venerdì 11 dicembre 2015

OTTAVA SEDUTA DI DIGITOPRESSIONE



DECIMO SCRITTO SUL TEMA

IL CORPO E' UN IMMENSO SPECCHIO DELLA NOSTRA MEMORIA 




AL CAPEZZALE DI MIO PADRE

VENT'ANNI FA MORIVA MIO PADRE :
UNA MORTE CHE IO NON HO MAI DEL TUTTO ACCETTATO...


IL LUTTO DEVE ESSERE VISSUTO FINO IN FONDO SE LO SI VUOLE SUPERARE.
IL DOLORE E LA PAURA VANNO "ATTRAVERSATI" IMMEDIATAMENTE.
IN CASO CONTRARIO, QUESTI SENTIMENTI, A POCO A POCO, DIVENTERANNO, SEMPRE PIU' GRANDI E NOI NON CI RENDEREMO NEPPURE CONTO DEL PERCHE'.
IN TERAPIA SI GUIDANO LE PERSONE, ANCORA UNA VOLTA, AL LETTO DI MORTE DEL LORO AMATO E SI PERMETTE LORO DI SDRAIARSI ACCANTO A LUI PER UN COMMIATO.
QUANDO, POI, CI SI RIALZA, SI SCOPRE, NON SENZA STUPORE, CHE IL NOSTRO MALESSERE E' PRESSOCHE' SCOMPARSO E CHE E' POSSIBILE AFFRONTARE NUOVAMENTE IL FUTURO.



RIELABORAZIONE SOGGETTIVA DELL'OTTAVA SEDUTA DI DIGITOPRESSIONE SUI PUNTI DELL'AGOPUNTURA SCATURITA SPONTANEAMENTE A QUALCHE GIORNO DI DISTANZA DAL TRATTAMENTO RICEVUTO.
FISIOTERAPISTA DI RIFERIMENTO : 
FABRIZIO CENTONZE



"... e quando dal nevoso aere inquiete
tenebre e lunghe all'universo meni..."
Ugo Foscolo - "Alla sera" - vv 5-6

MIO PADRE, DOMENICO GIULIO, A VENTISETTE ANNI DI ETA', 
IN UNA FOTOGRAFIA SCATTATA IL 31 DI DICEMBRE DEL 1940,
GIORNO DELLA SUA NOMINA A TENENTE PILOTA 
DELLA REGIA AERONAUTICA MILITARE ITALIANA.
NEL 1947, TERMINATA LA SECONDA GUERRA MONDIALE, 
OTTERRA' LA MEDAGLIA D'ARGENTO AL VALOR MILITARE.







L'ottava seduta di digitopressione sui punti dell'agopuntura, abbinata a specifiche, efficacissime tecniche di comunicazione verbale sul modello "ercksoniano", mi ha portato immagini e sentimenti che mi hanno toccato e curato l'anima.
E' stata una seduta carica, intensa, vissuta, coinvolgente... emozionante, commovente... così ricca di significato, per me, nella sua drammaticità.
E' stata dolore e guarigione, "irretimento" e liberazione, morte e rinascita..
E' stata raccoglimento, abbandono, nostalgia, pianto e consolazione... radicamento, appartenenza, fedeltà, umiltà e dedizione..
E' stata sintonia e sovrapposizione...
Un ritrovarsi, un riconciliarsi ed un "doversi subito dire addio"...
Un accettare, un accordarsi, un prendere ed un lasciare.
E' stata rito, "liturgia", preghiera... richiesta, invocazione, supplica...
Il presente mi ha riportato al passato e, dal passato, ho dovuto fare ritorno al presente.
Dall'alba ho camminato fin all'imbrunire e, dall'imbrunire, fino ad una nuova alba.
Il tutto mi ha nuovamente confermato il legame alla famiglia di origine come fonte di libertà, non viceversa...

DAL LIBRETTO PERSONALE DI VOLO DI MIO PADRE DOMENICO, A QUEL TEMPO
ALLIEVO UFFICIALE PILOTA DELLA REGIA AERONAUTICA MILITARE ITALIANA,
FRESCO DI AMMISSIONE ALLA SCUOLA DI TURISMO AEREO DI FOLIGNO 

E A QUELLA DI PILOTAGGIO DI MALPENSA 
CON DATA  8 GIUGNO 1936.
SARA' NOMINATO SOTTOTENENTE IL 30 DI APRILE DEL 1937
E  PILOTA MILITARE IL 20 DI MAGGIO DELLO STESSO ANNO.





Il mio fisioterapista, inseguendo un sottile presentimento, calmo ed attento, silenzioso e cauto, ma anche fermo, sicuro e determinato, mi ha guidato, non senza fascino e grazia ed in una sfera di esperienza del tutto tipica dell'anima, all'indietro nel tempo di vent'anni, fino al letto di morte di mio padre, a rivivere, nei giorni dell'anniversario, quel lutto mai del tutto superato, ad evocare e a salutare la figura di appartenenza a me più cara, quella che più ho amato, quella che ho goduto così poco, quella che non è mai stata del tutto mia...
"Ti sei voluto ritirare talmente in fretta... che io non ho fatto in tempo a dirti... arrivederci..."
"Mi sei mancato così tanto che, in ogni uomo che incontro, cerco qualcosa di te..."
"Ho pianto per tre giorni e per tre notti quando ti ho perso..." dicevo tra le lacrime, mentre inspiravo ed espiravo ad occhi chiusi, sdraiata nella penombra della stanza, in un'atmosfera sognante fatta di tenerissima, struggente malinconia.
"Non potrò mai dimenticare quelle fredde giornate di fine novembre... 
Ti hanno portato all'ospedale... 
Una banale caduta.. di sera.. al buio.. sulle scale che portano alla cantina...
Cercavi un attrezzo che ti potesse essere d'aiuto per un qualche tuo lavoro... 
Non accendevi mai le luci nella notte...
Sembrava tutto così banale al momento...
Qualche costola rotta.. niente di preoccupante...
Non ti ho più potuto parlare...
Non ti ho più potuto salutare...
Non ho potuto chiarire, ringraziare, onorare...
Non ho fatto in tempo ad adempiere al mio compito, quello che ogni figlia ha nei confronti di suo padre morente... 
E' stato tutto così improvviso...
E' rimasto tutto così "in sospeso"...
L'evento... talmente inatteso, assurdo, inspiegato, nebuloso che, da allora, io, non ho più potuto concedere a me stessa il permesso di vivere sana e felice...
Non so cosa darei per poterti avere, di nuovo, qui con me, anche per un solo giorno..."

MIO PADRE DOMENICO, VENTIDUE ANNI DI ETA', NEL LONTANO 1936,
ALLIEVO UFFICIALE PILOTA DELLA REGIA AERONAUTICA MILITARE ITALIANA




"Ti ho sempre guardato con amore e, da quel triste momento, l'ho fatto ancora di più... 
Ti ho rappresentato e ti sono stata fedele, totalmente... ma, in questa fedeltà, ho rinunciato alla mia vita..."
"Porto la tua inquietudine, papà... la tua sofferenza, il tuo dolore... ma chi è più piccolo non può portare i pesi di chi è più grande..."
"Ti prego, fa' che, a me e ai miei fratelli, possa arrivare la tua benedizione!"

MIO PADRE DOMENICO, ALL'ETA' DI VENTIDUE ANNI,
IN UNA FOTOGRAFIA DATATA 28 SETTEMBRE 1936




"Ricordo i tuoi silenzi, le tue preoccupazioni, i tuoi turbamenti... la tua ansia, la tua agitazione..."
"Ricordo quando, tempestoso, ti impensierivi, ti crucciavi, ti spazientivi, ti adiravi, ti angustiavi...
Allora i tuoi meravigliosi occhi cambiavano di colore, come cambia il cielo quando è agitato da una tempesta, il lago quando è mosso da una burrasca, l'aria da forti precipitazioni, da una bufera di vento, da una tormenta di neve o da un'improvvisa, imprevista grandinata...
Dall'azzurro viravano improvvisamente verso il grigio ed il piombo, con sfumature malinconiche, sporche, spente...
Tu, instancabile uccello delle tempeste... tu, aereo che si librava felice nelle correnti delle turbolenze... catapultato, di colpo, negli uragani della guerra, dell'impeto, della furia omicida, dei bombardamenti, delle esplosioni, delle fiamme, delle urla, dei rumori, degli inseguimenti, dei colpi... e dei contraccolpi..."
"Non c'è giorno nel quale la mia anima non si sovrapponga, almeno per qualche istante, alla tua..."
"Ti prego... guardami con benevolenza mentre mi rialzo, mi allontano da te e ritorno alla vita. Ancora per un poco..."

DOMENICO GIULIO SEGALA, MIO PADRE, NEL 1936, 
GIOVANE ALLIEVO UFFICIALE PILOTA.
PRENDERA' PRESTO PARTE ALLA SECONDA GUERRA MONDIALE
NELLA DUECENTOSESSANTUNESIMA SQUADRIGLIA DI BOMBARDAMENTO...



Impossibile descrivere un simile "sentire" se non se ne fa esperienza... 
Il mio corpo era completamente adagiato dentro quello più grande di mio padre, totalmente "irretito" nel suo e la mia anima intimamente identificata con la sua, in un abbraccio carico d'amore.
A partire dalle mani e dai piedi, dalle braccia e dalle gambe, iniziavo, a poco a poco, a raffreddarmi, ma non c'era paura alcuna.
Inspiravo lentamente, con leggerezza, come se stessi nutrendo il mio spirito.
E mi sentivo stranamente in pace e pacatamente ottimista nei confronti di me stessa e nei confronti del mondo che mi circondava... remissiva, ben disposta, indulgente, riconciliata, in sintonia con il mio destino.

DOMENICO NEL 1936.
PILOTA DI VELIVOLI PLURIMOTORI, PARTECIPERA', 
NEL CORSO DELLA SECONDA GUERRA MONDIALE,
AD AZIONI DI BOMBARDAMENTO, DIURNE E NOTTURNE, 
SU BASI NAVALI NEMICHE DI TUTTO IL MEDITERRANEO.
NELLA MOTIVAZIONE  ALLEGATA 
ALLA MEDAGLIA D'ARGENTO AL VALOR MILITARE
E' RICORDATO ANCHE PER LE PREZIOSE MISSIONI DI AVIORIFORNIMENTO 
ALLE TRUPPE NAZIONALI ED ALLE TRUPPE PARTIGIANE.



"Onora il padre! 
Sii umile nei suoi confronti!
Non combatterlo! 
Prendilo così come lui è! 
Portagli rispetto! 
Fa' che abbia sempre la precedenza! 
Inchinati davanti a lui!
Chiedi la sua benedizione!
Esprimi gratitudine per il dono della vita che hai ricevuto attraverso di lui!"
Parole insolite, antiche e desuete che, nel corso della meditazione, riaffiorano alla memoria, si fanno avanti prepotentemente e diventano, d'improvviso, così ricche di significato...
E' il linguaggio vittorioso, semplice ed incisivo del cuore, quello che ci appartiene da sempre e che noi, spesso, rifiutiamo... molto più potente rispetto al linguaggio razionalistico, che usa vocaboli troppo freddi, troppo scialbi, troppo sterili... vocaboli incapaci di portare un'anima alla guarigione.

DOMENICO NEL 1936


Ci siamo lasciati, io e mio padre, sull'immagine del nostro amatissimo lago, immagine che abbiamo entrambi nel cuore da sempre e che ci ha sempre collegato l'una all'altro... antico specchio d'argento dal fascino indiscusso ed, ora, invisibile, liquido nastro azzurro teso tra me e lui. 
Acqua limpida e calma per noi due, irresistibile invito ad immergervisi per scoprirne la parte nascosta, il lato ombra...
Cielo autunnale dai mille, caldissimi colori riflessi, a specchio, sulla superficie, ormai fredda, dell'acqua.
Rosa, aranciato, giallo... poi, ancora, azzurro, grigio, bianco... e, di nuovo, qualche tocco di rosso, di indaco, di violetto...
Alba e tramonto insieme.
Brillanti chiazze di luce colorata e spente e opache macchie d'ombra.

MIO PADRE, A VENTISETTE ANNI DI ETA', IN UNA FOTOGRAFIA DATATA 1940,
TENENTE PILOTA DELLA REGIA AERONAUTICA ITALIANA.
OTTERRA' LA NOMINA A CAPITANO PILOTA,
CON DIRITTO DI COMANDO DI UNA SQUADRIGLIA DI AEREI.


Rimango focalizzata sull'immagine del lago... a lungo... come fosse un messaggio d'amore...
Cerco di fotografarla con gli occhi e di conservarla nel cuore...
Associo l'alba alla mia infanzia e all'infanzia di mio padre... ma anche ad un nuovo inizio e a nuove, rinnovate energie.
Associo l'imbrunire all'abbandono, all'addio, alla dipartita... all'ansia, al timore, alla tristezza... all'incerta, angosciante aspettativa che noi tutti abbiamo verso quello sconosciuto periodo finale della nostra vita che altro non è che trasformazione, passaggio, ciclicità, viaggio senza fine, eternità, infinito esistere...

GROTON - CONNECTICUT - U.S.A. - ANNO SCOLASTICO 1919-1920
MIO PADRE, DOMENICO GIULIO, BIMBO DI  SEI ANNI,
SUI BANCHI DI SCUOLA DELLA PRIMA CLASSE ELEMENTARE
NELL'EST DEGLI STATI UNITI D'AMERICA.

NATO, AL DI LA' DELL'OCEANO ATLANTICO,
DA GENITORI ITALIANI EMIGRATI  IN QUELLE TERRE
ALLA RICERCA DI UN LAVORO,
DOMINIC HA TRASCORSO LA SUA INFANZIA IN AMERICA
PRIMA DI FARE "RITORNO" NELLA TERRA D'ORIGINE DEI SUOI AVI, L'ITALIA.




UN GRAZIE DAL CUORE AL MIO FISIOTERAPISTA, FABRIZIO CENTONZE, CHE HA SAPUTO GUARDARE, INSIEME A ME, LA MORTE DI MIO PADRE, PER RIACCOMPAGNARMI, RINFRANCATA, ALLA VITA... A FABRIZIO CHE, SOLLECITANDOMI, MI HA DETTO: "PARLAGLI...! PARLA A TUO PADRE...! FA' COME SE LUI FOSSE QUI...!"  E ANCORA: "FOCALIZZATI SULL'IMMAGINE DEL LAGO...! NON PERDERLA...!  PORTALA CON TE...!"
VISUALIZZARE TALI SITUAZIONI, ENTRARCI DENTRO E RIVIVERLE, COMPORTA SEMPRE IL RISCHIO DI VENIRE TRAVOLTI DALL'EMOZIONE ED ATTIRATI ALL'INTERNO DI QUELLE STESSE SITUAZIONI... 
PER QUESTO MOTIVO E' ASSOLUTAMENTE NECESSARIA LA PRESENZA DI UNA GUIDA CHE FUNGA DA PROTEZIONE E CHE CI PERMETTA UN PIACEVOLE RITORNO ALLA VITA, SENZA CONTARE, TRA L'ALTRO, CHE LA FORZA DI UNA SINGOLA PERSONA NON POTRA' MAI EGUAGLIARE LA SINERGICA POTENZA DI UN COLLABORATIVO, SIMULTANEO LAVORO DI COPPIA.



MIO PADRE, 38 ANNI DI ETA', NEL GIORNO DEL SUO MATRIMONIO 
CELEBRATO NELLA CHIESA PARROCCHIALE DI LIMONE SUL GARDA 
IL 29 DI SETTEMBRE DEL 1951.
L'ANNO SUCCESSIVO, NELLO STESSO MESE,
SAREI NATA IO, FIGLIA PRIMOGENITA...


3 commenti:

  1. Le tue parole mi hanno riportato alla morte delle persone care della mia famiglia..mi sono commossa..e ho fatto anch'io un viaggio a ritroso..un percorso di lievi sussurri e di brezze..di risate fra le stanze aperte al ricordo..quando bambina con l'altalena montata da mio padre salivo piu' su ignara e ebbra di gioia ...Mi mancano e li cerco ogni giorno guardandomi allo specchio....

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  2. Riuscire a vedere sé stessi attraverso gli occhi dell'altro è una presa di coscienza di grande importanza... Tu lo fai con me e, ti assicuro che, anch'io, riesco a farlo con te.. Il nostro è uno scambio reciproco, un dare ed un prendere per il quale ti sono grata... La poesia che esce dalle tue parole e l'arte con la quale esprimi la tua visione della realtà evocano in me profumi, colori, suoni... luci, mormorii, spostamenti d'aria.. che mi commuovono tanto sono familiari...

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