIVERLE, COMPORTA SEMPRE IL RISCHIO DI VENIRE TRAVOLTI DALL'EMOZIONE ED ATTIRATI ALL'INTERNO DI QUELLE STESSE SITUAZIONI... 
PER QUESTO MOTIVO E' ASSOLUTAMENTE NECESSARIA LA PRESENZA DI UNA GUIDA CHE FUNGA DA PROTEZIONE E CHE CI PERMETTA UN PIACEVOLE RITORNO ALLA VITA, SENZA CONTARE, TRA L'ALTRO, CHE LA FORZA DI UNA SINGOLA PERSONA NON POTRA' MAI EGUAGLIARE LA SINERGICA POTENZA DI UN COLLABORATIVO, SIMULTANEO LAVORO DI COPPIA.



MIO PADRE, 38 ANNI DI ETA', NEL GIORNO DEL SUO MATRIMONIO 
CELEBRATO NELLA CHIESA PARROCCHIALE DI LIMONE SUL GARDA 
IL 29 DI SETTEMBRE DEL 1951.
L'ANNO SUCCESSIVO, NELLO STESSO MESE,
SAREI NATA IO, FIGLIA PRIMOGENITA...


domenica 29 novembre 2015

ANCORA... SUL PERDONO


QUATTORDICESIMO SCRITTO SUL TEMA

PAGHIAMO PEGNO AL PASSATO.. FINCHE' NON SI E' CANCELLATO IL DEBITO...




NON SI PUO' DIMENTICARE UN'INGIUSTIZIA CHE ABBIAMO SUBITO SE, PRIMA, NON ABBIAMO PERDONATO CHI CE L'HA INFLITTA... MA IL PERDONO CI DEVE ESSERE STATO RICHIESTO... ALTRIMENTI, COME POTREMMO MAI CONCEDERLO?




SENZA GIUSTIZIA NON CI PUO' ESSERE PACE... SENZA PERDONO RICHIESTO, ACCETTATO E CONCESSO NON CI PUO' ESSERE GIUSTIZIA...


LA VITTIMA HA BISOGNO DI RICORDARE, DI ACCOGLIERE E DI PERDONARE..... L'AGGRESSORE HA BISOGNO DI VEDERE, DI COMPRENDERE, DI RICONOSCERE LA PROPRIA COLPA E DI AVANZARE RICHIESTA DI PERDONO... 



COME E' DIFFICILE TRASFERIRE LA LEGGE UNIVERSALE DELLA COMPENSAZIONE DAI SINGOLI SISTEMI FAMILIARI A SISTEMI BEN PIU' GRANDI E COMPLESSI COME LO SONO QUELLI DEI POPOLI, DOVE REGNANO FAZIONI, SCONTRI, LOTTE, CONFLITTI, BELLIGERANZE, INVASIONI, PULIZIE ETNICHE, STRAGI, GENOCIDI, CONVERSIONI FORZATE, GUERRE DI APPARTENENZA TERRITORIALE, ECONOMICA, POLITICA, RELIGIOSA, CULTURALE, TRIBALE, ODI SECOLARI, VIOLENZE E VENDETTE BEN PIU' PESANTI RISPETTO A QUELLE FAMILIARI...




"LA SCOPERTA DELL'AMERICA AD OPERA DI CRISTOFORO COLOMBO"  -  1958
SALVADOR DALI'

(FIGUERES  -  CATALOGNA  -  SPAGNA  -  11 MAGGIO 1904  -  23 GENNAIO 1989)















DOMANDE DI PERDONO

Chiedere perdono è giusto.
Non è una vergogna.
Andrebbe fatto di più.
Nell'anno 1992, abbiamo visto il re di Spagna Juan Carlos di Borbone chiedere perdono, a nome di tutti gli spagnoli, alla comunità ebraica locale per la cacciata degli ebrei dal territorio spagnolo avvenuta ben cinquecento anni prima, nel lontano 1492, su richiesta della Santa Inquisizione e per ordine dei cattolicissimi re Ferdinando II d'Aragona ed Isabella di Leòn e di Castiglia che, in quel medesimo frammento di storia, stavano incoraggiando, spingendo alla partenza e sovvenzionando Cristoforo Colombo nella sua memorabile impresa al di là dell'oceano Atlantico. 
Juan Carlos, re di Spagna dei nostri tempi, oggi fresco di abdicazione, nel 1992, aveva dato il via ad imponenti commemorazioni per la "scoperta dell'America" e, immediatamente, nonostante gli innumerevoli anni trascorsi, l'atavico risentimento degli ebrei esiliati, non ancora del tutto spento, era, in quell'occasione, rinato nei cuori dei loro discendenti, riacceso dal ricordo degli avi partiti per mare senza un bagaglio, deceduti nel corso di un naufragio o di un arrembaggio delle navi da parte dei pirati, ridotti in schiavitù, imbarcati, in parte, proprio sulle caravelle di Colombo, con l'ultima possibilità, il giorno 3 di agosto del 1492. 
Il perdono andava chiesto... 
Impossibile, altrimenti, festeggiare!
Con quale coraggio?

"PORT LLIGAT"  -  1960
SALVADOR DALI'



Al di là dell'oceano, negli Stati Uniti d'America, in Massachusetts, sempre nell'anno 1992, abbiamo visto il sindaco di Salem, "la città delle streghe", organizzare una, se pur tardiva, "cerimonia espiatoria", un doveroso "rito riparatore" nel corso del quale chiese all'Alta Corte Federale di rivedere e di condannare pubblicamente il "Processo alle streghe" avvenuto nel lontano 1692 e al termine del quale diciannove donne, tutte insieme, furono mandate a morire, in modo tanto crudele, in quelle meravigliose colonie inglesi affacciate sull'Atlantico. 
Nonostante fossero già trascorsi trecento anni, la memoria del fatto era ancora estremamente viva in quel luogo e non solo... 
Il perdono andava chiesto.
Tornando all'indietro nel tempo, negli anni compresi fra il 1647 ed il 1688, in una precedente "caccia alle streghe", avvenuta sullo stesso territorio, erano state catturate ed arse vive altre tredici donne... alle quali nessuno, molto probabilmente, chiederà mai perdono.

"LA VERGINE DI GUADALUPE"  -  1958
SALVADOR DALI'



Sempre nell'anno 1992, abbiamo visto anche papa Giovanni Paolo II, un grande papa, esprimere pubblicamente richiesta di perdono per uno dei tanti peccati commessi dalla Chiesa cattolica durante i secoli: la persecuzione dello scienziato italiano Galileo Galilei. 
Erano trascorsi trecentocinquantanove anni da quando, nell'anno 1633, il padre della scienza moderna, umiliato, deriso, imprigionato, torturato, processato, condannato dal Santo Uffizio e costretto all'abiura delle sue concezioni astronomiche, venne mandato al confino... 
Era stato fisico, filosofo, matematico, astronomo di grandissima eccellenza. 
Avrebbe potuto insegnare ancora e fu, invece, costretto a rinunciare e, addirittura, a negare la verità delle sue dottrine nel corso di un solenne giuramento forzato.

"IL CONCILIO ECUMENICO"  -  1960
SALVADOR DALI'



Nel corso dell'anno successivo, 1993, abbiamo visto lo stesso papa inoltrare domanda di perdono per il coinvolgimento dei cattolici nella "tratta degli schiavi africani"... 
Trentotto milioni di vittime fra il 1490 ed il 1899... Un genocidio immane che nessuno ha dimenticato. 
Ai giorni nostri, ancora, malgrado l'uguaglianza formale dei diritti civili scritta nelle leggi moderne, chi si sentirebbe, di fatto, di poter affermare che l'atavico risentimento dei "neri" nei confronti dei "bianchi" è del tutto scomparso?
Ricordiamo un solo esempio fra i tanti...
Prendendo sempre come riferimento l'anno 1992, nel mese di aprile, sulla sponda americana volta al Pacifico, in California, in seguito all'assoluzione di due poliziotti "bianchi", accusati di aver ingiustamente brutalizzato un automobilista "nero"... a Los Angeles, abbiamo visto scoppiare moti e diffondersi sommosse, atti che rivelarono, in un solo momento, che il rancore per l'avita schiavitù era ancora più che mai vivo nelle discendenze.
I poliziotti erano stati assolti in quanto "bianchi".. L'automobilista era stato brutalizzato perché "nero"...
Questo il pensiero che circolava, in quei giorni, in California.

"L'ASCENSIONE DI CRISTO"  -  1958
SALVADOR DALI'



Nel maggio dell'anno 1995, nella Repubblica Ceca, abbiamo visto sempre lo stesso papa, Giovanni Paolo II, chiedere nuovamente perdono per le guerre religiose e per i roghi seguiti alla riforma protestante, nonché per tutti gli altri torti inflitti dai "cattolici" ai "non cattolici"...

"LA MADONNA DI PORT LLIGAT"  -  DETTAGLIO  -  1950
SALVADOR DALI'


Nel luglio dello stesso anno, pur non chiedendo esplicitamente perdono, Karol Wojtyla, con una lettera destinata ad ogni donna, espresse dispiacere per le ingiustizie compiute, in nome di Gesù Cristo, nei confronti del sesso femminile, in tutti i tempi ed in ogni latitudine, da parte della Chiesa cattolica.
Creature "misconosciute nella loro dignità, travisate nelle loro prerogative, non di rado emarginate e persino ridotte in schiavitù" le donne...

" L'ASSUNZIONE"  -  SALVADOR DALI'


Nel 1999 l'abbiamo visto inoltrare domanda di perdono per l'esecuzione del primo riformatore cristiano della storia, Jan Hus, teologo boemo rettore dell'Università di Praga, vissuto a cavallo fra il Milletrecento ed il Millequattrocento, preso di mira, accusato, scomunicato, condannato a morte e bruciato vivo sul rogo, a causa delle sue idee, ad opera della Chiesa cattolica. 
Proponeva soltanto un rinnovamento spirituale da attuare attraverso il ritorno ad un cristianesimo povero e primitivo, quello predicato da Gesù Cristo.

" L'INFANTE GESU' "   -   SALVADOR DALI'


Nell'anno 2000, nel corso di una solenne celebrazione, Karol Wojtyla chiese perdono, a nome di tutta la Chiesa, per i peccati commessi, in ogni epoca storica, dai cattolici che violarono i diritti di interi gruppi etnici, dimostrando disprezzo per le loro culture e per le loro tradizioni religiose.
Nell'anno 2001 si scusò, a nome di tutti, via Internet, per gli abusi commessi, in tempi passati, dai missionari cattolici ai danni delle popolazioni indigene che abitavano le incantevoli terre affacciate sul Pacifico meridionale.
A parte i veri e propri vergognosi torti perpetrati (e mai più compensati) ai danni di quei popoli da parte dei missionari cattolici, resta il fatto che, quando qualcuno, anche se benintenzionato, si sente migliore e più forte di un altro e, per questo, non si sintonizza con lui e non lo rispetta, l'aiuto che viene offerto risulta, quasi sempre, pericoloso e produce, il più delle volte, l'effetto contrario...

"SANTIAGO IL GRANDE"  -  1957
SALVADOR DALI'

Sempre in quell'anno, il 2001, Giovanni Paolo II, si scusò con il Patriarca di Costantinopoli per i peccati commessi dai "Cavalieri crociati" nel corso della loro quarta campagna militare, la "Quarta Crociata", che, nell'anno 1204, si diresse contro la città di Costantinopoli, invece che verso la "Terra Santa", facendo di gran lunga acuire le incomprensioni che già esistevano fra cattolici ed ortodossi che non perdonarono il saccheggio della città nel corso del quale venne sottratta una enorme quantità di tesori, tra i quali ricordo, un esempio fra i tanti, i "cavalli di San Marco", confluiti a Venezia e divenuti famosi.
Purtroppo il pontefice, quel 4 di marzo del 2001, si limitò solamente a chiedere scusa per alcune malefatte, come lo erano appunto i saccheggi, compiute dai "crociati" a Costantinopoli durante quella loro quarta "missione"... 
Peccato!
In quella preziosa occasione, avrebbe potuto uscire una doverosa richiesta di perdono per quelle stesse campagne militari, un massacro di innocenti, un genocidio disumano, un atto di violenza inaudito, che ha lasciato, eredità pesantissima, una profonda frattura tra l'Oriente arabo e l'Occidente cristiano...



"ERCOLE SOLLEVA LA SUPERFICIE DEL MARE ED IMPEDISCE A VENERE,
PER UN ISTANTE, DI RISVEGLIARE AMORE"
SALVADOR DALI'
(11 MAGGIO 1904  -  23 GENNAIO 1989)


domenica 22 novembre 2015

LA LEGGE DEL COMPENSO



TREDICESIMO SCRITTO SUL TEMA

PAGHIAMO PEGNO AL PASSATO..  FINCHE' NON SI E' CANCELLATO IL DEBITO...



I DANNI ANDREBBERO SEMPRE RISARCITI E I CONTI SUFFICIENTEMENTE PAREGGIATI...



QUANDO CI TROVIAMO COSTRETTI A SUBIRE UN TORTO, PER RISTABILIRE UN SUFFICIENTE, SANO EQUILIBRIO FRA NOI CHE SIAMO STATI OFFESI E CHI CI HA OFFESO, DOBBIAMO CERCARE, INSIEME AL NOSTRO DEBITORE, UN MODO SODDISFACENTE PER COMPENSARE IL DANNO CHE LUI HA PERPETRATO NEI NOSTRI CONFRONTI... 
SE QUESTO ATTO RIPARATORE NON VIENE PORTATO A TERMINE E NON VIENE DATO IL VIA AD UN RECIPROCO NUOVO INIZIO, IL RISENTIMENTO COVATO DALLA VITTIMA (O DALLE PERSONE CHE DA LEI DISCENDONO) NEI CONFRONTI DELL'AGGRESSORE DARA' INIZIO AD UNA GUERRA FRATRICIDA CHE FARA' AMMALARE ENTRAMBE LE PARTI IN CAUSA...



DETTAGLIO DELLA PRIMA VERSIONE DE "IL BACIO", 
QUELLA DEL 1859, LA MIA PREFERITA...
FRANCESCO HAYEZ
(VENEZIA, 10 FEBBRAIO 1791  -  MILANO, 21 DICEMBRE 1882)








Se pretendiamo un giusto "risarcimento" da chi ci ha fatto del male, allora la relazione fra le due parti in causa può anche ritornare in ordine, l'equilibrio si può anche ristabilire, il rapporto di eguaglianza può, in un certo qual modo, reinstaurarsi... 
Se, invece, ci riteniamo semplicemente "troppo buoni" in confronto ai "cattivi" e li perdoniamo con disprezzo dall'alto della nostra superiorità, i "cattivi" non potranno più fare nulla per rimettersi alla pari con noi e diventeranno ancora più "cattivi" nei nostri confronti...
Questa è una sana esigenza di compensazione che non va assolutamente confusa con il desiderio di vendetta...
E' una legge universale che esiste sia nel bene che nel male... 
La sperimentiamo tutti i giorni, dentro le mura domestiche, nei rapporti con i nostri familiari, dove, per far regnare l'amore, dobbiamo compensare nel bene... dando all'altro qualcosa di più, ricambiando l'affetto che ci è stato offerto con qualcosa di leggermente superiore... e anche dove, per rimediare al male che ci è stato inflitto, dobbiamo compensare, se pur in modo minimo, nel male... dando all'altro qualcosa di meno ed esigendo un piccolo, soddisfacente risarcimento, magari anche "solo" verbale...

DETTAGLIO DELLA PRIMA VERSIONE DE "IL BACIO" DI FRANCESCO HAYEZ 


Per salvare una relazione fra due parti, marito e moglie, fratello e sorella, amici o compagni di scuola.. bisogna fare veramente molta attenzione al fatto che il "male" che riteniamo di dover infliggere all'altro, sia davvero sempre inferiore al male che ci ha arrecato lui.. pena il riacutizzarsi del conflitto...
Così, se riceveremo un bacio, ne renderemo uno e mezzo... Se riceveremo un torto, ne renderemo solo mezzo... o, meglio, troveremo un giusto modo per compensarlo, per pareggiare i conti, per ristabilire l'ordine, la pace e l'armonia, per riguadagnare fiducia, ma sempre cercando di "andare incontro", non di "dare contro"...

"IL BACIO"  -   PARTICOLARE DELLA PRIMA VERSIONE   -  1859
FRANCESCO HAYEZ

(VENEZIA 1791  -  MILANO 1882)


Questo dare e questo prendere, nel bene come nel male, ricucisce i rapporti, li riallaccia, li rinsalda, li fortifica... 
Chi si ritiene troppo buono e rinuncia ad agire, distrugge la relazione...
All'interno di un rapporto hanno luogo continui scambi... di sostegno fornito o, viceversa, negato nei momenti di crisi, di manifestazioni di assenso o, al contrario, di dissenso, di favori offerti e di favori ricevuti, di prestazioni e di compensi...
Il contributo di ciascuno deve essere assolutamente riconosciuto e ricompensato se si vuole che questo flusso di scambi mantenga il suo giusto equilibrio...
I mancati riconoscimenti portano sempre a malcontenti e a disequilibri...
Tutti quanti noi abbiamo richiamato, almeno una volta, nel corso della nostra esistenza, cercandolo inconsapevolmente nella nostra ascendenza familiare, sia il ruolo della vittima che quello dell'aggressore e sappiamo quanto è difficile cercare di bilanciare debiti e crediti per mantenere in equilibrio il "dare" ed il "ricevere" in una relazione...
E' molto importante, sì, pretendere un piccolo risarcimento da chi ci ha offeso se vogliamo ristabilire un rapporto con lui... però, se esageriamo con le richieste perché ci sentiamo assolutamente nel giusto, allora il male inflitto si tramuta in guerra ed i suoi effetti deleteri si ripercuotono, senza fine, su entrambe le parti in causa e su chi, da loro, discende...
Se questo gioco di equilibri è già così difficile da mettere in pratica all'interno della cerchia dei familiari, dei parenti, dei compagni di scuola e degli amici... figuratevi quanto può diventare difficile trasportato a livello di stati, di popolazioni, di continenti, di umanità tutta intera...
Quasi tutte le nazioni del mondo hanno sperimentato, nel corso dei secoli, sia il ruolo di vittime innocenti sterminate da feroci aggressori, sia il ruolo di feroci aggressori che hanno sterminato vittime innocenti... e tutto quello che, nel passato, non ha trovato soluzione, è ancora vivo, oggi, nel presente... 
Sarebbe bello poter chiedere perdono.....
Ma come è possibile riuscire a risarcire tutti i popoli del pianeta del male che, nel tempo, è stato fatto loro?

"IL BACIO"  -  PRIMA VERSIONE  -  1859
FRANCESCO HAYEZ

(VENEZIA 1791  -  MILANO 1882)

martedì 17 novembre 2015

DEBITI DI FAMIGLIA




VENTESIMO SCRITTO SUL TEMA

MI VENGONO INCONTRO DAL PASSATO... TENDENDOMI LA MANO...





SE NON RENDIAMO GIUSTIZIA AI "FANTASMI" DEL PASSATO, CI TROVEREMO A DOVER COLTIVARE, NEL FUTURO, RISENTIMENTI CHE CI TORMENTERANNO E CI MINERANNO DAL PUNTO DI VISTA DELLA SALUTE, FINO A PORTARCI AL CANCRO ED ALLA MORTE...



"Così continuiamo a remare, barche contro corrente, risospinti senza posa nel passato..."
scriveva Francis Scott Fitzgerald ne "Il Grande Gatsby"..


MARIA, UNA MIA PROZIA MATERNA, ALL'ETA' DI VENTISETTE ANNI,
CON IL SUO PRIMO ED UNICO FIGLIO RUGGERO, TRE ANNI...
GEO, NATO IL 9 DI GENNAIO DEL 1923, ANNO DI NASCITA DI MIA MADRE,
MORIRA', ADOLESCENTE, IL 13 DI NOVEMBRE DEL 1937...
 LA SUA NONNA MATERNA, ROSA, ALLA QUALE ERA MOLTO LEGATO,
 ERA NATA UN 13 DI NOVEMBRE...
TORINO  -  1926


Tutti portiamo, dentro noi stessi, nascoste nelle profondità del nostro inconscio, delle "cripte" sotterranee che accolgono le "tombe" e le "reliquie" dei nostri antenati "mal sepolti", "cripte" che conservano, ancora intatti, i "martiri" di famiglia ai quali il nostro "santuario" è dedicato...
Sono ragazzi morti prematuramente, uomini sotterrati insieme ad un segreto indicibile, familiari sterminati per motivi etnici o religiosi, donne alle quali è stata rifiutata l'appartenenza, ragazze che hanno rinunciato a vivere in seguito ad un grave dispiacere, giovinette morte nel dare alla luce un figlio, neonati sepolti a pochi mesi di vita...

GEO, CUGINO DI PRIMO GRADO DI MIA MADRE E SUO COETANEO,
MORTO PREMATURAMENTE, A SOLI QUATTORDICI ANNI DI ETA'...
SUA MADRE, MARIA, SORELLA MINORE DELLA MIA NONNA MATERNA,
ERA STATA ANCHE "IL PRIMO AMORE" DEL MARITO DI MIA NONNA...
INOLTRE, ERA CUGINA DI PRIMO GRADO DI MIO NONNO PATERNO...
COLLEGATI CON TRE DEI MIEI QUATTRO NONNI,
 MARIA E GEO SONO MOLTO IMPORTANTI PER ME..
TORINO  -  1930 circa

Tutti aspettano di essere "visti", ricordati, onorati, accolti e di poter finalmente ottenere giustizia...
Bussano finché non ricevono il loro giusto posto, il meritato rispetto...
Vogliono che sia resa nota l'ingiustizia che loro hanno dovuto subire e desiderano che tutto ritorni a posto come era prima...
Chiedono soltanto di essere ascoltati con amore, per potersene, poi, "andare in pace" a dare forza ai viventi, a consigliarli, a proteggerli, a liberarli nel panico, a guarirli nella malattia...

RUGGERO, DETTO GEO, FIGLIO DELLA MIA PROZIA MATERNA MARIA,  
A TORINO, NEL NOVEMBRE DEL 1936...
ANCORA DODICI MESI DI VITA... PRIMA DEL 13 DI NOVEMBRE DEL 1937...
GIORNO DEL SUO PREMATURO ED INATTESO DECESSO...

Sono "anime in pena" che hanno subito gravi traumi e che, spesso, non hanno neppure coscienza di appartenere al "regno dei morti"...
Pensiamo a tutte le persone che sono decedute durante una guerra: vittime dei proiettili, del gas, della tortura, del fuoco, della fame, del freddo, del morbo, della prigionia...

ELISABETTA MARIA, UNA MIA PROZIA MATERNA, 
CON IL PICCOLO ALDO, SUO PRIMO ED UNICO FIGLIO...
LISETTA, RIMASTA VEDOVA NEL LUGLIO DEL 1918,
 DOPO SOLI CINQUE ANNI DI MATRIMONIO, NON SI RISPOSERA' PIU'...
L'AMATISSIMO MARITO, ALFREDO, UFFICIALE DELLA GUARDIA DI FINANZA,
AVEVA SOLTANTO QUARANTADUE ANNI DI ETA' 
QUANDO ESALO' IL SUO ULTIMO RESPIRO...
LIMONE SUL GARDA  -  1916 circa

Giovanissimi soldati, poco più che ventenni, colpiti alle spalle dalla mitraglia, sui campi di battaglia della "Grande guerra", che non hanno avuto il tempo di rendersi conto di quello che stava succedendo loro... donne nel fiore degli anni, spose novelle con bimbi ancora piccoli da crescere, che non sono riuscite a sopravvivere alla terribile "febbre spagnola" che, dall'estate del 1918 fino all'estate del 1920, ha ucciso decine e decine di milioni di persone nel mondo... bambini in tenera età rimasti orfani del padre chiamato con forza alle armi, iscritto nei ruoli dell'esercito contro la sua volontà, atteso e mai più ritornato... neonati rimasti senza la madre uccisa, nel giro di tre giorni dalla pandemia mortale...

ALDO, IL FIGLIO  DELLA MIA PROZIA MATERNA LISETTA,
ORFANO DI PADRE DALL'ETA' DI QUATTRO ANNI...
ANCHE ALFREDO, PADRE DI ALDO, ERA STATO UN FIGLIO UNICO
ORFANO DI PADRE IN TENERA ETA'...
LIMONE SUL GARDA  -  1920 circa


Pensiamo ai traumi seguiti all'emigrazione di massa avvenuta, in Italia, fra l'Ottocento ed il Novecento: bimbi nati da poco tempo abbandonati ai nonni o agli zii,  perché il padre e la madre, per necessità estrema, per fame.. si sono visti costretti ad emigrare all'estero, in cerca di un lavoro, fino al di là dell'oceano, nelle Americhe lontane...
Pensiamo agli shock dovuti alla malattia: un improvviso, inaspettato, tragico ricovero ospedaliero che ha diviso, da un momento con l'altro, una persona nel fiore degli anni dalla sua famiglia... una reclusione forzata, premeditata, ingiusta che ha rinchiuso, a vita, in un reparto di psichiatria o in un manicomio, una ragazza ansiosa, depressa o in preda ad una mezz'ora di delirio dovuto ad una febbre influenzale...
Vittime che non hanno avuto il tempo di difendersi, di contrastare il destino, di capacitarsi della gravità di quello che stava succedendo loro...

SULLA DESTRA, VESTITA DI CHIARO, MARIA RULANDA, DETTA RULLY,
QUATTORDICI ANNI DI ETA', CUGINA DI PRIMO GRADO DI MIA MAMMA...
NATA PROFUGA, DURANTE LA PRIMA GUERRA MONDIALE,
RIMASTA ORFANA, A PARTIRE DALL'ETA' DI SEI ANNI, DELLA MADRE MATILDE,
MORTA DI "FEBBRE SPAGNOLA" ALLA FINE DELLA "GRANDE GUERRA"...
RULLY, A VENTISEI ANNI DI ETA', CON UN FIGLIO PARTORITO DA POCO, 
RIMARRA' ORFANA ANCHE DELL'AMATISSIMO PADRE, GIUSEPPE,
UCCISO DA UN SOTTUFFICIALE TEDESCO, CON UN COLPO MORTALE AL CUORE,
SUL FINIRE DELLA SECONDA GUERRA MONDIALE...
I GENITORI DI RULLY ERANO ENTRAMBI MEMBRI DELLA MIA FAMIGLIA,
IN QUANTO CUGINI DI PRIMO GRADO...
LEANO  DI LEDRO  -   2 SETTEMBRE 1932 


Pensiamo anche a persone colpite da traumi apparentemente più "leggeri", ma non meno logoranti... 
Abbandoni emotivi, attenzioni affettuose negate, matrimoni combinati, affidi, adozioni, abusi sessuali, incesti, continui trasferimenti, fughe, espulsioni, traslochi improvvisi, tradimenti, liti, false accuse, furti, atti di riconoscenza mancati, torti ed esclusioni... 
Tutto questo è trauma e molto, molto altro ancora... L'esilio, la prigionia, il dover abbandonare controvoglia la propria terra madre, il dover vivere con due patrie nel cuore...
Potrebbe trattarsi dell'anima di un nostro fratello maggiore, di nostro padre, di nostra madre, ma più spesso di uno zio o di una zia, del fratello di un nonno o di un bisnonno... a volte, addirittura, del compagno di guerra di un nostro trisavolo, legato, a questo nostro antenato, da un qualche "forte" destino, da un segreto inconfessato che li accomuna... a volte, di persone che hanno trovato la morte là dove un nostro avo si è, invece, miracolosamente salvato...

PAOLO, FRATELLO MAGGIORE DEL MIO BISNONNO PATERNO DOMENICO
E DELLA MIA BISNONNA MATERNA ROSA
E QUINDI PERSONAGGIO DOPPIAMENTE IMPORTANTE PER ME, 
EMIGRATO IN AMERICA, SUL FINIRE DELL'OTTOCENTO, 
PRIMO DI UNA SUCCESSIVA LUNGA SERIE DI FIGLI E NIPOTI,
 IN CERCA DI UN LAVORO, 
TROVO', INVECE, PRONTA AD ATTENDERLO, LA MORTE.
AVEVA QUARANT'ANNI DI ETA'... 
LA MOGLIE E TRE FIGLI MASCHI, SU CINQUE VENUTI AL MONDO,
 LO STAVANO RAGGIUNGENDO IN QUEL PAESE STRANIERO
E LO TROVARONO GIA' SEPOLTO.
UN NIPOTE, STESSO NOME DI BATTESIMO DELLO SFORTUNATO ZIO,
RIPERCORRERA', DOPO VENTICINQUE ANNI, IL SUO TRAGICO DESTINO...
STATI UNITI D'AMERICA  -  1885


Potrebbe trattarsi di amanti, di amori, di fidanzati o di mariti precedenti il matrimonio dei nostri cari, di persone, apparentemente estranee alla famiglia, che, però, hanno contribuito a ridare o, al contrario, a togliere la vita a noi o ad un membro del nostro sistema... donatori di organi che, insieme ai medici, hanno fatto sì che ci venisse riconsegnata l'esistenza quando eravamo già in coma o, viceversa, spietati assassini che, da un momento con l'altro, ce l'hanno tolta... 
Tutti quanti legati a noi da un filo sottile, ma resistente... che è impossibile recidere...
Nessun taglio, nessuna fuga, nessuna separazione, nessuna presa di distanza geografica potrà mai liberare del tutto e realmente un individuo dai "debiti" familiari...
Ci sono anche "fantasmi" che sono la testimonianza di un morto sepolto dentro a un altro morto... 
Sono quasi sempre le struggenti "unità duali" madre-figlio, ma non soltanto...
A volte sono due gemelli, magari un maschio ed una femmina... o, semplicemente, due fratelli, molto vicini fra di loro...


LA MIA PROZIA MATERNA MARIA CON IL SUO UNICO FIGLIO GEO
CHE, NEL GIRO DI QUALCHE ANNO, PERDERA' IN MODO FULMINEO, INATTESO.
NONOSTANTE LE DIFFICOLTA' INSORMONTABILI

CHE SI ERANO VENUTE A CREARE IN FAMIGLIA, 
MADRE E FIGLIO SI ADORAVANO...















Comportamenti bizzarri, insofferenze, tic nervosi, contraddizioni, irrequietezza, aggressività, stranezze, malesseri, disagi, sensi di colpa all'apparenza infondati, disturbi, struggimenti profondi, sofferenze e malattie.. incarnano spesso questi "fantasmi"... e mettono in scena l'inquietudine o l'agitazione di un "sepolto vivo" nascosto nel nostro inconscio...
Tutti soffriamo, in un qualche modo, della "malattia genealogica familiare", della "sindrome degli avi", di una qualche "lealtà familiare inconscia", delle conseguenze di un "non-detto" che, sottolineato dal silenzio, è divenuto, col passare del tempo, un segreto di famiglia...
A volte, tutto questo nostro "sentire" è il risultato di un'empatia diretta, cosciente, negata...
Il più delle volte, però, è trasmissione transgenerazionale inconscia...

QUESTI SONO GIUSEPPINA E BERNARDO, I MIEI NONNI PATERNI, 
PARTITI, NEL MARZO DEL 1911, 
ALLA VOLTA DEGLI STATI UNITI D'AMERICA 
DOPO UN VELOCE RITO NUZIALE... E SENZA QUASI CONOSCERSI...
IL LORO MATRIMONIO ERA STATO "COMBINATO" 
DAL PADRE DI BERNARDO, DOMENICO,
E DALLA MADRE DI GIUSEPPINA, ANNA,
IN BASE AL DESIDERIO DI BERNARDO STESSO,
CHE AVEVA GIA' ALLE SPALLE DIECI ANNI DI DURO LAVORO IN AMERICA,
DI SPOSARE UNA DONNA DEL SUO PAESE D'ORIGINE...
STATI UNITI D'AMERICA  -  1920 circa


Quando ci mettiamo a fare ricerche sulla nostra famiglia d'origine, risalendo, all'indietro nel tempo, anche solo di qualche generazione, ci rendiamo subito conto di quanti segreti, di quanti traumi, di quanti vissuti difficili, di quanti legami nascosti, di quanti profondi affetti, di quante ripetizioni nocive... sia costellata la storia di ognuno di noi...

MIO PADRE DOMENICO CON DUE DELLE SUE TRE SORELLE...
BAMBINI CON DUE PATRIE NEL CUORE...
NATI, AL DI LA' DELL'OCEANO, DA GENITORI ITALIANI, 
TRASCORRERANNO L'INFANZIA IN AMERICA,
PRIMA DI FARE "RITORNO" NELLA TERRA D'ORIGINE DEI LORO AVI...
NEW LONDON - CONNECTICUT - U.S.A.  -  1916


Tutti i personaggi che, per un motivo o per l'altro, sono stati, ingiustamente, allontanati o esclusi dal sistema familiare e che chiedono, per diritto di nascita, di riottenere l'appartenenza, vanno onorati con l'umiltà, ricordati con la vicinanza e con la solidarietà... Vanno compianti con un inchino... Un gesto semplice, senza alcuna pretesa, che, tuttavia, ha il potere di guarire...
Mai arrogarsi il diritto di giudicare, di criticare, di condannare i fatti della loro esistenza...
Arrabbiarsi, attaccare, rimproverare, indignarsi, insorgere contro, annientare con parole di odio o sentimenti di superiorità, non ha mai portato la guarigione a nessuna delle due parti in causa... anzi...
L'arroganza, lo sdegno, il risentimento, l'ira, il disprezzo e l'intolleranza, provengono dalla nostra mente, mai dal nostro cuore...


NELLE FOTOGRAFIE, SOLO ALCUNI ESEMPI  EMERSI, QUA E LA', DALL'INFINITA SCHIERA DI PERSONAGGI CHE POPOLANO, CON GLI AVVENIMENTI DELLA LORO ESISTENZA,  IL TEATRO DELLA MIA MEMORIA E CHE HANNO, TUTTI QUANTI, GRANDE POSTO NEL MIO CUORE...


SILVIO, IL PRIMO MARITO DELLA MIA PROZIA MATERNA MARIA,
NONCHE' IL PADRE DI RUGGERO, DETTO GEO,
ABBANDONATO DALLA MOGLIE... 
ALLONTANATO ED ESCLUSO... 
DOPO L'IMPROVVISA MORTE DEL FIGLIO ADOLESCENTE, 
SOPRAFFATTO DAL DISPIACERE, TENTO' IL SUICIDIO. 
 INTERNATO IN MANICOMIO, A TORINO, CONTRO LA SUA VOLONTA',
DOPO STRUGGENTI RICHIESTE D'AIUTO,
ALL'INIZIO DEGLI ANNI QUARANTA DEL NOVECENTO,
VI TROVO', ANZITEMPO, LA MORTE... 
ERA FIGLIO DI UNA GUARDAROBIERA DI CASA SAVOIA...
DEL PADRE NESSUNO AVEVA MAI SENTITO PARLARE...
LA FOTOGRAFIA, DATATA 26 MAGGIO 1918, 
RECA, SUL RETRO, LA DEDICA:
"ALLA MIA ADORATA MARIA,
CON I SENSI DEL PIU' PROFONDO AFFETTO... SILVIO"

DURANTE LA PRIMA GUERRA MONDIALE
SILVIO ERA ALLE POSTE E TELEGRAFI DI PIEVE DI TREMOSINE, 
MARIA ALL'UFFICIO POSTALE DI QUELLO STESSO COMUNE
A STRAPIOMBO SUL LAGO DI GARDA...